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L'azienda orafa di cittadini stranieri dove tutti sono vaccinati: la storia

"Amici International" è stata fondata da un cittadino bengalese, Tito Anisuzzaman che continua a unire impresa e volontariato. Il sostegno alla vaccinazione. I nuovi appuntamenti per i cittadini stranieri

Hanno deciso di vaccinarsi tutti, senza tentennamenti. Nessuna discussione sul green pass, ma tanta voglia di continuare a lavorare e di tornare alla normalità. E' una storia a suo modo unica quella di un'azienda orafa aretina che ha gestione e manodopera composta da cittadini stranieri.   

“Non abbiamo mai avuto dubbi sul vaccino – spiega il titolare Tito Anisuzzaman. Lo abbiamo fatto perché lavoriamo insieme, perché ognuno di noi ha famiglia e amici, perché lo riteniamo un diritto e un dovere”.
Tito Anisuzzaman, sia nella sua veste di imprenditore che di creatore dell’associazione ACB Social Inclusion, è uno dei “motori” della partecipazione di cittadini stranieri agli appuntamenti vaccinali ad accesso libero organizzati dalla Asl Tse: domenica scorsa il primo appuntamento e il 5 settembre il prossimo. Spiega che molti stranieri provengono da paesi dove l’assistenza sanitaria deve ancora crescere "ed essere vaccinati è quindi utile quanto il passaporto".
“Il vaccino è una tappa indispensabile dell’integrazione dei cittadini stranieri - racconta Anisuzzman -. Le nostre comunità lo sanno benissimo: basta vedere il livello di partecipazione al Teatro Tenda. Stiamo invitando tutti. I problemi che si sono registrati fino ad ora erano dovuti a difficoltà linguistiche e all’accesso alle procedure. L’open day ha semplificato tutto, anche con l’aiuto dei mediatori culturali”.
Tito Anisuzzaman conosce le difficoltà degli immigrati perché le ha vissute sulla propria pelle. La sua storia parte dal 1999, quando giovanissimo ha lasciato la sua terra e ha raggiunto l'Italia.

Vaccini e lavoro, l'azienda dove tutti sono immunizzati

“Ho lasciato il Bangladesh quando 17 anni e i primi mesi qui in Italia non ero regolare. Il mio era diventato un paese instabile e pericoloso, perciò ho raggiunto l'Europa con la speranza che ci fosse lavoro, ma ero giovanissimo e non avevo un’idea precisa sul che cosa fare”. L’ha però maturata presto. Nel 2000 è apprendista in un’azienda galvanica, nel 2006 è stabilizzato ma decide anche di aprire un suo piccolo laboratorio. Oggi quel laboratorio è diventato un'azienda che si occupa delle finiture galvaniche di prodotti orafi e di gioielleriache e conta vari dipendenti. Un'impresa il cui nome, da solo, racconta un progetto di vita: Amici International Srl.

“Amici perché l’amicizia è un valore fondamentale e International perché non riesco a concepire frontiere e barriere. Per me il mondo è unico e senza confini”.
Nel 2013 Tito riceve il premio nazionale MoneyGram quale imprenditore immigrato dell’anno. Arriva ad avere 14 dipendenti delle nazioni più diverse: dal Bangladesh all’Albania, dall’Italia al Pakistan. La crisi lo ha sfiorato ma non investito: il lavoro continua.
Nel frattempo, il giovane imprenditore unisce l’attività lavorativa a quella sociale di volontariato. Nel 2007 fonda l’Associazione culturale del Bangladesh che poi si trasformerà in ACB Social Inclusion, con dipendenti, collaboratori e molti volontari. “Non ci occupiamo solo di mediazione culturale ma sosteniamo gli immigrati nelle pratiche legali, sanitarie, formative. Abbiamo scuole di lingua italiana. Di questa associazione sono veramente orgoglioso – commenta Tito Anisuzzaman. Conosciamo i problemi perché li abbiamo vissuti sulla nostra pelle e cerchiamo di dare una risposta nella logica che il cittadino straniero deve essere consapevole dei suoi diritti ma anche de suoi doveri. Collaboriamo con enti e istituzioni, compresa la Asl Tse e il suo servizio di medicina interculturale”.
Il Covid è stata un’esperienza dura. “Abbiamo aiutato le persone che si sono ammalate di Covid, soprattutto se si sono dovuti ricoverare in ospedale e adesso siamo impegnati nella campagna di promozione delle vaccinazioni”. Nuovo appuntamento, domenica prossima, al Teatro Tenda.

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