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Oltre la rivalità. Vedovini lancia a terra, Scortecci gli rende onore: "Spero che non lasci"

Tra le immagini più significative dell'ultima edizione, c'è l'abbraccio fra i due giostratori. Il biancoverde è a un passo dall'addio, il gialloblu lo incorona: "E' stato il più forte degli anni duemila e un punto di riferimento, ho reagito come fosse uno del mio quartiere"

Lancia a terra, morale anche. Enrico Vedovini se l'era immaginata diversa la sua ultima Giostra, ammesso che non lo convincano a restare in sella almeno un altro anno. Alla sua straordinaria carriera mancavano il sigillo finale per eguagliare il primato di Martino Gianni (13 lance d'oro con lo stesso quartiere) e il brivido di essere disarmato dal buratto. Il record è andato, come la lancia. Beffardamente oltretutto, perché Enrico aveva centrato il diciassettesimo pomodoro della sua lunga storia d'amore con Sant'Andrea. E con il Saracino.

Così bravo, Vedovini, da così tanto tempo sulla breccia ad alti livelli, che gli avversari gli hanno reso omaggio sulla lizza. Cicerchia gli ha buttato le braccia al collo, Scortecci è stato il primo a stringerlo con trasporto. Avversario in Giostra, amico fuori, a dispetto dei colori e della rivalità: “Speravo che facesse il suo tiro, il suo cinque, e sarei andato ad applaudirlo. Era un momento cardine per lui, mi è dispiaciuto vedere la lancia schizzare via. Mi auguro con tutto il cuore di rivederlo in piazza l'anno prossimo”.

Eppure Vedovini sembra orientato a dire stop. L'età, il peso di allenamenti sempre più intensi per tutto l'anno, il lavoro, la famiglia diventano ogni giorno più difficili da conciliare. Nasce da qui quella frase, “sono agli sgoccioli”, pronunciata ieri sera mentre lasciava San Giusto, dopo che tutti i figuranti biancoverdi gli avevano riservato un saluto da brividi.

“Prepararsi bene per il Saracino è sfibrante – ha confermato Scortecci. Anch'io, che sono più giovane di Enrico, faccio più fatica di dieci anni fa. Quindi lo capisco, ma una Giostra senza di lui non riesco a immaginarmela. E' stato il più forte degli anni duemila, io me lo ricordo quando facevo il figurante e lo vedevo andare al pozzo. Ogni volta temevo che ci avrebbe punito. Poi sono diventato un giostratore e lui ha continuato ad essere il mio punto di riferimento. E' un po' come se nel calcio un ragazzino si fosse trovato a sfidare Messi”.

Parole dolci cui Gianmaria, oggi il più bravo di tutti, aggiunge un retroscena: “Ieri la Giostra, dopo l'8 di Rauco, era diventata quasi un'amichevole. C'era meno tensione, con Enrico avevo parlato anche prima della sua carriera e gli avevo detto di mettere il timbro sul centro. Se veramente voleva chiudere la storia, doveva farlo alla grande. Invece ha provato a spezzare la lancia e l'ha persa”.

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Un peccato di generosità che Vedovini ha pagato caro, anche se il cinque colpito gli ha consentito un congedo a testa alta.

“La lancia si spezza se si spezza, non esiste un modo per romperla. Nessuno c'è mai riuscito di proposito e lo dico io che una volta ho provato la sensazione di vederla spaccata. A un certo punto l'ho ripetuto anche a Tommaso Marmorini: dì a Enrico di fare una bella carriera, è giusto che tutti gli rendano onore. Ma lui è un generoso, ha pensato più al quartiere che a se stesso”.

Proprio così è andata. “Ho cambiato idea quattro volte prima di partire – ha commentato il giostratore biancoverde. Alla fine ho scelto di andare sotto al buratto e la lancia è volata via. O la rompevo o la perdevo. L'ho persa purtroppo”.

E adesso è già domani. Santo Spirito, nonostante tutto, si gode uno Scortecci strepitoso (quinto centro consecutivo) e un Cicerchia tornato ai suoi livelli (di nuovo sulla V dopo 5 tentativi a vuoto). E' ancora il quartiere da battere senza se e senza ma.

Sant'Andrea invece è a un bivio e tutto dipenderà da Vedovini. Il nuovo consiglio direttivo dovrà decidere se provare a convincerlo a rimanere e, eventualmente, rinnovargli il contratto in scadenza, oppure prendere atto che c'è una pagina pesantissima da voltare. In quel caso, a fianco di Marmorini (ieri protagonista di un bel 5), si profila la promozione di Saverio Montini. Uno che, come Vedovini, viene dagli ostacoli ed è un cavaliere prima che un giostratore.

Per il momento, di questa Giostra con le mascherine, resta l'immagine di un giostratore gialloblu abbracciato a uno biancoverde a sfida in corso. “Ho reagito come se Enrico fosse uno del mio quartiere” la spiegazione di Gianmaria, la cui nobiltà d'animo è direttamente proporzionale alla mira che sfodera contro il buratto.

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