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Referendum, i day after dei parlamentari. Lacrime di Donati e Mattesini, stupore per Segoni e Baldassarre

"La sua commozione è stata anche la mia". Così Donella Mattesini ha commentato in un lungo post su Facebook gli esiti del Referendum. La commozione alla quale si riferisce è quella dimostrata da Matteo Renzi nel discorso di ieri sera, nel quale ha...

"La sua commozione è stata anche la mia". Così Donella Mattesini ha commentato in un lungo post su Facebook gli esiti del Referendum. La commozione alla quale si riferisce è quella dimostrata da Matteo Renzi nel discorso di ieri sera, nel quale ha annunciato le sue dimissioni.
"E' stata la vittoria della democrazia - ha commentato Mattesini -. Ma ha perso nettamente la necessità del nostro Paese a rinnovare sè stesso, a semplificare, efficientare e dare trasparenza al nostro sistema istituzionale. Ha perso l'esigenza di definire responsabilità chiare nel percorso parlamentare ed ha vinto "la carpa", quel pesce che cerca cibo nel fondo e facendo ciò intorbidisce l'acqua". E ancora: "Abbiamo perso ovunque, tranne che in Toscana, Emilia e Trentino. Arezzo è la quarta provincia con il 52%.
Io mi sono chiesto che cosa hanno di diverso dalle altre Regioni questi tre territori. E mi sono data questa risposta:
a) per quanto riguarda il PD ancora una organizzazione territoriale
b) un tessuto sociale composto da tante associazioni (volontariato, sportive, ecc.) che rendono più facili e normali le relazioni personali..

E poi uno sfogo sulla "disinformazione", "Quella "disinformazione" che ancora oggi fa dire che è stato sconfitto "un Presidente non eletto", ed una "Riforma autoritaria". Ed invece quando le relazioni sono accessibili, normnali, quando il confronto è diretto non c'è nessuno spazio per le "bufale", ma solo per il confronto schietto e diretto, per il dialogo vero.
Domani tornerò a Roma, con un gran magone, con la preoccupazione di chi sa che la strada è in salita e che questo Paese ha bisogno di stabilità e non di "avventure già vissute". Ma porterò con me, insieme alla fatica di una lunga ed intensa campagna elettorale, anche la gioia dei tanti incontri, delle tante persone che hanno cercato di capire meglio, che si sono a loro volta attivati per raccontare le ragioni di una Riforma.
Ritessere le fila del dialogo, a partire da una prioritaria attenzione ai giovani, che sono quelli che hanno votato in gran parte per il NO".

Ieri sera anche Marco Donati, deputato Pd e renziano della prima ora ha esternato le sue emozioni. E anche per lui le lacrime sono scese.
"Ammetto di non riuscire a trattenere le lacrime ma credo sia normale per chi ha creduto così tanto in un progetto così importante.
Ho cercato di spiegare le ragioni del SI con trasparenza e correttezza e sono contento che la mia città, Arezzo, e la provincia evidenzino un dato in controtendenza. In particolare voglio ringraziare le tante persone che mi hanno accompagnato in queste settimane di incontri e iniziative
Non sfuggo dal dato nazionale, è un risultato netto e inatteso ma, per quello che mi riguarda, il mio impegno proseguirà con la stessa passione e convinzione di sempre e nell'interesse dei cittadini del mio territorio e di questo straordinario Paese".

C'è poi il fronte del no. Quello che annovera tra i parlamentari aretini Marco Baldassarre (Alternativa Libera), che scrive in una nota.

Ieri, domenica 4 dicembre, 32 milioni di italiani hanno espresso la loro libertà di pensiero. Non possiamo che ringraziare sia i votanti del Sì che i votanti del No per averci fatto assaporare la bellezza di un’affluenza alle urne del 68,48 per cento. Tra questi poco più di 19 milioni di votanti con il 60% hanno mandato un messaggio chiaro: l’uomo solo al comando non ci piace. L’idea è stata respinta nel 2006 quando a proporla fu Silvio Berlusconi, è stata respinta ieri quando a proporla è stato Matteo Renzi. Resta viva una Costituzione che per quasi settant’anni ci ha garantito diritti e doveri, resta viva una carta costituzionale “accusata” di tutto in queste settimane. Incluso l’immobilismo. L’errore più grande commesso dal premier uscente, che ha pagato l’arroganza di voler dividere il Paese sull’unica cosa che ci ha uniti finora.

Da oggi si riparte. Si dimette un Presidente del Consiglio che con altre riforme ci ha tolto quelle poche tutele ancora rimaste sul lavoro, ha continuato l’opera di smembramento della scuola pubblica iniziata dal governo Berlusconi, ha dimostrato la sua incapacità nello scrivere le riforme, considerando anche l’incostituzionalità della riforma della Pubblica Amministrazione bloccata da una sentenza della Corte Costituzionale di pochi giorni fa. Questo governo se ne va lasciando una scia di mancette elettorali che non sono bastate a convincere gli italiani che ogni giorno, con fatica, devono lavorare per garantire il meglio alla propria famiglia e ai propri figli.

Ora sbrighiamoci a fare subito una legge elettorale condivisa tra maggioranza ed opposizioni e lasciamoci alle spalle questa pessima legislatura."

E sempre per Alternativa Libera interviene Samuele Segoni, dichiarandosi sorpreso dall'esito referendario:


“Questo popolo italiano riesce sempre a stupirmi. Stavolta, per fortuna, in positivo. Mi aspettavo vincesse il No, ma non mi aspettavo certo un’affluenza così alta. Abituati a referendum abrogativi e ad elezioni varie dove si raggiunge a stento il 50% di affluenza, spesso si commette l’errore di paragonare il popolo italiano ad un gregge di pecore. Popolo italiano, ti chiedo formalmente scusa: quando si è trattato di difendere la Costituzione più bella del mondo, hai capito e ti sei mobilitato in massa”.

“Questo – conclude l'esponente di Alternativa Libera - è un grosso stimolo per chi, come me, sta investendo le proprie energie nel creare un’Alternativa, un progetto degno di far uscire le persone di casa per andare a votarlo. Per fortuna come Alternativa Libera siamo ancora in tempo: siamo nel pieno della nostra fase costituente e stiamo proprio dando vita, in maniera condivisa e partecipata, al nostro programma politico. Per chi come me ha già deciso da anni che la politica è solo una parentesi e non sarà la propria professione, c’è in ballo qualcosa di molto più arduo e nobile: la creazione di un quadratino su una scheda elettorale per cui valga la pena uscire di casa e mettere una X”.

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