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Salute

Ecco l'infermiere di famiglia: tutta la Asl è coperta. Donati 120 smartphone per il servizio

Si tratta di un professionista responsabile dei processi assistenziali della popolazione a lui assegnata per competenza territoriale, che cerca di aumentare il controllo sulla salute delle persone. Ce n'è uno ogni 3mila persone

Arriva l'infermiere di famiglia e il servizio gode subito della disponibilità di 120 smartphone donati dalle aziende del territorio. Gli infermieri coinvolti sono 334 professinisti in tutta la Asl Toscana Sud Est (117 Arezzo, 114 Siena e 103 Grosseto). In sostanza, ogni cittadino che abita nell'area vasta Sud Est della Toscana ha un "Infermiere di Famiglia e Comunità" assegnato. Il servizio, dopo la sperimentazione del 2020, diventa così effettivo.

Chi è l'Infermiere di famiglia e comunità

E' un professionista responsabile dei processi assistenziali della popolazione a lui assegnata per competenza territoriale, che cerca di aumentare il controllo sulla salute delle persone. Ce n'è uno ogni 3mila persone, circa. Deve valutare i bisogni assistenziali e "promuove interventi di prevenzione primaria, secondaria e terziaria, utilizzando oltre alle competenze assistenziali tradizionali, la relazione d'aiuto e l'educazione terapeutica come strumenti di lavoro. Orienta verso il più appropriato utilizzo dei servizi, migliora l'aderenza terapeutica, attiva consulenze infermieristiche specialistiche e si occupa di formare il caregiver e le persone di riferimento. Collabora all'elaborazione delle migliori strategie assistenziali di continuità tra i diversi setting assistenziali, ospedalieri, territoriali, di cure intermedie o di cure pallative". In sostanza, un alleato nellla rete della comunità. "Ma non è - puntualizza la Asl - l'infermiere dello studio del medico di famiglia e non è un infermiere che garantisce solo prestazioni tecniche. Collabora con tutti gli interlocutori che insistono sul territorio a lui affidato, con attività effettuate su prescrizione medica o su autonoma attivazione per l'ambito di attività e responsabilità infermieristica".

I commenti a margine della presentazione

“Abbiamo attivato questo nuovo modello organizzativo già nel 2020 - ha detto il direttore generale della Asl Antonio D'Urso - la sperimentazione, nonostante la pandemia, è stata fruttuosa e i risultati ci hanno spinto verso un'accelerazione dell'estensione dell'esperienza a tutto il territorio dell'azienda. La nostra Asl è capofila in Toscana ed una delle prime in Italia ad aver fatto partire questo progetto. Inoltre il Decreto Rilancio - Pnrr nella "Missione 6: Obiettivo Salute" raccomanda un forte sviluppo delle cure territoriali, con strutture dedicate (Case della Comunità, Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali,...) ma anche con reti di prossimità e rafforzamento della regia territoriale di condizioni di cronicità e fragilità, dando mandato per l'Infermiere di famiglia e Comunità come uno dei punti cardine del rinnovamento dell'assistenza sul territorio. Il nostro obiettivo è quello di potenziare la rete sociosanitaria. Tutti questi infermieri svolgono funzioni fortemente integrate con tutti i professionisti e gli altri portatori di interessi che operano per la salute dei cittadini, in primis con medici di famiglia, medici di comunità, assistenti sociali, fisioterapisti, medici di continuità assistenziale, ma anche farmacie, istituzioni religiose, associazioni di volontariato, il vicinato; tutte quelle risorse, formali ed informali che possono costruire una rete di supporto, sostegno e protezione sul bisogno di salute di una persona che abita nel territorio a lui affidato. Oggi con questa importante e significativa donazione - conclude D'Urso - per la quale ringrazio le aziende aretine che si sono dimostrate particolarmente sensibili (Calcit, Euronics, Chimet spa, Unoaerre, Novart, Zone Creative, Galvanica Formelli, Pm Allarmi), i nostri professionisti della provincia di Arezzo avranno in dotazione ognuno uno smartphone con un numero dedicato ed etreranno in rete con il sistema e con la comunità. Contiamo a breve di fare lo stesso anche nelle altre provincie.”

“Gli Infermieri di famiglia e di comunità sono stati assegnati ad un territorio specifico e delimitato - spiega Vianella Agostinelli Direttore Infermieristico dipartimento professioni infermieristiche ed ostetricie - tenendo in considerazione le caratteristiche orografiche, demografiche, epidemiologiche, ma anche la densità abitativa e le caratteristiche sociali del territorio e della comunità che lo abita. Abbiamo rivolto la massima attenzione alla suddivisione geografica così che questa fosse compatibile con la presenza delle Aft (sedi delle Associazioni dei Medici di Medicina Generale) che operano in uno specifico ambito territoriale. Questo per facilitare la partnership preziosa con i Medici di Famiglia. Il rapporto medio di ogni infermiere è di 1 ogni 3.000 abitanti. Questo garantisce una prossimità adeguata e funzionale alla comunità di riferimento. Il progetto della Asl Toscana Sud Est vede gli infermieri di famiglia e comunità come una modalità di lavoro e di assistenza, orientate alla singola persona, alla sua famiglia e alla comunità in cui sono inseriti".

“La società cambia e con essa i bisogni assistenziali - ha detto Giovanni Grasso, presidente dell'Ordine delle professioni infermieristiche di Arezzo e coordinatore Opi Toscana -. I sistemi sociosanitari e i professionisti stanno sviluppando diversi modelli organizzativi e gestionali per rispondere ai nuovi futuri scenari con appropriatezza clinico-organizzativa e competenza. L'Infermiere di Famiglia è una figura professionale formata per dirigere e incoraggiare la famiglia, identificando i sui bisogni di salute e indicando la strada migliore nell’utilizzo dei servizi sanitari. Gli obiettivi principali che l'infermiere di Famiglia persegue sono quello di promuovere e proteggere la salute dell’individuo e della popolazione per tutto l’arco della vita insieme a quello di ridurre l’incidenza delle malattie e degli incidenti più comuni, alleviando le sofferenze che questi causano. Quello dell’infermiere di famiglia e comunita è quindi un ruolo fondamentale per garantire la continuità assistenziale. Grazie alla donazione di oggi, primo evento in Italia e sono convinto che ce ne saranno molti altri, si sancisce il patto tra infermiere e cittadino, una fiducia che viene riposta nella nuova figura dell’Infermiere di famiglia e comunità come soluzione alle risposte di bisogno del cittadino".

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