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Cronaca

Coingas, Banca Etruria, gli attacchi no vax e le aziende in fiamme: un anno di cronaca

Dalla battaglia alla pandemia, agli attacchi no vax sui social. Dalle tragedie sfiorate, vedi gli incendi alla galvani Formelli e quelli alle aziende Lem e Valentino, ai processi sulle inchieste che hanno scosso Arezzo (Banca Etruria e Coingas in primis). 

Un anno di notizie, un anno di cronaca. Dalla battaglia alla pandemia, agli attacchi no vax sui social. Dalle tragedie sfiorate, vedi gli incendi alla galvanica Formelli e quelli alle aziende Lem e Valentino, ai processi sulle inchieste che hanno scosso Arezzo (Banca Etruria e Coingas in primis). 
Ecco quali sono state le notizie che più hanno colpito gli aretini in questo 2021.

Aziende in fumo

La prima ad andare a fuoco, nel cuore della notte, è stata l'azienda Valentino  Shoes di Bucine. Era il 2 aprile e l'intero capannone di via Leo Valiani è stata divorata dalle fiamme. Un episodio che ha destato scalpore e preoccupazione per il rischio di perdita di posti di lavoro, ma che era destinato a non restare l'unico. Solo sei giorni dopo infatti, l'8 aprile, sempre nella stessa zona industriale, le fiamme sono nella ditta galvanica Lem Industries a Bucine. 

Nei giorni successivi le indagini degli inquirenti e i sopralluoghi dei vigili del fuoco per capire cosa fosse successo furono imponenti: per quanto riguarda la Valentino Shoes, secondo la ricostruzione fatta dall'ufficio di Polizia giudiziaria dei vigili del fuoco di Arezzo, sarebbe da attribuire a un incidente, forse causato da una grave negligenza. Ipotesi di dolo invece per l'incendio che si è verificato alla Lem: appare probabile che qualcuno si sia introdotto all'interno dell'azienda chiusa, frantumando una porta secondaria e innescando le fiamme.

Pochi mesi più tardi un altro incendio in un'azienda ha fatto temere il peggio: era il pomeriggio del 25 ottobre quando l'intera città ha visto alzarsi verso il cielo una colonna di fumo nero. La Galvanica Formelli di via Grandi è stata devastata da un incendio. Fortunatamente il personale che in quel momento era al lavoro è riuscito a defluire e non ci sono stati feriti. Da subito è apparso chiaro che a far divampare le fiamme sarebbe stato un corto circuito avvenuto in un quadro elettrico all'esterno della ditta. 

Pandemia e attacchi sui social dei no vax

In questo 2021 il mondo ha continuato a fare i conti con la pandemia. Con un fenomeno di livello globale che anche ad Arezzo si è fatto notare: la crescita delle frange estreme dei no vax. Attacchi sui social e scritte di fronte ad una scuola hanno portato la stessa firma che ricondurrebbe al gruppo "V_V", che con azioni di "squadrismo online"  ha molestato in massa sui social media istituzioni, giornalisti e testate, tra le quali anche Arezzo Notizie.

L'episodio più inquietante resta quello che si è verificato il 30 novembre di fronte alla scuola "Aldo Moro" di via Tricca. Alcune scritte con vernice spray rossa hanno imbrattato l'asfalto davanti ai cancelli delle due entrate del plesso. Slogan come: "I vaccini uccidono, salva tuo figlio", "Diritti e libertà" sono apparsi di prima mattina. Ma anche "Art.32, 2° comma" che fa riferimento all'articolo 32 della Costituzione italiana, che si occupa della tutela della salute: in particolare il secondo comma sancisce la libera autodeterminazione del malato in merito al trattamento sanitario, che gli antivaccinisti sbandierano per tentare suffragare la loro posizione.

Il Comune ordinò subito la rimozione delle scritte. Immediatamente la Polizia Municipale ha iniziato le indagini per capire chi si celasse dietro all'atto vandalico: tra le piste battute anche quella che la mano che ha realizzato le scritte fosse quella di un genitore di un alunno della scuola. 

