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"Sia presidio di primo livello". Chiassai torna sull'ospedale della Gruccia

Il sindaco di Montevarchi Silvia Chiassai Martini riporta sul tavolo della Conferenza dei Sindaci la questione dell’ottenimento della classificazione di presidio ospedaliero di 1 livello, dopo una nuova richiesta di un incontro avanzata anche...

Il sindaco di Montevarchi Silvia Chiassai Martini riporta sul tavolo della Conferenza dei Sindaci la questione dell’ottenimento della classificazione di presidio ospedaliero di 1 livello, dopo una nuova richiesta di un incontro avanzata anche all’Assessore regionale Saccardi:

Ritengo che sia fondamentale, pur avendo già preso l’iniziativa di chiedere il coinvolgimento della Regione, di trovare prioritariamente una condivisione in Conferenza dei Sindaci per impegnarci sull’ospedale del territorio, cominciando a evitare gli errori del passato. L’importante marcia indietro della Regione sulla zona di Arezzo, con l’impegno per una distretto sociosanitario autonomo rispetto all’accorpamento approvato con il Casentino e la Valtiberina, non può passare inosservata in considerazione delle istanze presentate anche dal nostro territorio. L’area del Valdarno è una zona di confine, divisa tra due Asl differenti, che resta pericolosamente marginalizzata in un contesto di riorganizzazione del sistema sanitario regionale su area vasta, dove, come ho denunciato più volte, la coesistenza di due strutture ospedaliere di Santa Maria alla Gruccia, nel comune di Montevarchi, e del Serristori di Figline Valdarno, non poteva rimanere estranea alla perimetrazione dei distretti. Purtroppo, la mancata volontà politica nella costituzione di un distretto sanitario unico ha rappresentato, di fatto, un impedimento al raggiungimento del bacino di utenza di oltre 150.000 abitanti, previsto per legge, e quindi alla possibilità della classificazione del nostro Ospedale di Santa Maria alla Gruccia come presidio di 1 livello. Una condizione di evidente criticità, in quanto, Il nostro ospedale del Valdarno, è classificato per legge come “presidio ospedaliero di base”, con un bacino di utenza tra 80.000 e 150.000 abitanti che dovrebbe essere dotato solamente di Pronto Soccorso, con la presenza di un numero limitato di specialità ad ampia diffusione territoriale: Medicina Interna, Chirurgia Generale, Ortopedia, Anestesia e servizi di supporto in rete di guardia attiva e/o in regime di pronta disponibilità h24, Radiologia, Laboratorio, Emoteca e letti di “Osservazione breve intensiva”. Ciò significa che le altre specialità “aggiuntive”, già presenti, che per la quasi totalità sono quelle di una struttura ospedaliera di 1 livello (salvo Otorinolaringoiatria e Oculistica che prestano attività e ricovero solo in “day surgery”) potrebbero essere messe in discussione non avendo il “riconoscimento di legge”. Non a caso, avevo presentato al Consiglio Regionale della Toscana un emendamento alla proposta di legge di revisione degli ambiti socio-sanitari regionali, prevedendo che nelle zone distretto i cui comuni afferivano a due aziende asl diverse, si potessero attuare particolari deroghe. La tutela della sanità territoriale, considerando anche i 38.000 accessi all’anno al nostro Pronto Soccorso, passa inderogabilmente attraverso la salvaguardia di specialità, reparti e servizi già attivi all’Ospedale del Valdarno. E’ indispensabile lottare per ottenere la deroga, in virtù di una collocazione in una zona di confine e di specializzazioni adeguate che rappresentano un polo attrattivo per una popolazione situata tra Arezzo e Firenze. Mi auguro che questa richiesta possa avere il sostegno della Conferenza dei Sindaci e delle rappresentanze istituzionali in Regione e in Parlamento, visto il tema che tocca la pelle di tutti i cittadini e il recente interesse e accaloramento dimostrato per il territorio, ad esempio, sulla questione della mensa

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