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Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità

La Corte dei Conti parifica il rendiconto della Regione Toscana, criticità nel bilancio sanitario e per le partecipate

Prime reazioni dai sindacati ""Ingiusto che paghino i lavoratori" e da Irene Galletti del Movimento Cinque Stelle: "Regione stroncata nuovamente nella gestione dei conti e del servizio sanitario”

Giovedì 20 luglio 2023, nel Palazzo Medici-Riccardi della Prefettura di Firenze, la Sezione regionale di controllo per la Toscana della Corte dei conti, con il collegio presieduto dal presidente Maria Annunziata Rucireta, ha pronunciato la decisione nel giudizio sul Rendiconto generale della Regione Toscana per l’esercizio finanziario 2022. Le relazioni sono state svolte dai magistrati istruttori Paolo Bertozzi, Francesco Belsanti, Rosaria Di Blasi e Anna Peta. È seguita la requisitoria del procuratore regionale presidente Massimo Chirieleison. È intervenuto il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.

Parificato il rendiconto della Toscana, ma con due eccezioni

La Sezione Regionale di controllo della Corte dei conti, rilevata la generale regolarità delle poste contabili, ha parificato il rendiconto della Regione Toscana relativo all’esercizio 2022 con l’eccezione: dei capitoli di spesa relativi agli oneri di ammortamento dei mutui contabilizzati nel perimetro sanitario per 46,94 milioni che devono essere vincolati nel risultato di amministrazione; dei capitoli di spesa relativi all’incremento del fondo del salario accessorio 2022 del personale non dirigente per 2,08 milioni. La gestione finanziaria registra entrate e spese di competenza pari, rispettivamente, a 12.887,34 milioni e a 12.701,08 milioni e si chiude con un risultato di amministrazione formale che presenta un saldo positivo di 533,96 milioni, in crescita rispetto ai valori, sempre positivi, registrati nel 2021 e nel 2020. La parte disponibile, tenuto conto delle quote accantonate e vincolate, rimane in disavanzo di 1.354,52 milioni, con una riduzione di 172 milioni sul dato del precedente esercizio. È dunque proseguito anche nel 2022 il percorso di rientro dal disavanzo, nonostante si sia evidenziata la necessità di un riequilibrio della sua composizione interna tra il perimetro ordinario e perimetro sanitario, a cui la Regione ha già dato corso attraverso un ingente trasferimento di liquidità dalla cassa ordinaria. Risulta in crescita l’indebitamento a carico della Regione che raggiunge un’incidenza di 366 euro per abitante. 

Il perimetro sanitario

La Sezione ha ritenuto non regolare, alla luce di una recente pronuncia della Corte costituzionale, l’iscrizione nel perimetro sanitario del bilancio delle spese di ammortamento dei mutui contratti dalla Regione, che non potranno pertanto essere finanziate con il Fondo sanitario destinato ai Livelli essenziali di assistenza. La gestione del perimetro sanitario del bilancio regionale non ha ancora superato le numerose criticità, già rilevate nei precedenti esercizi, che ne compromettono l’efficienza e la trasparenza in un contesto che ancora risente dei pesanti effetti prodotti dalla pandemia sui costi del SSR. Nonostante l’incremento del finanziamento statale a valere sul Fondo sanitario indistinto, registrato negli ultimi due esercizi, la Regione ha dovuto contribuire con risorse proprie per circa 130 milioni alla copertura delle perdite del SSR del 2021. 

Le società partecipate

Nel 2022 si confermano le criticità già riscontrate negli esercizi precedenti relativamente alla gestione delle società partecipate. L’attività di razionalizzazione delle partecipazioni societarie, ai sensi del d.lgs. n. 175/2016, evidenzia l’incapacità della Regione di indirizzare in maniera incisiva l’operato delle società e di ottenere una inversione di tendenza sulla profonda crisi strutturale del settore “partecipazioni” (come dimostra la continua adozione di piani industriali e di risanamento). In tal senso si osservano le forti perdite di esercizio che caratterizzano due importanti società partecipate: Fidi Toscana S.p.A. che registra una perdita di 1,5 milioni, e Firenze Fiera S.p.A. che chiude con una perdita di 4,2 milioni. 

Inoltre, da stigmatizzare il ricorso da parte della Regione allo strumento normativo per aggirare il divieto di soccorso finanziario posto dal d.lgs. n. 175/2016, autorizzando, ad esempio, l’acquisizione di beni patrimoniali delle società in crisi o in liquidazione e vulnerando il principio dell’autonomia patrimoniale che caratterizza il ricorso alle società partecipate. Emblematica l’autorizzazione ad acquistare i beni immobili della società terme di Casciana S.p.A. in liquidazione (con accollo dei mutui e dei debiti della società) e della società Terme di Montecatini S.p.A. 

