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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Lettera ai lavoratori prima di Pasqua: "L'azienda cessa l'attività e siete tutti licenziati"

La raccomandata è arrivata nei giorni scorsi tra lo sgomento del personale Reses superstite. Qualcuno era assunto da oltre 20 anni. Resterà una sola risorsa "per il tempo strettamente necessario a definire i rapporti ancora pendenti"

"Quando mi è arrivata non volevo crederci. Io sono dentro da 15 anni, ma c'è chi ha ricevuto la raccomandata ed è qui da oltre 20 anni. Tutti licenziati, con una lettera arrivata prima di Pasqua. Io l'ho aperta il 21 marzo, è datata 15 marzo". Una pessima sorpresa per gli otto lavoratori superstiti della società Reses che, dall'inizio di aprile, sono disoccupati. C'è solo una persona rimasta sotto contratto, come specificato nella lettera di licenziamento, per sbrigare le ultime formalità.

Caso Reses, dai guai giudiziari allo smantellamento delle attività

Lo scoppio dello scandalo legato a Reses risale al 2021: secondo gli inquirenti era stato creato un sistema di cooperative che venivano aperte e poi fatte fallire, nel frattempo percepivano indebite compensazioni senza pagare tributi. Colui che era considerato il dominus dell'attività illecita, Daniele Mazzetti (che nel frattempo ha patteggiato per alcuni capi di imputazione) era uscito di scena al pari degli altri indagati, ma l'attività della società Reses è proseguita con un altro Cda. "Fino a due anni fa, apparentemente, non sembravano esserci particolari problemi - spiega una delle ultime persone licenziate -, poi però è stata avviata la disarticolazione del sistema. Reses che era alla guida del consorzio di cooperative ha resistito fino all'ultimo. E noi lavoratori abbiamo ricevuto rassicurazioni sul nostro futuro". Il sistema di cooperative capeggiate da Reses contava su circa 600 lavoratori (tra Toscana, Umbria, Lombardia e Piemonte) prima dello scandalo, poi via via molte realtà collegate a Reses sono uscite di scena. Anche la sede aretina di Reses, quella "centrale", contava circa 40 lavoratori che nel corso dell'ultimo biennio ha visto un crollo del personale: c'è anche chi è uscito volontariamente. I "superstiti", tranne una, sono stati accompagnati alla porta con la raccomandata di marzo. "Non pensavamo al peggio, anche perché da qualche mese Reses aveva preso una commessa da una nuova società. E noi lavoravamo, di fatto, interfacciandoci con questa nuova società, per conto della quale Reses svolgeva alcuni servizi amministrativi. E invece, d'improvviso, ci ritroviamo senza lavoro".

La lettera di licenziamento

Nella raccomandata si legge che la società consortile Reses "è costretta a recedere dal rapporto di lavoro per giustificato motivo oggettivo ex art. 3 della Legge n.604/66". Le legge recita che il "giustificato motivo" è "determinato da un notevole inadempimento degli obblighi contrattuali del prestatore di lavoro ovvero da ragioni inerenti all'attività produttiva, all'organizzazione del lavoro e al regolare funzionamento di essa". In questo caso Reses si avvia a chiudere definitivamente: "La società (...) si trova da un lato ad avere esaurito pressoché tutte le attività posta la dismissione degli ultimi rami d'azienda e l'esaurimento dei servizi svolti connessi ad essi, dall'altro a constatare che l'unico rapporto contrattuale ancora in essere di affitto deve avviarsi alla definizione per evidenti ragioni di antieconomicità di gestione; (...) la scrivente si trova pertanto a doversi determinare a cessare la propria attività e quindi a procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro con tutto il personale". Tutti licenziati tranne una persona. "(...) Viene fatta eccezione per la risorsa (...) che verrà mantenuta in servizio per il tempo strettamente necessario per definire i rapporti ancora pendenti", si legge nella lettera.

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