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Il Coronavirus travolge oro, turismo e moda. 45 accordi per la cassa integrazione

Il mondo dell'economia e i sindacati fanno il punto su quella che è la situazione attuale per quanto concerne i settori produttivi maggiormente rappresentativi dell'Aretino

Franca Binazzi (Cna): "Situazione grave"

Franca Binazzi CNA Arezzo-2

"Le previsioni per il medio e lungo periodo sono grigie". A dirlo è Franca Binazzi presidente Cna Arezzo, nonché imprenditrice.
"Le aziende che operano, ad esempio, nel settore della moda stanno lavorando su commesse già vendute. Di fatto si tratta di ordini già avviati e per i quali, nonostante le difficoltà nel reperire minuterie e componenti che solitamente arrivavano dalla Cina, vengono portati avanti. Il vero punto interrogativo è quello che riguarda il futuro. Che cosa succederà nella prossima stagione?".

Un interrogativo legittimo visto che, durante la fashion week di Milano, alcune delle sfilate in calendario si sono svolte a porte chiuse, mentre numerosi importanti buyer esteri hanno disertato l'appuntamento a causa dell'allerta.

"I dati sono eloquenti e fanno chiarezza. Il tessuto produttivo artigiano della provincia di Arezzo registra danni che aggravano una situazione che mostrava già a gennaio segnali di difficoltà. Gli ordini per la prossima stagione saranno uguali a quella precedente? Riusciremo ancora a lavorare a pieno regime? - si domanda la presidente Binazzi - L'augurio ovviamente, è che tutto possa risolversi al meglio ma i timori rimangono. E questo anche in considerazione del fatto che alcuni grandi marchi non stanno rilanciando sul mercato. Un atteggiamento di cautela, sicuramente, ma che mette in forte crisi tutto il comparto".

Gli scenari post apocalittici delle scorse giornate, dove anche ad Arezzo si è assistito ad un assalto collettivo ai supermercati e uno svuotamento di negozi e centri di aggregazione, continuano a tenere banco anche in queste ultime ore.

"Un comportamento davvero irrazionale e incomprensibile - continua la presidente - Allarmante sono invece i negozi vuoti. I danni al commercio si ripercuoteranno anche sull'impresa, sugli artigiani e sui piccoli produttori. Se un'attività non vende non c'è bisogno di rifornimenti, di nuova merce e dunque, chi produce non può farlo perché manca la domanda. In queste ultime settimane ci sono anche numerose realtà, titolari di appalti presso strutture pubbliche, che non riescono a lavorare per via degli impedimenti e restrizioni previste. Sono tutti aspetti che sommandosi creano uno scenario futuro davvero molto incerto e poco sereno".

I nodi saranno sciolti soltanto nelle prossime settimane visto che, secondo gli esperiti, un primo bilancio dello "tzunami Coronavirus" potrà essere stilato tra una decina di giorni. Quelli che invece sono già quantificabili sono i numeri legati alla sospensione o riduzione delle attività aziendali per effetto dell'emergenza in atto.

"Dall’8 gennaio al 26 febbraio sono stati stipulati presso l’Ente Bilaterale dell’Artigianato di Arezzo ben 45 accordi sindacali finalizzati alla richiesta di interventi di integrazione salariale per 263 dipendenti, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2019. Non sorprende constatare che i settori più colpiti sono il tessile-calzature-abbigliamento con 22 accordi (50% del totale) e l’oreficeria con 12 (oltre il 25% del totale). Seguono la metalmeccanica 7, alimentari e panificazione 2, legno 1 ed estetica 1. Un dato che a livello regionale ieri ha toccato quota 274 domande".

Il punto di osservazione è quello del comparto artigiano che, non potendo beneficiare di ammortizzatori sociali ordinari come nell’industria, dispone di un Fondo ad hoc (F.S.B.A., Fondo di Solidarietà Bilaterale dell’Artigianato) che assiste attraverso forme di integrazione salariale le aziende e i dipendenti nei momenti di fermo o contrazione della produzione come accade in questi giorni.

"La gravità della situazione è tale - conclude la presidente Cna Arezzo - per cui le parti sociali dell’artigianato hanno sottoscritto un accordo interconfederale nazionale che introduce un ulteriore specifico intervento di integrazione del reddito pari a 20 settimane per i casi di sospensione delle attività lavorative interessate dal covid-19 sull’intero territorio nazionale e quindi non solo le zone rosse. E' stato chiaro fin da subito quanto fosse importante attivare interventi immediati per limitare i danni che l'emergenza sta producendo alle nostre attività, non circoscrivendo gli interventi alle sole imprese che operano nei territori sotto emergenza sanitaria. Di fronte ad una situazione che è in continua evoluzione, vanno attuate, nel minor tempo possibile, tutte le misure necessarie per la salvaguardia delle aziende e dei lavoratori".

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