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Martedì, 30 Aprile 2024
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Il sindaco di Sestino scrive a Mattarella e Renzi: "Cordoglio per Albertazzi, ma l'attore non si è mai ravveduto per la fucilazione di Manini"

E' il sindaco di Sestino Marco Renzi a prendere carta e penna e scrivere una lunga lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Renzi. In questo modo ha voluto spiegare le ragioni che hanno portato la pubblica...

E' il sindaco di Sestino Marco Renzi a prendere carta e penna e scrivere una lunga lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e al premier Renzi. In questo modo ha voluto spiegare le ragioni che hanno portato la pubblica amministrazione della Valtiberina a prendere le distanze dal cordoglio nazionale per la scomparsa di Giorgio Albertazzi.

Già in occasione di una delle ultime visite dell'attore ad Arezzo, da Sestino si era levato l'appello affinché chiedesse pubblicamente scusa per la fucilazione del partigiano Ferruccio Manini. Di seguito riportiamo la lettera firmata dal sindaco di Sestino Marco Renzi. Egregi Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, impossibile non esprimere cordoglio per la morte dell'attore Giorgio Albertazzi. Come è altrettanto impossibile non provare sdegno per un uomo di cultura che non ha mai voluto accettare i propri errori, fossero anche uno solo. C'era la guerra, d'accordo, e stare da una parte o dall'altra era un obbligo. Quindi anche Giorgio Albertazzi, sottotenente della Legione Tagliamento, stava dalla sua parte. Qui, a Sestino in provincia di Arezzo, il 28 luglio 1944 comandò il plotone d'esecuzione che portò la morte al giovane diciottenne Ferruccio Manini, reo di aver disertato e di esser stato accolto tra i “ribelli della montagna”. Era la guerra, dunque, e così è stato. Quel giorno il giovane Manini fu visto attraversare il paese scortato da militi armati al comando del sottotenente Giorgio Albertazzi in direzione del cimitero. Il percorso si compì quasi in silenzio, lentamente, istanti interminabili: qualche persiana si chiudeva al passaggio, i bambini, curiosi, scrutavano da lontano. Pantaloni corti e camicia bianca, il giovane forse immaginava cosa sarebbe accaduto. Era giunto l'ordine dal comando ma il capo del presidio di Sestino, il tenente Pesaresi, si rifiutò. Era un ragazzo, avrebbe compiuto diciannove anni il mese successivo. Così, fu il sottotenente Albertazzi a prendere in mano la situazione. Giunti sul luogo del martirio, sopraggiunse il parroco che confessò Ferruccio e poco dopo, per ordine dello stesso Albertazzi, partì la gragnuola di colpi lasciando segni sul muro di cinta del cimitero, segni di proiettili visibili ancora oggi. La fucilazione era avvenuta e, pochi istanti dopo, un solo colpo, il colpo di grazia, inferto dallo stesso Albertazzi. Da parte del noto attore mai una parola o un segno di ravvedimento. Negando persino di aver compiuto quel gesto. La montagna, però, ha la memoria lunga e un intero paese lo ha sempre saputo e tramandato attraverso le parole dei testimoni oculari. Fu lui a compiere la barbarie nei confronti di un giovane innocente. Ora però non è più tempo e non possiamo che dimostrare alle future generazioni che di errori la storia è piena e quel fiore che manca sulla lapide che ricorda la fine di Ferruccio Manini lo porteremo noi così come non faremo mancare un fiore sulla tomba di quel grande artista che ha avuto timore della propria ombra. Un piccolo fiore, lontano dalle luci della ribalta, perché l'uomo sa anche perdonare e sperare in un mondo migliore. Il Sindaco di Sestino Marco Renzi

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