Estro e talento da unire a qualche gol decisivo. Filippo Guccione è stato ingaggiato per questo, per portare freschezza alla manovra e limare uno dei difetti che la squadra aveva lasciato trasparire anche l'anno scorso, cioè la concretezza offensiva. 31 anni da compiere a novembre, reduce da quattro stagioni da profeta in patria con il suo Mantova, mancino, è un giocatore che come quasi tutti gli esterni offensivi di oggi, ama giocare a piede invertito. Bravo sulle palle inattive, predilige guardare la porta avversaria piuttosto che ripiegare a difesa della propria.

I numeri dicono che nel suo ultimo ciclo personale, in biancorosso, ha messo insieme 132 presenze con 45 gol e 26 assist: ottime le prime due annate (promozione in C e decimo posto nel torneo successivo con 29 reti in totale), un po' meno sfavillanti le seconde due (15esimo posto e retrocessione dopo i playout con 12 reti complessive), fino alla separazione tutt'altro che indolore.

Guccione è un calciatore che ha fatto la D, la C2 e la C unica, che era sceso addirittura in Eccellenza per ritrovare se stesso e la voglia di giocare. Periodo non facile per lui tra il 2014 e il 2016, da cui è riemerso grazie alla Pro Sesto (26 gol in due campionati di D). Partire dalla destra per tagliare dentro al campo è il suo movimento naturale ma in carriera è stato utilizzato anche da trequarti e seconda punta. Una duttilità che potrebbe tornare buona nel caso Indiani volesse cambiare vestito tattico in qualche gara.

"A Mantova era finito un ciclo - ha detto stamani Guccione - e il silenzio della società ha significato molto per me. Con l'Arezzo c'è stata una trattativa lampo, sono entrato in questo spogliatoio in punta di piedi, anche se tutti mi stanno facendo sentire importante. Sembra banale dirlo ma qui c'è un progetto vero che mi piace. Ogunseye? E' mantovano come me però non l'ho chiamato, so che può essere un obiettivo di mercato. Per quanto mi riguarda, ho firmato un biennale e spero di ripagare la fiducia del club facendo parlare il campo".