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Cronaca

"Grazie Walter per il tuo coraggio", il cordoglio per la scomparsa di De Benedetto

Cappato: "Si è battuto contro la violenza di uno Stato che l'ha processato per la cannabis, ha vinto la sua battaglia personale ma non quella per una legge per tutti".

Gli ultimi anni di Walter De Benedetto sono stati difficili, ma la malattia non è riuscita a fermare la sua voce a supporto dell'uso terapeutico della cannabis. "Il dolore non aspetta" diceva. Una frase che è divenuta simbolo della sua lotta ed oggi è diventato un vero e proprio motto di chi chiede di potersi curare utililizzando la cannabis. Con le sue parole ha smosso le coscienze e in tanti ieri, alla notizia della sua scomparsa, gli hanno dedicato toccanti pensieri sulle pagine social.

A partire dall'associazione Luca Coscioni: "La prima volta che ci ha contattato - ha ricordato Marco Cappato - parlava del suo fine vita, poi si è battuto contro la violenza di uno Stato che l'ha processato per la cannabis, ha vinto la sua battaglia personale ma non quella per una legge per tutti".

Walter era affetto da artrite reumatoide, una malattia scoperta circa 35 anni fa e combattuta duramente. La sua storia era balzata alle cronache alcuni anni fa quando, per curare i terribili dolori che lo affliggevano, aveva deciso di coltivare in proprio la cannabis. Una scelta rischiosa, viste le leggi italine, presa per supplire alle mancanze del Sistema Sanitario che non gli garantiva la terapia, nonostante la regolare prescrizione medica. La serra però fu trovata e sequestrata dai carabinieri e Walter e un suo amico finirono a processo.

Nell'aprile del 2021 è arrivata la sentenza di assoluzione: l’utilizzo della cannabis è stato dichiarato strettamente legato ai fini terapeutici. 

Il cordoglio

Pochi mesi prima Walter incontrò il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, che ieri nella sua pagina Facebook lo ha ricordato con queste parole: "Walter De Benedetto ha passato la sua vita a combattere. Ha combattuto con tenacia e dignità per sé stesso ma soprattutto per tutti quelli che si trovavano nella sua stessa situazione e non avevano la forza di lottare come ha fatto lui. Ci ha lasciato in queste ore, dopo una lunga malattia. Le sue battaglie sulla cannabis terapeutica sono battaglie di civiltà. Le istituzioni hanno il dovere di fornire risposte davanti a un tema delicato e sentito che riguarda tante persone nel nostro Paese".

Parole di cordoglio sono state espresse da Iacopo Melio, consigliere regionale, giornalista e scrittore: "Ti ho nominato anche l'altro ieri, in famiglia. 
Ho raccontato di te subito, perché subito ho capito che c’era da lottare per una causa giusta. Perché “il dolore non aspetta”, dicevi sempre tu. Ne è nata una famiglia enorme, intorno a te e intorno a tutti noi che crediamo nel diritto alla salute e alle cure giuste, quelle per le quali non c’è da farsi troppe domande ma da osservare la sola evidenza.
Hai affrontato come un leone molto più della tua malattia: l’ingiustizia di un Paese che non solo non ti ha ascoltato, ma che ti voleva addirittura condannato, in galera, umiliato e sconfitto.
Abbiamo vinto in tribunale ma non ancora al Governo, però ci arriveremo, caro Walter. E come sempre, amico mio, continuerò a fare il possibile per darti voce e portarti più in là, dove non abbiamo fatto in tempo, anche adesso che la tua si è spenta ma continua a risuonare. Spero, anche nelle teste di chi oggi, col proprio bigottismo, è stato complice delle tue fatiche.
Grazie, Walter de Benedetto. Grazie a chi non ti ha lasciato solo, alle amicizie di “Meglio Legale” e “Luca Coscioni”.
Ti abbraccio forte amico mio". 

Toccanti anche le parole di Mattia Santori: "Avrebbe potuto rassegnarsi e lasciarsi prendere dallo sconforto di una malattia che provoca dolori costanti. E invece ha deciso di lottare per rivendicare l'unica cura che leniva le sue sofferenze: la cannabis. Peccato che il sistema sanitario della Toscana non fosse in grado di fornire una quantità sufficiente ai suoi bisogni, così Walter ha cominciato a fare quello che farebbe chiunque al posto suo: autocoltivare la propria medicina in balcone. Per questo è stato denunciato, processato e infine assolto. Avrebbe potuto rassegnarsi e farsi prendere dallo sconforto. E invece ha smascherato un sistema schiavo dei tabù che ogni giorno consegna al dolore e alla sofferenza migliaia di persone in Italia. Il tour "6000 piantine" di un anno fa nasceva soprattutto per dare voce alle persone come Walter De Benedetto. Oggi che Walter ci ha lasciato, rimane l'esempio di una persona che si curava con la cannabis, che la coltivava in casa, che ha portato a spasso una mentalità politica che è ferma al Medioevo. Grazie Walter, che coraggio che hai avuto".

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