Il Pnrr

Con riguardo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), tra il 2021 e il 2022, la Regione Toscana ha avviato investimenti a valere su risorse derivanti dal PNRR per 607,4 milioni; a ciò si aggiungono ulteriori fondi derivanti dal Piano nazionale complementare per 199,2 milioni e dal Fondo complementare regionale per 31,4 milioni a valere su risorse proprie. Il complesso dei costi ammessi a finanziamento si attesta quindi a 838 milioni. Dalla ricostruzione effettuata dalla Sezione sugli investimenti del PNRR emerge che, nel 2022, il bilancio regionale presentava, fra le entrate, stanziamenti di competenza per 97,4 milioni. A fronte di queste previsioni, gli accertamenti si sono attestati a 94,1 milioni; le riscossioni sono state pari a 87,3 milioni. Sul lato della spesa, gli stanziamenti di competenza del 2022 ammontano a 67,7 milioni; a fronte di tale aggregato sono stati rilevati impegni di competenza sugli investimenti PNRR per 54,1 milioni. Sono stati effettuati pagamenti per 37,8 milioni, con un tasso di finalizzazione della spesa impegnata vicino al 70 per cento.  

Altri fondi

Per quanto riguarda i fondi SIE, l’esercizio 2022 vede, contestualmente, l’avvio del nuovo ciclo di programmazione 2021-2027, l’approssimarsi della chiusura della programmazione 2014-2020, nonché l’ultimazione degli adempimenti relativi alle azioni di riprogrammazione adottate in risposta alla crisi sanitaria da Covid-19. La programmazione 2021-2027 per i soli tre programmi esaminati (ossia, il Pr FESR, il Pr FSE+ e il Pc IT-FR marittimo) presenta una dotazione finanziaria complessiva pari a 2,5 miliardi con significativi aumenti delle dotazioni sia per il Pr FESR sia per il Pr FSE+.  Nell’esercizio 2022 non sono state registrate spese né per il Pr FESR né per il Pr FSE+.  Al 31/12/2022 le azioni di riprogrammazione dei fondi SIE, adottate in risposta alla crisi sanitaria da Covid-19, presentano buoni livelli di impegno e di pagamento e raggiungimento dei target prefissati. Lo stato di attuazione finanziaria complessivo dei programmi operativi 2014-2020, dall’avvio fino al 31/12/2022, restituisce un quadro non uniforme; in alcuni ambiti, quali il Por FESR, il Por FSE, il Po FEAMP, il Pc-Ifm e il Programma Garanzia Giovani si registrano adeguati livelli di attuazione. In altri casi, come il Psr FEASR, è stata rilevata una maggiore lentezza nel progresso finanziario del programma. Nel complesso, comunque, risultano superati i target di spesa pubblica da certificare, necessari per evitare il disimpegno automatico di risorse, per tutti i programmi.  

La spesa per il personale

Con riguardo alla spesa di personale, l’onere sostenuto nel 2022, in termini di impegni, pari a poco più 153 milioni, si attesta al di sotto del valore medio della spesa di personale del triennio 2011-2013 (161 milioni), che costituisce il limite di spesa “storico” vigente. Anche l’ulteriore limite relativo alla spesa di personale a tempo determinato (15,7 milioni) è stato rispettato, con una spesa impegnata pari a 9,3 milioni. 

 L’aspetto maggiormente critico rilevato dalla Sezione di controllo è quello relativo all’incremento del Fondo del salario accessorio del personale non dirigente - per un importo di 2,08 milioni -  che non trova giustificazione nelle norme del CCNL e deve, pertanto, ritenersi illegittimo in quanto finanziato con risorse aggiuntive e ulteriori rispetto a quelle consentite dalle uniche fonti legittimate costituzionalmente a disciplinare il trattamento economico dei dipendenti pubblici (CCNL e legge statale). Tale irregolarità rileva in sede di parifica, in quanto le risorse utilizzate per finanziare l’incremento del fondo sono state prelevate dal Bilancio gravandolo di una spesa ingiustificata.  

