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"La politica della non integrazione per alimentare paure e incertezze". Il Pd attacca il governo Ghinelli

La chiusura della Casa delle Culture, ma prima ancora l'uscita dal sistema Sprar e poi la sospensione delle attività volto all'accoglienza e sostenute dalla Fraternita dei Laici. Su questi temi che riguardano il comparto della vita sociale...

La chiusura della Casa delle Culture, ma prima ancora l'uscita dal sistema Sprar e poi la sospensione delle attività volto all'accoglienza e sostenute dalla Fraternita dei Laici.

Su questi temi che riguardano il comparto della vita sociale cittadina si è espresso il Partito Democratico di Arezzo.

Il coordinamento provinciale in accordo con i colleghi comunali hanno fatto il punto su quelle che sono state le ultime manovre del governo Ghinelli.

Una presa di posizione chiara e dura che non ha certo mancato di porre l'accento su alcuni episodi e scelte che nelle scorse settimane hanno infiammato il dibattito politico.

"Le scelte che il Comune di Arezzo sta prendendo rispetto alle tematiche dell'integrazione, sono solo guidate dalla volontà di alimentare paure e incertezze.

Vogliono far credere che noi non ci rendiamo conto delle difficoltà che esistono anche nel nostro territorio, vogliono far credere che non avvertiamo le difficoltà lamentate dagli abitanti di alcuni quartieri della nostra città. Si sbagliano, noi ce ne interessiamo, loro ci lucrano mantenendo i toni di una eterna campagna elettorale.

Sanno benissimo che riducendo i servizi, smembrando una rete di solidarietà non otterranno altro risultato che non sia peggiorativo. Eppure lo fanno.

Noi proponiamo idee, quelle che già funzionavano e altre ancora. E allora ci chiediamo: come mai il nostro Comune non ha intenzione di impiegare i richiedenti asilo in attività di volontariato per il decoro della città? La Regione promuove queste iniziative.

C'è stata una chiara volontà di smettere di governare direttamente l'accoglienza uscendo dal progetto Sprar e sospendendo l'attività della Fraternita. Con la Casa delle Culture chiude un luogo in cui gli stranieri imparano la lingua italiana e le regole del territorio. Dove è la volontà di controllo sociale, di governo dei fenomeni che creano insicurezza, di prevenzione di fenomeni di estremismo e di violenza?

Ci siamo a lungo interrogati su quale vantaggio per i cittadini aretini é atteso da queste scelte.

Non lo abbiamo trovato. Vedere i migranti per strada, non impegnati nel volontariato, meno impegnati in corsi di italiano, accolti da soggetti che potrebbero non avere la qualità sociale della Fraternita, nonché far incontrare le associazioni di stranieri clandestinamente piuttosto che in in luogo pubblico come la Casa delle Culture, crea sicuramente più insicurezza per i cittadini ed anche, non vogliamo negarlo, più rischi oggettivi di devianze.

L'unico filo conduttore che leggiamo in queste scellerate politiche, è la volontà di lucrare sull'insicurezza, il rischio, la tensione sociale, scommettendo su un vantaggio elettorale.

La politica del tanto peggio tanto meglio. Dove il tanto peggio purtroppo riguarda la nostra città.

Sappiano i nostri amministratori che la rete della Casa delle Culture ormai è un'anima attiva che va oltre le loro decisioni politiche e che nonostante loro continueranno ad occuparsi di questa città e a favorire la crescita e l'inclusione".

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