Nonno preleva dall'asilo la nipote sbagliata

Molti di questo 2021 ricorderanno una storia: quella del nonno che è tornato dall'asilo nido con la nipotina sbagliata. L'episodio è avvenuto lo scorso 26 giugno. Toccante il racconto del padre della piccola scambiata: "Quando mi hanno detto che mia figlia non era più all'asilo, che qualcuno l'aveva già portata via, ho temuto il peggio. Ho passato mezz'ora d'inferno, pensavo fosse stata rapita". Ma cosa è accaduto? Una bimba di circa 2 anni quel pomeriggio fu prelevata dall'asilo nido comunale Orciolaia dal nonno di un'altra piccola alunna. In realtà l'anziano avrebbe dovuto prelevare la propria nipotina che frequentava la vicina scuola materna. Ha sbagliato ingresso ed è entrato al nido. Poi è uscito dalla struttura con una bambina al seguito. A rendersi conto dell'accaduto è stata una parente della bambina che pochi minuti dopo si era presentata all'asilo per portarla a casa. Ma quando le hanno detto che : "La bimba è già uscita con il nonno",  prima ha avvisato il padre della piccolina e lui ha chiamato la Polizia. 

Tutto si è risolto in pochi minuti: il nonno arrivato a casa con la nipotina sbagliata, si è reso conto dell'errore e l'ha subito riportata indietro. Nei giorni successivi il Comune di Arezzo prese dei provvedimenti nei confronti del personale presente nella struttura. 

La banda dell'Audi bianca e dei finti carabinieri

Per alcuni giorni la notizia divenne virale e gli avvistamenti della famigerata Audi Bianca divennero virali. Poi le indagini serrate e dopo appena 4 mesi gli arresti. La storia dei finti carabinieri che fermavano le auto e rapinavano le persone a bordo ha terrorizzato gli aretini all'inizio del 2021. 

Le scorribande dei malviventi nell'Aretino risalgono allo scorso gennaio, quando alcuni componenti del gruppo criminale raggiunsero un concessionario di auto di Montevarchi e si finsero interessati a comprare una vettura: una Audi A3 bianca. Fecero un giro di prova, nei pressi del concessionario, poi all'improvviso gettarono fuori dall'abitacolo il venditore e si diedero alla fuga, rischiando di investire anche una dipendente. 

Pochi giorni dopo, a bordo di quell'Audi, due dei malviventi, indossando finte pettorine dei Carabinieri hanno tentato di rapinare un'auto lungo la Siena Bettolle, nei pressi di Foiano. A bordo c'erano due giovani medici pendolari. L'Audi gli lampeggiò, poi uno dei malviventi mostrò una paletta e indicò loro di accostare. Il medico che era al volante però si rese conto che qualcosa non andava: la modalità del controllo gli era sembrata troppo strana. Inoltre ricordava che poco tempo prima una banda che si comportava nello stesso modo aveva messo a segno rapine nel Perugino.  Così, non appena vide che uno dei due scesi dall'auto impugnava un'arma ("una Glock con il castello quadrato"), inserì la marcia indietro e scappò. I due medici furono anche inseguiti per un tratto di strada. 

L'8 aprile gli arresti, da parte dei carabinieri di Siena: in 8 sono finiti in manette. 

Banca Etruria e Coingas protagoniste della cronaca giudiziaria

Due condanne, per Sergio Staderini e Jacopo Bigiarini e 11 rinviati a giudizio. Così si è conclusa l'udienza preliminare per l'affaire Coingas e così è decollato il processo. La maxi inchiesta che ha scosso Arezzo lo scorso 2 novembre ha visto l'inizio del processo.

L'inchiesta, partita dalle "consulenze d'oro" che Coingas aveva stipulato con lo studio legale fiorentino Olivetti Rason, si è poi ramificata e ha dato origine ad altri due filoni d'indagine. Uno riguarda la nomina di Francesco Macrì alla presidenza di Estra. L'altro è legato ai retroscena del conferimento della nomina di Luca Amendola alla presidenza di Arezzo Multiservizi e vede anche l'entrata in scena del consigliere comunale Roberto Bardelli e il presidente di Arezzo Casa Lorenzo Roggi. 