Contenzioso Regione Toscana-Corte dei Conti, i sindacati: "Ingiusto che paghino i lavoratori"

Tra le prime reazioni quella dei sindacati:

"La storia ha inizio a luglio 2022 quando la Corte dei Conti, sezione di controllo della Toscana, non parifica il bilancio 2021 di Regione Toscana, contestando che il pagamento del salario accessorio del personale di supporto agli organi politici, Giunta e Consiglio, pari a circa 2 milioni di euro, avvenga dal Bilancio dell’Ente e non dal Fondo del salario accessorio, il fondo con il quale vengono pagate le indennità e la produttività al personale non dirigente di Regione Toscana. Le scelte di Regione, successive alla non parifica sul rendiconto 2021, vanno a danno proprio del fondo del comparto, con un decreto dirigenziale che lo riduce di 2 milioni di euro e una legge regionale che rende strutturale quel taglio, contro il quale Fp Cgil con la Uil Fpl e Cisl Fp con Csa hanno presentato due ricorsi al TAR, che verranno discussi a ottobre prossimo. È dicembre 2022 e scatta immediatamente lo stato d’agitazione e la mobilitazione della RSU, che porta al partecipatissimo presidio dell’8 marzo scorso, oltre mille persone sotto il Consiglio regionale. Finalmente Regione Toscana prende consapevolezza che la strada da intraprendere, nella soluzione del contenzioso con la Corte dei Conti, non possa avvenire a danno dei dipendenti. Lo scorso 22 aprile interviene l’art.3 c.1 del Decreto Legge 44/2023, noto come DL PA, a chiarire che, così come per i Ministeri, anche per le Regioni è legittimo registrare sui propri bilanci i capitoli di spesa relativi al personale di diretta collaborazione con gli organi politici, per Regione Toscana si tratta di 172 persone di cui 40 dipendenti regionali, gli altri con incarico fiduciario. A fronte di questo provvedimento normativo nazionale e forti dei pareri del Mef che hanno chiarito, in varie occasioni, che la spesa del personale che concorre al conteggio del limite imposto alla contrattazione decentrata dall’art.23 del D.lgs. 75/2017, debba intendersi come complessiva per tutte le categorie di lavoratori, il Consiglio Regionale sceglie di tornare sulla legge 2/2023, tanto contestata dalla RSU e dalle Organizzazioni sindacali e la abroga, approvando all’unanimità dei voti la legge regionale n. 23 del 19 maggio 2023. Un punto di svolta fondamentale che ha consentito, pur mantenendo alta l’attenzione sulla vertenza, la ripresa della contrattazione decentrata, che nel corso degli anni ha garantito livelli importanti di valorizzazione del personale di Regione. In questi giorni, la Corte dei Conti è tornata, in sede di giudizio di parifica sul Bilancio 2022, a sollevare osservazioni sulla costituzione del fondo, contestando stavolta gli atti attuativi della Legge regionale del maggio scorso e in particolare ulteriori 2.077 mila euro spesi sui capitoli di spesa legati al personale degli organi politici, che come si legge nella sentenza del 20 luglio, non consentirà la parifica del rendiconto. Nel contenzioso tra la Corte dei Conti e Regione Toscana a farne le spese sono di nuovo e ingiustamente le lavoratrici e i lavoratori, 2 milioni e 77 mila euro per il 2022 che si sommano a 1 milione e 937 mila euro del 2021, che saranno sottratti dalle risorse disponibili per la contrattazione decentrata del personale non dirigente. Come Fp Cgil, Cisl, Uil e CSA ci siamo adoperati, sin da luglio scorso, sia nell’interlocuzione con l’Amministrazione e con la politica, che nel supporto alle azioni della RSU, affinché, nelle more dell’applicazione della Legge nazionale, che finalmente ha sanato il vuoto normativo per tutte le Regioni a partire dall’esercizio 2023, si trovasse una soluzione transitoria per il 2022. Non ci sottrarremo da questo confronto costruttivo con Regione Toscana e intraprenderemo tutte le azioni necessarie affinché i 4 milioni di euro tornino nella disponibilità della contrattazione decentrata e possano essere spesi a favore delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto."

Il commento di Irene Galletti: "Regione stroncata nuovamente nella gestione dei conti e del servizio sanitario”

