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L'ex custode delle Caselle: "44 anni in dialisi, il mio caso è una rarità. Un sogno? Cure self service"

Bruno Palmieri esce allo scoperto per raccontare la sua storia in prima persona. E per avanzare una richiesta all'azienda sanitaria

"Beh, la mia vita è particolare. Non facile. Ma so bene che essere arrivato a 55 anni, nelle mie condizioni, rappresenta una vera rarità. E non posso essere che grato ai medici che negli anni mi hanno seguito e alla Asl. L'8 febbraio scorso ho festeggiato questo strano compleanno: 44 anni in dialisi".

La storia di Bruno Palmieri

Bruno Palmieri, ex custode del palasport delle Caselle di Arezzo, residente nel comune di Capolona, esce allo scoperto per raccontare in prima persona il suo caso dopo la nota dell'azienda sanitaria Toscana Sud Est dei giorni scorsi. Quello che ha da poco tagliato è un traguardo ragguardevole, considerando che la speranza di vita per una persona che inizia la dialisi è di 10-15 anni al massimo. Va detto che spesso si tratta di persone in età avanzata, mentre Bruno era poco più che un bambino quando ha avviato questo percorso di cura in ospedale. "Era il 1979 quando mi sono sottoposto per la prima volta alla terapia, che da allora è diventata compagna di vita. Sedute da 4 ore il lunedì, mercoledì e venerdì. Per 52 settimane l'anno. Per 44 anni. Col sole o con la neve, sempre. Per questo - aggiunge - vorrei cogliere l'occasione per avanzare una richiesta. Per questo compleanno così particolare vorrei in regalo la libertà. Certo, non posso essere libero dalla terapia, non avendo reni funzionanti. Ma mi piacerebbe almeno decidere quando farla. Magari in orari o giorni diversi da quelli prestabiliti. Vorrei poter spezzare questa routine, visto che in altre province, Firenze ad esempio, questa possibilità esiste".

Bruno racconta una vita segnata dalla malattia, il morbo di Prune-Belly, l'impossibilità di sottoporsi a un trapianto di reni, e la conseguente dipendenza dai macchinari per la dialisi per sopravvivere. "Avevo 11 anni quando ho iniziato e non ho ovviamente mai smesso di usarli. Però ho potuto lavorare, prima della pensione ero dipendente comunale. Per 23 anni ho fatto il custode al palazzetto delle Caselle. Sono andato in vacanza, anche all'estero: l'importante era prenotare con largo anticipo le sedute di dialisi nel luogo di soggiorno. Non voglio lamentarmi di quello che mi è toccato in sorte, l'unica cosa che mi è mancata davvero - però - è la libertà di scegliere quando poter fare la terapia".

Le parole del dottor Ennio Duranti

La storia di Bruno è indissolubilmente legata a quella del dottor Ennio Duranti, specialista in Nefrologia, andato in pensione dal maggio 2018 dopo una vita spesa al servizio della Asl di Arezzo prima e della Toscana Sud Est poi. Dal 2012 al 2018 è stato primario di Nefrologia e Dialisi dell'ospedale San Donato. "Me la ricordo la prima visita di 'Brunino', aveva 11 anni. Direttamente o indirettamente, l'ho sempre seguito e con lui sono in ottimi rapporti. Il traguardo che ha tagliato, 44 anni da dializzato, è un evento più unico che raro. E certamente parete del merito va alla dialisi di Arezzo, che è sempre stata all'avanguardia, per strategie mirate, tecnologie, macchinari. Le direzioni aziendali che si sono succedute hanno avuto sempre riguardo per questa realtà", spiega il dottor Duranti. Che sul caso di Bruno Palmieri aggiunge: "Io spero che quanto Bruno chiede si possa realizzare. Nell'Aretino ci sono attualmente circa 300 dializzati e le strutture ospedaliere pubbliche, tra capoluogo e provincia, sono quasi alla saturazione. Immagino che i pazienti meno a rischio, come Bruno, possano servirsi anche di altre strutture, per riuscire a rendere più agevole il lavoro in ospedale. Io do la mia disponibilità come medico, le strutture private ad Arezzo ci sono, manca solo una convenzione con la Asl. Sarebbe un servizio in più per i cittadini". "Sarebbe bello - conclude infine Bruno - poter essere svincolato dall'obbligo di dialisi ogni due giorni, ad orari prestabiliti. Potrei anche decidere di sottopormi ad una terapia di 5 giorni a settimana di 2 ore e mezzo, anziché di tre giorni ma di 4 ore. Sarebbe per me meno faticoso".

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