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Cronaca

Aiuti di Stato Covid ad aziende in liquidazione (prima della pandemia) e a condannati per mafia

La scoperta della Guardia di Finanza di Arezzo che ha segnalato 26 posizioni irregolari, denunciando chi ha incassato oltre 4mila euro di contributo. E c'è anche chi ha ottenuto 25mila euro

Scoperte 26 aziende del territorio aretino che hanno usufruito di contributi statali senza averne diritto. Tra queste ce ne sono ben 13 che hanno ricevuto aiuti di Stato nonostante fossero in liquidazione prima della pandemia. E i rappresentanti legali di altre 5 sono stati "graziati", perché dopo aver fatto richiesta sono tornati sui loro passi, restituendo quanto ottenuto con gli interessi. Altri 6 imprenditori, inoltre, hanno ottenuto i finanziamenti nonostante condanne per gravi reati o interdittive anti-Mafia. Altri 7, infine, sono stati individuati come illegittimi percettori di una misura di sostegno post evento calamitoso, a seguito del quale le loro aziende non avevano subito cali di fatturato. Le somme indebitamente ottenute variano dai mille ai 25mila euro, riguardano soprattutto i settori alimentare, della ristorazione, del commercio al dettaglio e immobiliare. Le multe che farà l'Agenzia delle Entrate variano dal 100% al 200% di quanto indebitamente ottenuto. Quindi fino a 50mila euro a testa. I controlli sono stati effettuati dai finanzieri del comando provinciale di Arezzo che in questi giorni stanno effettuando un monitoraggio su tutte le risorse pubbliche impiegate per attenuare le conseguenze della crisi economica post Covid. E come spiega il tenente colonnello Andrea Esposito, comandante del nucleo di Polizia Economica e finanziaria, ci sono stati tre fronti di irregolarità accertate.

Associazione mafiosa, traffico di droga e truffa aggravata

Il primo riguarda i contributi a fondo perduto (denaro senza obbligo di restituzione) messi a disposizione dal governo sin dall’inizio della fase emergenziale, prima con il decreto Rilancio e poi con le varie edizioni dei decreti Ristori e Sostegni. I contributi sono stati erogati nei confronti di una vasta platea di imprese e professionisti della provincia di Arezzo, commisurati al calo del fatturato registrato per la pandemia. Ma come tutte le erogazioni pubbliche sono precluse ai condannati per gravi reati e alle aziende colpite da interdittive antimafia (come previsto dal codice antimafia). Per i 6 casi aretini si segnalano, tra le motivazioni che hanno portato all'attività delle Fiamme gialle, le condanne per associazione di stampo mafioso, traffico di stupefacenti e truffa aggravata. Grazie all’incrocio delle informazioni acquisite dalla prefettura con gli elementi ricavati dalle banche dati, sono state setacciate centinaia di posizioni, individuando i 6 imprenditori che hanno avuto accesso al denaro statale, senza averne titolo per la presenza di gravi condanne e interdittive antimafia.

Le aziende già in liquidazione

Ci sono poi i casi delle aziende che hanno presentato l’istanza, pur essendo “in liquidazione” prima della dichiarazione dello stato di emergenza, la "fotografia economica" su cui gli inquirenti si basano risale infatti al 31 gennaio 2020. Secondo la normativa in vigore e le circolari dell’Agenzia delle entrate via via emanate, il contributo non spetta alle aziende che siano sottoposte alla procedura della liquidazione, condizione che prelude all’interruzione dell’attività. Le imprese “in liquidazione” che hanno indebitamente richiesto il contributo, alla fine, sono risultate ben 18. Tuttavia, non appena avviati i controlli, 5 di queste hanno spontaneamente restituito le somme, comprensive di interessi e sanzioni.

Post alluvione

Infine, l'ultimo tipo di irregolarità è quella di chi ha presentato l’istanza, dichiarando non correttamente di avere il domicilio fiscale o la sede operativa nel territorio di comuni colpiti da eventi calamitosi (alla data del 31 gennaio 2020), circostanza che permette di ottenere le erogazioni, prescindendo dal requisito del calo del fatturato. Il riferimento è sorattutto all'alluvione che ha colpito la provincia nel luglio 2019. Sono 7 le posizioni risultate illegittime, tutte scoperte nel Casentino, a seguito degli accertamenti condotti dalla tenenza di Poppi, con il coordinamento del gruppo di Arezzo.

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