La presidente del Gruppo Movimento 5 Stelle in Regione Toscana, Irene Galletti, commenta il giudizio della Corte dei Conti in merito al rendiconto generale della Regione Toscana per l'esercizio 2022:
"Appare evidente anche alla Corte dei Conti che la Regione Toscana su molti aspetti, soprattutto quelli legati alla programmazione e all’impegno di risorse, naviga a vista. Molte delle decisioni assunte spesso sono fortemente criticabili. E a volte neanche riesce a prenderle. Ad esempio, un richiamo - condiviso dal M5S ed espresso più volte in varie sedi - è l’abitudine di rinviare o rimodulare determinati investimenti programmati e finanziati con la legge di bilancio e sistematicamente deprogrammati e definanziati con le successive leggi di variazione. Questo ogni volta che si manifesta l'esigenza di reperire ulteriori risorse da destinare ad altri interventi, a cominciare dal ripiano dei disavanzi del Servizio sanitario regionale. Questo è stato fatto anche per gli interventi relativi alla realizzazione della Darsena sul Porto di Livorno, al raddoppio della linea ferroviaria Pistoia-Lucca e per i lavori sul porto di Marina di Carrara.” La Presidente M5S pone l’attenzione su di un aspetto tecnico sollevato dalla Corte e che può essere sintomo di difficoltà nella programmazione degli interventi. Si riferisce al “Caricamento del Fondo spese impreviste (FSI) con ingenti risorse” per la Cinquestelle “Un altro segnale delle difficoltà vissute da chi amministra la Toscana, che per semplificarsi la vita sottrae risorse dall politiche regionali ordinarie.” Spostandosi sul capitolo sanità “È stato Inoltre rilevato che l'imputazione sistematica delle spese derivanti dai mutui sul fondo sanitario indistinto da parte della Regione produce effetti distorsivi sulla gestione contabile, rendendo difficile capire quanti di questi soldi siano effettivamente serviti a restituire prestazioni e servizi in salute ai cittadini toscani.” Per quanto riguarda Arpat, “L'agenzia si alimenta finanziariamente quasi esclusivamente grazie al Fondo Sanitario Indistinto: 44,57 milioni, il 93% del finanziamento totale.” Secondo la Cinquestelle “Anche questo è un segnale dell'incapacità programmatica e gestionale di chi governa.” Riguardo alle spese per le attività legate all’Agenzia regionale per la protezione ambientale, Galletti sottolinea come “Più volte, negli anni, il Movimento 5 stelle ha sollevato la problematica relativa al crollo dei controlli ambientali effettuati dall'agenzia toscana, individuando la principale problematica nella carenza di risorse e personale. Una situazione denunciata anche dalle parti sociali.” Tuttavia, diversamente da quanto si potrebbe supporre, la Corte dei Conti ha rilevato per Arpat un'eccessiva liquidità di cassa a fine esercizio, che presenta mediamente valori superiori al 50% del contributo necessario per il normale funzionamento. Per I magistrati questa circostanza è sintomo di un possibile sovrafinanziamento con risorse che non si traducono in servizi per la collettività in coerenza con la natura pubblica delle funzioni esercitate. Per il Movimento 5 Stelle “Questa circostanza conferma una inadeguata amministrazione delle risorse pubbliche. Mai vorremmo sentirci dire che questi soldi possono essere destinati ad altro perché non necessari. Se le risorse rimangono inutilizzate e Arpat appare come un ente in dismissione, di chi potrebbe mai essere la colpa se non di chi governa con questi risultati?” Si domanda Galletti. “Oltretutto - incalza la consigliera regionale - Arpat giocherà un ruolo centrale nelle azioni di monitoraggio e controllo ambientale per le opere del Pnrr che si avvieranno nei prossimi mesi. Il minimo sindacale che possiamo aspettarci dalla Giunta è che metta l’Agenzia nelle condizioni ottimali per affrontare il carico di lavoro che la attende.” Infine, la più sonora tirata di orecchie al Presidente Giani arriva per le partecipazioni societarie. In questo ambito la Corte dei Conti evidenzia “l'incapacità della Regione di indirizzare in maniera incisiva l'operato delle società e di ottenere una inversione di tendenza sulla profonda crisi strutturale del settore ‘partecipazioni’”. In tal senso, i magistrati portano all'attenzione le forti perdite di esercizio che caratterizzano due importanti società partecipate: Fidi Toscana Spa che registra una perdita di 1,5 milioni di euro e Firenze Fiera Spa che chiude con una perdita di 4,2 milioni di euro.

La Presidente M5S rileva come "Ancora una volta la Corte dei Conti stronca la Regione nella gestione dei conti, rendendo evidente come queste difficoltà siano strettamente legate all'incapacità di programmazione da parte dell'amministrazione toscana." Per Galletti la prova più emblematica è “L'appunto mosso riguardo al ritardo della presentazione del Piano Regionale di Sviluppo 2021-2025 (ben oltre il termine di sei mesi dall'insediamento previsto dalla legge), adottato dalla giunta il 7 dicembre 2021 e ancora in attesa di approvazione definitiva da parte del Consiglio Regionale. Da oltre un anno chi governa la Regione lo sta facendo senza aver spiegato ai toscani quali linee programmatiche intende seguire. Se questo non è navigare a vista allora ci dica Giani di cosa si tratta.”

 

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