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Martedì, 30 Aprile 2024
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Sagre, un fenomeno fuori controllo in Casentino

“Arezzo ha appena approvato il nuovo regolamento comunale sulle sagre, i Comuni del Casentino dovrebbero seguire l’esempio del capoluogo perché nella vallata il fenomeno è fuori controllo”. Lo afferma il presidente della delegazione casentinese...

“Arezzo ha appena approvato il nuovo regolamento comunale sulle sagre, i Comuni del Casentino dovrebbero seguire l’esempio del capoluogo perché nella vallata il fenomeno è fuori controllo”. Lo afferma il presidente della delegazione casentinese di Confcommercio Adelmo Baracchi.

“Nel 2015 abbiamo calcolato che, da luglio a settembre, ogni fine settimana in Casentino sono state organizzate una media di sette sagre in contemporanea. Davvero troppe, se si pensa che in quelle occasioni il fatturato di ristoranti e pizzerie si riduce di almeno il 30%, proprio nella stagione in cui si dovrebbe lavorare di più anche grazie alla presenza dei turisti”, prosegue Baracchi.

“In alcune località le sagre, quelle vere e genuine, sono eventi che richiamano molta gente e portano benefici a tutti, locali compresi”, precisa il presidente dei commercianti, “e ci sono diversi Comuni che si sono dotati di un regolamento specifico sulle sagre. Pratovecchio-Stia, ad esempio, così come Chitignano e Castel Focognano. Purtroppo altri Comuni, compresi i più grandi di Bibbiena e Poppi (oltre a Castel San Niccolò , Ortignano Raggiolo, Chiusi della Verna, Montemignaio, Talla), ancora non lo hanno e lasciano proliferare eventi di ogni tipo, a discapito delle imprese della ristorazione che sono le uniche a creare vera occupazione e ricchezza”.

Confcommercio invita quindi le Amministrazioni casentinesi che non lo avessero ancora fatto a dotarsi al più presto di un documento per disciplinare il calendario delle sagre e riconoscere quelle ‘vere’ dalle ‘false’. “Lo abbiamo chiesto anche lo scorso anno, con una lettera indirizzata a tutti i Sindaci, ma la maggior parte non ci ha neppure risposto”, racconta Adelmo Baracchi, “eppure basterebbe solo un po’ di buona volontà per ordinare la materia, meglio se con il coordinamento e la spinta dell’Unione dei Comuni, magari ispirandosi proprio ai criteri individuati dall’Unione nel protocollo “Sagra Saggia”, che non si sa più che fine abbia fatto. Dovrebbero essere consentite solo le sagre radicate nella tradizione, incentrate intorno ad un prodotto o ad un menù fortemente tipico, che reinvestono il ricavato per valorizzare la propria comunità, ad esempio restaurando monumenti o attività sociali. Tutto il resto delle sagre è spesso attività di somministrazione mascherata, chi vuole farla si rassegni e diventi imprenditore, pagando gli oneri previsti. “Stesso mercato, stesse regole” è il nostro motto e deve valere per tutti”.

Confcommercio è decisa ad abbracciare una posizione dura contro gli eventi “mascherati” da sagra. “Vigileremo su ogni evento e laddove riscontrassimo qualche anomalia faremo segnalazioni alle autorità competenti, Asl e Guardia di Finanza in primis. Amplieremo quindi l’idea di una task force per la vigilanza che è partita da Arezzo. È un atto dovuto anche nei confronti dei consumatori. La tutela della loro salute, così come il rispetto delle normative fiscali e la sicurezza dei lavoratori, deve valere per le nostre imprese così come per la somministrazione parallela”.

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