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VIDEO | Ospedale di comunità: il primo d'Italia è quello di Foiano. Rossi: "Scelta lungimirante e oggi priorità del Pnrr"

na storia che è stata ripercorsa anche durante l’edizione 2021 del Forum Risk Management in sanità, durante uno dei tavoli tematici organizzati nell’ambito dell’evento a carattere nazionale in corso all’Arezzo Fiere e Congressi

Era il 1997 quanto per la prima volta venne coniato il termine ospedale di comunità. Su iniziativa dell’allora direttore della medicina di comunità della fu Asl 8 di Arezzo, Pier Luigi Rossi, venne dato conto di una struttura che fino ad allora non aveva uguali in nessuna regione italiana. Un luogo a metà strada tra l’ambulatorio, la degenza domiciliare e il nosocomio, dove i cittadini avrebbero potuto trovare risposte puntuali e precise. Oggi, ogni vallata della provincia di Arezzo conta su uno spazio atto a questo genere di cure ma il percorso per arrivarvi non è stato affatto banale. "Avevo capito - spiega Pier Luigi Rossi - che la salute la si difende anche con sistemi d’intervento integrati che vedano un coinvolgimento diretto delle strutture, medici e famiglia. Quanto ero direttore della medicina di comunità per la Asl 8 venni a sapere che a Foiano stava per essere chiuso l’ospedale e da lì trassi l’ispirazione per indicare quel luogo come una struttura che avrebbe assolto un ruolo cruciale per la collettività”.

Una storia che è stata ripercorsa anche durante l’edizione 2021 del Forum Risk Management in sanità, durante uno dei tavoli tematici organizzati nell’ambito dell’evento a carattere nazionale in corso all’Arezzo Fiere e Congressi. “La manifestazione - ha spiegato il patron del Forum Risk, Vasco Giannotti - si avvale della partecipazione di esperti provenienti da ogni angolo della Penisola. I tempi odierni ci impongono una seria riflessione sul tema dei servizi alla persona. Riflettere sull'innovazione in questo ambito è di cruciale importanza perché così possono essere indicate soluzioni di valenza più ampia spingendo verso quella che io ho chiamato una nuova rivoluzione. La Toscana è stata sempre una regione con idee avveniristiche e la testimonianza è fornita anche dall’intervento di oggi del dottor Rossi che, documentazione alla mano, ricorda come già 24 anni fa si parlava di ospedali di comunità, strutture sulle quali anche il governo sta attualmente investendo nel piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr)”.

Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza viene dedicato ampio spazio alla lezione che la pandemia ha impartito in merito all’importanza delle cure domiciliari e sanità territoriale. Nelle tre “componenti” del Pnrr dedicate alla salute, la prima è dedicata all’organizzazione territoriale della sanità in Italia, a cui vengono assegnati 7 miliardi di euro, sul totale dei 15,6 mld della Missione 6 Salute. Per la salute, una delle riforme riguarda proprio la sanità territoriale, che avrà quindi un suo versante legislativo e regolamentare a partire da un “Contratto istituzionale di sviluppo” che il Pnrr prevede tra aprile e giugno 2022. Tre i livelli di assistenza a cui saranno assegnate risorse: oltre a quello ospedaliero, si trovano le cure domiciliari e la telemedicina, poi le case di comunità e gli ospedali di comunità. Per questi ultimi si parla di 380 strutture da realizzare ed imprentare e dove potranno essere fornite prestazioni di breve degenza e di transizione.

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