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Due studenti americani ad Arezzo per sviluppare il prototipo di esoscheletro robotico per la mano

Reese M. Laferriere e Logan C. Adams, due cadetti della Virginia Military Institute (VMI) di Lexington, negli Stati Uniti, hanno trascorso dieci settimane nella nostra città, presso i laboratori di Arezzo Innovazione, centro per l’innovazione e il...

Reese M. Laferriere e Logan C. Adams, due cadetti della Virginia Military Institute (VMI) di Lexington, negli Stati Uniti, hanno trascorso dieci settimane nella nostra città, presso i laboratori di Arezzo Innovazione, centro per l’innovazione e il trasferimento tecnologico che possiede laboratori per la stampa 3D e software per la prototipazione. Il soggiorno in città degli studenti di ingegneria meccanica è stata possibile grazie alla collaborazione tra l’Agenzia per la Mobilità Internazionale Age.Mob, rappresentata da Luigi Pallotti e Dana Pesova, e il prestigioso VMI di Lexington.

La permanenza dei due cadetti presso gli spazi attrezzati di via Spallanzani ha consentito lo svolgimento di attività di progettazione e test di tecnologie robotiche “soft” con finalità didattiche e di scambio internazionale. Dal progetto è nato un prototipo di esoscheletro robotico per la mano in materiali flessibili quali siliconi e tessuti e alimentato con aria compressa. Questi materiali e tecnologie appartengono a una recentissima branca della robotica, denominata robotica soffice, o “soft robotics”, che si prefigge il compito di creare robot intrinsecamente sicuri per l’uomo pur mantenendo elevate prestazioni e funzionalità.

L’esoscheletro robotico è in grado di prelevare i segnali muscolari “mioelettrici” dall’utente per convertirli in comandi di azionamento. Una volta azionato, il guanto robotico è in grado di aumentare la forza di presa, permettendo una manipolazione più salda di oggetti. Ovviamente il progetto non si è spinto oltre la fase prototipale, ma è probabile che in futuro questa collaborazione permetta ulteriori sviluppi di queste tecnologie.

I due studenti americani sono stati supportati da tutor del nostro territorio, con esperienza pluriennale nel settore, quali Leonardo Cappello e Leonardo Rongione. Il primo è un ingegnere e ricercatore di biorobotica recentemente tornato da Harvard per dedicarsi alla ricerca sulla robotica protesica alla Scuola Sant’Anna, mentre il secondo è un esperto di tecnologie innovative con solida esperienza di stampa 3D e prototipazione meccanica.

Da parte americana invece gli studenti sono stati seguiti e preparati per l’esperienza dal loro professore e sviluppatore del progetto, Jay Sullivan, membro del Dipartimento del Mechanical Engineering della VMI. Il progetto è stato finanziato dal VMI Summer Undergraduate Research Institute (SURI) e dal Dipartimento del Mechanical Engineering del VMI.

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