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Accatastamento camini. Dal Casentino il no del sindaco: "Non serve, qui l'aria è tutt'altro che inquinata"

Le motivazioni che si celano dietro la direttiva troverebbero ragione nel contenimento delle pm10 e altri agenti inquinanti nell'aria. "Vero per le città - specifica il sindaco - Qui in Casentino neanche le esistono tali problemi"

"Venga modificata la direttiva sull'accatastamento dei camini e delle stufe a biomasse". A richiederlo è il sindaco di Pratovecchio Stia, Nicolò Caleri che, in seguito alle disposizioni emanate dalla Regione Toscana e riguardanti l'obbligo per i proprietari di immobili di provvedere ad accatastare tali strutture, ha deciso di prendere carta e penna e scrivere direttamente al presidente Eugenio Giani. "L'ho fatto - specifica il primo cittadino casentinese - Dopo essermi consultato con la mia maggioranza. Ho scritto anche al consigliere Vincenzo Ceccarelli, rappresentante del nostro territorio, per esprimere la contrarietà della nostra amministrazione a tale direttiva e chiederne la revoca o la sostanziale modifica". 

Ma per quale motivo il sindaco ha scelto di chiedere la modifica? "Essenzialmente - continua in una nota apparsa sui social del Comune - per due ragioni. In primo luogo la motivazione addotta nella pagina del sito regionale dedicata alla norma si riferisce esplicitamente ai problemi di inquinamento delle città. Da sindaco di un comune periferico delle aree interne ritengo purtroppo che la direttiva sia l’ennesima conferma che il legislatore, di qualsiasi livello sia, pensa le norme per le città e poi le estende alle aree interne, senza rendersi conto dei danni che così provoca. C’è un problema di inquinamento nelle città? Bene, avrà senso fare una norma per tutte le città dove le pm10 superano la soglia, ma non estenderla a luoghi dove non sono meno presenti. Perché se bisogna fare di ogni erba un fascio, se i problemi sono di tutti, allora rimborsateci gli affitti e la benzina per far studiare i nostri ragazzi in città. Nelle aree interne i camini e i generatori a biomassa rappresentano una molteplicità di valori e di necessità legate al territorio. Supportano gli impianti a metano o addirittura li sostituiscono, visto che in certe zone tutt’oggi non c’è metanizzazione; individuano una forma di economia per il territorio; rappresentano un valore fondante dell’abitare in montagna. Anche volendo sgomberare la mente dall’ipotesi che alla schedatura di camini e stufe segua una tassazione (non vogliamo neanche immaginarlo), si rischia di criminalizzare un metodo di riscaldamento che forse in città rappresenta il lusso di qualcuno, ma che nei nostri territori è parte integrante del nostro vivere".

E l'altra ragione? "La procedura prevista - prosegue Caleri - lascia presupporre che il legislatore abbia poco presente la composizione della popolazione di territori come il nostro, dove risiedono perlopiù anziani spesso non in grado di utilizzare strumenti informatici. Sempre nel sito regionale è previsto l’accatastamento con l'accesso attraverso le proprie credenziali spid. Ora davvero si pensa che lo spid sia così diffuso e che così tante persone lo sappiano utilizzare? L’alternativa prevista dal sito della regione è che ci si rechi, previo contatto telefonico, negli uffici presso la sede Arrr presenti in ogni comune capoluogo: nel nostro caso Arezzo, a 1 ora di macchina. Davvero questo significa mettere i cittadini nella condizione di adempiere facilmente?. Conoscendo e apprezzando da molto tempo l’attenzione ai territori montani sia del presidente Giani che del consigliere Ceccarelli, confidiamo che si faranno interpreti di questa nostra segnalazione per valutare un’ipotesi di modifica della direttiva, al fine di evitare perlomeno ai territori delle aree interne un aggravio del tutto inutile".

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