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C'è la Juventus Next Gen, la curva Minghelli diserta lo stadio: "No alle squadre B"

Sabato alle 14 i bianconeri di scena al Comunale. E i gruppi organizzati della sud resteranno fuori per protesta. Anche Orgoglio Amaranto esprime il suo disappunto

I gruppi organizzati della curva Minghelli non entreranno allo stadio sabato, in occasione della partita che l'Arezzo giocherà contro la Juventus Next Gen. La sud lo ha annunciato ufficialmente con un volantino unitario, ribadendo le motivazioni delle decisioni.

NO ALLE SQUADRE B!

La Curva Sud Lauro Minghelli comunica che, coerentemente con quanto già deciso in passato, non prenderà parte alla sfida tra Arezzo e Juventus Next Gen. Siamo consapevoli che la nostra assenza, in questo particolare momento, possa essere di difficile comprensione ma il nostro modo di essere ci impone di prendere anche queste sofferte decisioni. Non smetteremo mai di ripetere che le squadre B, oltre ad essere uno strumento utile solamente a fare quadrare i bilanci, tolgono interesse ad una serie che, ad oggi, sopravvive esclusivamente grazie alle sfide di campanile. Invitiamo tutta la tifoseria amaranto a sostenere la nostra protesta e disertare i gradoni del Comunale. Anche in questa occasione non giudicheremo chi vorrà assistere all'incontro ma, allo stesso tempo, non accetteremo morali da parte di nessuno.

L'Arezzo ha già affrontato in altre due circostanze la Juventus under 23 (nel 2018 e nel 2020) al Comunale e sempre la curva è rimasta semivuota. Alla balconata, anche sabato pomeriggio, verranno comunque appesi striscioni di protesta.

Anche Orgoglio Amaranto esprime il suo disappunto

Il Comitato Orgoglio Amaranto intende esprimere un chiaro e netto dissenso verso la presenza, in qualsiasi campionato professionistico, ma specialmente nella terza serie nazionale, delle cosiddette squadre B. Le ragioni del nostro “NO” si basano su principi di carattere etico e storico e sulla costatazione che i motivi che hanno portato alla loro creazione sono stati completamente falliti o distorti. 

La prima considerazione, è che il calcio lo si gioca per i tifosi, per il loro amore e la loro passione, ed è solo grazie a loro che questo sport è diventato il più seguito del mondo, senza la loro presenza sugli spalti il football sarebbe una mera disciplina come molte altre. Le squadre B invece non hanno nessun seguito di pubblico, non attraggono nessun tifoso nemmeno della squadra principale, perché non evocano nessun “sogno” e non ci può essere identità con un progetto che mira esclusivamente ad interessi diversi da quelli sportivi, a favore dei pochi e a discapito dei molti. L’obiettivo nemmeno tanto nascosto è creare un sistema sempre più “chiuso” in cui le piccole realtà trovino sempre meno spazio e risorse a favore solo dei grandi club guidati molto spesso da logiche di speculazione finanziaria piuttosto che di merito sportivo. 

Altro punto fermo del nostro pensiero è che il calcio nasca e debba rimanere un evento popolare, non elitario. Le cento provincie italiane, seppur ad armi economiche spuntate, rispetto ai grandi club metropolitani, devono poter continuare a credere che con le idee e la perseveranza, un giorno, possano arrivare a calcare i più importanti palcoscenici calcistici senza trovare sulla propria strada uno spazio ancora più ridotto per la presenza ingombrante delle formazioni B.  Per chi non lo avesse ancora chiaro la lotta contro le seconde squadre è anche una battaglia di democrazia, i cui principi dovrebbero essere un riferimento per i massimi Enti di diritto pubblico, come C.O.N.I. e F.I.G.C., mentre è evidente, anche in questo, il tentativo dei più ricchi di continuare ad esserlo sempre di più non lasciando nemmeno le briciole ai più poveri. L’esatto contrario di un sistema equilibrato in cui chi sta ai vertici si dovrebbe rendere conto che, se ha raggiunto e gode di quelle posizioni di preminenza, lo deve anche a tutto il movimento sottostante e per questo destina una parte dei propri ricavi per sostenerlo. 

Per Orgoglio Amaranto la strada giusta da percorrere deve essere quella della crescita culturale del mondo del tifo, della presa di coscienza da parte dei supporters della loro importanza e della centralità del loro ruolo, ed in conseguenza di questo sviluppare forme di partecipazione attiva ed aggregata per incidere in tutti i tavoli decisionali, ad ogni livello.

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