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Cronaca

Banca Etruria, Fabi sulle assoluzioni: "Il destino dell'istituto di credito fu deciso ad alti livelli"

Fabio Faltoni, responsabile provinciale della Fabi – Federazione Autonoma Bancari Italiani e sindacalista nella ex BancaEtruria, commenta la sentenza pronunciata quest'oggi al tribunale di Arezzo sul crac di Banca Etruria

"La sentenza di assoluzione di tutti, tranne uno, gli imputati per la bancarotta di BancaEtruria segna un momento fondamentale nella storia di questa banca e in qualche modo anche della nostra città". Così Fabio Faltoni, responsabile provinciale della Fabi – Federazione Autonoma Bancari Italiani e sindacalista nella ex BancaEtruria, commenta la sentenza pronunciata quest'oggi al tribunale di Arezzo sul crac di Banca Etruria. 

La banca di Arezzo venne commissariata nel febbraio 2015 e sottoposta al decreto di “risoluzione”  nel successivo mese di novembre, con la cancellazione delle azioni – in mano a circa 65mila soci – e delle obbligazioni subordinate (per un valore attorno ai 147 milioni di euro) in mano a circa 4.700 clienti privati. Obbligazioni subordinate poi, in gran parte risarcite, grazie a varie iniziative dei Governi che si sono succeduti in quegli anni.

Nel novembre 2017 BancaEtruria venne acquisita da Ubi Banca, a sua volta  - nell’aprile scorso – assorbita da Banca Intesa Sanpaolo.

"La Fabi - afferma Faltoni - è sempre stata al fianco dei lavoratori dell’Etruria, portati su banco degli imputati per colpe non loro, e anche dei clienti; infatti, fin dai giorni successivi al famigerato decreto di “risoluzione”, gridavamo a gran voce che lo Stato avrebbe dovuto rimborsare tutto a tutti, senza eccezioni.

Nel novembre 2015, una decisione che coinvolse il Governo, la Banca d’Italia e le Autorità europee, applicò per la prima volta nella storia italiana - in maniera anche anomala e addirittura con effetto retroattivo - il cosiddetto “bail-in”, una norma che prevedeva il salvataggio della parte buona della banca, ma con la cancellazione delle azioni e delle obbligazioni subordinate. Non si volle cioè accettare l’intervento del Fidt - Fondo Interbancario per la Tutela dei Depositi, già pronto da tempo al salvataggio, perché considerato un improprio aiuto di Stato. Ed è stato proprio il presidente di questo organismo, Salvatore Maccarone, a ribadire – anche ad Arezzo nel marzo scorso – che invece BancaEtruria si poteva benissimo salvare.

Ma la beffa è che la Corte di Giustizia Europea dichiarò nel 2019 che il salvataggio dell’Etruria da parte del FITD sarebbe stato più che legittimo, indicando la Commissione UE – guidata dalla danese Margrethe Vestager – come responsabile di una condotta completamente errata. A tal proposito, i commenti  dopo la pronuncia della Corte UE furono di questo tenore, a carico della Commissione UE: grave errore di diritto, obbrobrio giuridico".

Poi un'analisi della sentenza di oggi, che "andrà valutata con calma e nei termini e nei tempi opportuni, con le motivazioni e tutto ciò che serve per farsi un giudizio completo, ma è già una sentenza che pesa, nella valutazione di quello che è stato o che avrebbe potuto essere. Alla luce della sentenza e ad un primo veloce giudizio, però, si torna all’inizio, a quello che dicevamo già nei drammatici giorni della “risoluzione”, che cioè il destino di BancaEtruria era stato deciso ad altri e più alti livelli: Unione europea, Consob, Banca d’Italia, scelte governative.

Certo, la grave crisi economica del 2008, che colpì con violenza anche i nostri territori, provocò conseguenze fortemente negative in tutte la banche italiane, come anche in BancaEtruria, ma la nostra banca di Arezzo - che non stava peggio di altre - avrebbe potuto godere di una sorte meno violenta".

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