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Fondazione Arezzo Comunità, Romizi: "La vicesindaca parla di un contenitore vuoto"

Il dibattito si è alzato di livello da alcuni giorni grazie al fatto che i primi documenti ufficiali sono stati consegnati ai consiglieri comunali che prima in commissione e poi nell'assise di domani dovranno esprimere un voto

Continuano le prese di posizione sulla nascente Fondazione Arezzo Comunità, il progetto della vicesindaca Lucia Tanti che ha pensato a questo strumento per il terzo settore. Il dibattito si è alzato di livello da alcuni giorni grazie al fatto che i primi documenti ufficiali sono stati consegnati ai consiglieri comunali che prima in commissione e poi nell'assise di domani dovranno esprimere un voto. Il segretario comunale Pd Matteo Bracciali ha sottolineato alcuni punti che giudica critici e che secondo lui sono delle storture. Dal 5 per mille della fondazione stessa che potrebbe essere una concorrenza verso quello delle singole associazioni, oppure la fornitura di servizi che sono già tra quelli del Cesvot, oltre alla cirtica di non aver letto progettualità e sviluppi per le politiche sociali ed educative. La vicesindaca Lucia Tanti ha risposto punto per punto descrivendo la fondazione come uno strumento innovativo e rivoluzionario al servizio del terzo settore, soprattutto delle piccole associazioni per le quali sarebbe lo strumento utile per la progettazione e la raccolta fondi. Per Donato Caporali, che in consiglio comunale è il capogruppo del Pd, la vicesindaca dovrebbe riaprire il dialogo e ritirare la pratica dall'ordine del giorno di domani. Richiesta di informazioni è arrivata anche dal Comitato Mense di Arezzo per sapere come la fondazione influirà sulla gestione di questo servizio scolastico.

Adesso è Francesco Romizi di Arezzo 2020 che pone sul tavolo altre critiche accusando la vicesindaca di parlare solo del contenitore e non dei contenuti.

"L’assessore Tanti, a proposito della istituenda fondazione “Arezzo Comunità” dice che vuol parlare di contenuti. Bene, però continua a parlare solo del contenitore, la fondazione, che, proprio dai documenti forniti a supporto della sua costituzione risulta sempre di più un contenitore vuoto e addirittura improvvisato; a meno che non ci sia un non detto, e cioè che il progetto che si vuol perseguire sia quello di costruire una scatola da riempire progressivamente affidandole la programmazione e la gestione esternalizzata dei servizi comunali, la gestione delle risorse europee e nazionali destinate anche al nostro territorio per rafforzare i servizi sociali ed educativi. Ma di questi non si parla mai."

Cosa manca?

"In tutti i documenti ad oggi consegnati, sulla base dei quali il consiglio comunale dovrà prendere una decisione, compresa la cosiddetta “analisi di fattibilità” - secondo Arezzo 2020 - mancano totalmente due aspetti fondamentali: una descrizione, seppur sommaria, dei bisogni sociali ed educativi attuali con un’idea, seppur generale, della loro evoluzione; un esame dello stato attuale dei servizi, come questi cambieranno in presenza della fondazione, e in cosa miglioreranno per i cittadini. Com’è possibile arrivare ad una decisione ponderata senza una discussione su questi elementi che sono, appunto, di contenuto, discussione che è stata sistematicamente e volontariamente evitata?

Tante domande senza risposte

"Forse si ha paura a dire che i servizi per l’infanzia, le scuole, le mense, sono in condizione critica come denunciano apertamente tanti genitori? - secondo Arezzo 2020 - O forse si ha paura a dire che i servizi sociali non sono stati rinforzati in questi anni, nonostante fosse possibile anche con finanziamenti statali, e adesso sono in difficoltà nel far fronte all’aumento del disagio, della povertà e dei bisogni di vario tipo? Che il Comune di Arezzo non sa e non è in grado di progettare servizi nuovi e partecipare a bandi per reperire risorse perché non ha costruito una sua struttura capace di far questo e adesso lo appalta a una fondazione esterna? E che addirittura, stando a quanto dichiarato ultimamente dall’assessore, questa funzione strategica di progettazione sarebbe forse affidata a una ulteriore agenzia che starebbe dentro la fondazione (una scatola dentro un’altra scatola)? Che il comune di Arezzo non vuol affrontare il nodo del rapporto con l’ASL (di cui non si parla mai nei documenti) per l’integrazione sociosanitaria, fondamentale per le persone più fragili, soprattutto anziani, portatori di handicap e le loro famiglie? Che il Comune di Arezzo per collaborare con le organizzazioni di terzo settore attraverso gli strumenti della coprogettazione rinuncia ad applicare le normali procedure previste dalle leggi attuali, consolidate in altre realtà, e mette in piedi un ulteriore carrozzone che assorbirà risorse per se stesso (un presidente, un direttore, un apparato che crescerà nel tempo…ecc.)?"

La richiesta finale di Arezzo 2020

"Ecco, se l’assessora vuol parlare di contenuti e vuol dare un senso all’idea che il Comune è il motore delle politiche sociali ed educative, porti in consiglio comunale una informazione ampia e documentata su questi temi e apra su di essi un confronto con tutte le componenti cittadine prima di procedere alla costituzione della fondazione. Forse sarebbe utile anche al terzo settore che viene continuamente tirato per la giacchetta ma che appare totalmente assente dalla discussione. Lo abbiamo chiesto fino dal febbraio di quest’anno, ma non abbiamo avuto risposta."

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