L'udienza preliminare si è conclusa con le condanne di Sergio Staderini  - a 1 anno e 4 mesi - e dell'avvocato Jacopo Bigiarini. Entrambi avevano optato per il rito abbreviato. Rito ordinario invece per gli altri 11 imputati.  I reati di cui sono accusati a vario titolo spaziano dal peculato, al favoreggiamento e all'abuso d'ufficio.

Alcuni capi di imputazione durante l'udienza preliminare hanno subito delle modifiche o integrazioni. Il sindaco Alessandro Ghinelli ha visto cadere un'imputazione per abuso d'ufficio per l'episodio delle perdite che avrebbero avuto gli altri comuni soci dall'appostamento a bilancio delle consulenze d'oro. Un capo di imputazione sul quale anche il Pm Rossi aveva fatto un passo indietro, visto che una recente normativa lo ha fatto decadere. Pertanto il primo cittadino sarà adesso imputato per favoreggiamento (per le consulenze d'oro e per la vicenda Multiservizi) e per abuso d'ufficio. Il presidente di Estra Francesco Macrì, inizialmente accusato solo di abuso d'ufficio, andrà a processo anche per di concorso in peculato in seguito ad una integrazione avvenuta durante l'udienza preliminare su istanza del pm Rossi. Derubricate le imputazioni per il filone Multiservizi, nel quale sono coinvolti  il consigliere comunale Roberto Bardelli, l'ex presidente di Multiservizi Luca Amendola e il presidente di Arezzo Casa Lorenzo Roggi. Per loro un'accusa più lieve: non più corruzione, ma traffico di influenze. 

Caso Coingas, le tappe dell'inchiesta

Gli altri imputati sono il legale fiorentino Pier Ettore Olivetti Rason, l'assessore Alberto Merelli, il commercialista Marco Cocci, Mara Cacioli (ex dipendente in pensione di Coingas), l'avvocato del comune di Arezzo Stefano Pasquini.

La sentenza invece è arrivata per il maxi processo per il crac di Banca Etruria. Era il 1 ottobre 2021. Una decisione che ha fatto e farà discutere: sono infatti stati tutti assolti gli imputati eccetto Alberto Rigotti. La pena per lui è di 6 anni. Secondo il collegio giudicante, presieduto dal giudice Giovanni Fruganti, il dissesto di Banca Etruria sarebbe dipeso da cause esterne, non dalla condotta degli amministratori.  Per molti l'assoluzione è arrivata perché "il fatto non sussiste" e saranno le motivazioni, da depositare entro 90 giorni, a spiegare come il tribunale di Arezzo sia arrivato a questo verdetto. 

I giudici riscrivono così l'intera vicenda: una storia fatta di decisioni ritenute ambigue dall'accusa, che vede protagonisti imputati che in molti casi hanno agito seguendo quanto dettato da pochi, ovvero i vertici (tra i quali i già condannati con rito abbreviato Giuseppe Fornasari e Bronchi).

La procura ricorrerà in appello e anche le parti civili si stanno muovendo in questo senso. 

Morte di Martina Rossi, il processo infinito

La morte di Martina Rossi, studentessa ligure che perse la vita cadendo da un balcone di un hotel a Palma di Maiorca, è stata una delle vicende processuali al centro dell'attenzione in questo 2021. 

La Cassazione, lo scorso 7 ottobre, dopo una camera di consiglio di circa due ore, si è infatti pronunciata, confermando la condanna inflitta ai due giovani aretini, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, dalla Corte d'appello bis a tre anni per tentata violenza sessuale di gruppo. I giudici della quarta sezione penale della Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza ritengono certa la compresenza dei due condannati nella stanza 609, da dove la studentessa precipitò, ed è stato escluso che Vanneschi stesse dormendo. Entrambi i giovani avrebbero tentato "fin dalla prima fase delle indagini, di inquinare il quadro probatorio". A sostegno della tentata violenza sessuale, da cui Martina cercò di sfuggire precipitando dalla finestra, viene riportato dai giudici il fatto che la giovane, dopo essere salita nella stanza 609 con un paio di pantaloncini corti, precipitò dal sesto piano senza i pantaloncini ma solo con le mutandine e una maglietta.

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