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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Eseguivano tamponi nel periodo più buio della pandemia, oggi sono a processo per una scatola di rifiuti sanitari

Il personale sanitario addetto al drive through del Baldaccio (attivo per due settimane nell'ottobre 2020) è finito a processo con l'accusa di aver abbandonato rifiuti speciali pericolosi. Buste esterne dei tamponi, mascherine e guanti furono ritrovati dopo la chiusura del punto prelievi nel parcheggio

Sono finiti a processo con l'accusa di "abbandono ne suolo pubblico di rifiuti speciali pericolosi". Per quattro operatori sanitari (un medico, due infermieri e una oss) che hanno svolto la loro attività nel punto tamponi del parcheggio Baldaccio proprio nei mesi in cui la seconda drammatica ondata della pandemia si abbatteva sull'Italia, si apre oggi il procedimento giudiziario. 

I quattro sarebbero rei di aver lasciato una scatola di medie dimensioni contenente rifiuti ritenuti pericolosi all'interno del parcheggio che ospitò il drive through prima che venisse trasferito a Indicatore. Ma quali erano questi rifiuti? Sostanzialmente un paio di "guanti in lattice monouso blu", alcune "mascherine ffp2 bianche" e "involucri per tamponi orofaringei", ovvero le buste dalle quali venivano estratti i tamponi sterili. 

La denuncia fu fatta da un cittadino il 29 ottobre 2020, quattro giorni dopo il trasloco del punto prelievi (in funzione all'interno del Baldaccio dal 12 al 25 ottobre). 

Così i sanitari, impegnati in quei giorni in turni impegnativi, che li vedeva eseguire decine e decine di tamponi, rischiando personalmente il contagio, sono finiti a processo. La procura infatti aprì un fascicolo sulla vicenda e la pm Laura Taddei formulò l'ipotesi di abbandono dei rifiuti ritenuti pericolosi. Secondo l'accusa il personale sanitario non solo produsse quei rifiuti, ma non ne avrebbe assicurato la "custodia" necessaria per i rifiuti di quel genere. 

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