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Giorno della Memoria. L'Anpi ricorda la dolorosa storia di Eugenio, Carolina e i piccoli Elena, Renzo e Alberto

Il contributo dell'associazione nazionale partigiani italiani in occasione della giornata della memoria

Nel giorno della memoria, l’Anpi di Arezzo ricorda la storia di una famiglia ebrea, concittadini, accomunati nella tragica sorte a milioni di ebrei: Eugenio Calò, la moglie Carolina Lombroso e i loro tre figli, Elena di otto anni, Renzo di sei e Alberto di venti mesi.

Eugenio Calò aveva aperto un negozio di articoli per l’agricoltura in via Madonna del Prato, nel centro di Arezzo. Nel 1938, a causa delle continue persecuzioni razziali e per paura di essere arrestato, è costretto a disfarsi del negozio, nasconde moglie e figli in una casa di fortuna a Cascia di Reggello (Fi), e raggiunge la XXIII Brigata partigiana Pio Borri.

I fascisti scoprono la casa dove si trovano la moglie e i figli. Carolina Lombroso viene arrestata, condotta a Firenze, e rinchiusa insieme ai bambini nel carcere delle Murate, dove passano tre mesi, per poi farli salire sul treno che li porterà al campo di concentramento di Mauthausen, per finire nelle camere a gas insieme a tanti altri.

Il 14 luglio 1944 a San Polo, Eugenio Calò è la 48° vittima nazifascista: prima bastonato insieme agli altri partigiani e civili, poi costretti a scavare la fossa, infine imbottiti di esplosivo e fatti esplodere. Una storia dolorosa tra le molte altre.

In questi giorni, tante sono le testimonianze dei superstiti. Liliana Segre, nel suo intervento a Rondine, ha ricordato la sua infanzia, la deportazione, la separazione dal padre, l’esperienza del campo di sterminio, con una incredibile pacatezza d’animo. Siano queste testimonianze e questa giornata della memoria non solo un omaggio alle vittime del nazismo, ma anche un monito preciso a ché questi eventi terribili non debbano più accadere, e che la cultura e il ricordo indichino agli uomini di tutto il mondo la via della pace.

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