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VIDEO | Alternanza scuola-lavoro, la protesta di sindacati e studenti

Per i sindacati "non è accettabile che la presenza di studenti venga considerata al pari di lavoro subordinato vero e proprio"

Cgil, Cisl e Uil unite per manifestare per la sicurezza sul lavoro in seguito ai due drammi nei quali due studenti hanno perso la vita durante un percorso di alternanza scuola lavoro.

Questa mattina dalle 11 alle 13, un presidio era presente di fronte alla Prefettura di Arezzo. Le confederazioni nazionali hanno proclamato una settimana di iniziative per la sicurezza sul lavoro: "non c’è più tempo  in un Paese dove si contano tre morti sul lavoro al giorno. Tra questi, negli ultimi giorni, due ragazzi in percorsi di formazione".

L'obiettivo è quello di un dialogo con solo con i lavoratori ma anche con "stagisti, tirocinanti e ragazze e ragazzi che svolgono percorsi di apprendimento scuola/lavoro sul tema della sicurezza e sul diritto a vedere garantita l’incolumità di chi opera, come dipendente o studente impegnato in un percorso formativo di vario tipo, all’interno di un’azienda, un cantiere o qualsivoglia luogo di lavoro. È necessario potenziare e migliorare i controlli e garantire una formazione specifica, agli studenti, ai tutor e ai dipendenti già presenti in azienda con linee guida condivise su come operare in queste situazioni". Inoltre, per i sindacati "non è accettabile che la presenza di studenti venga considerata al pari di lavoro subordinato vero e proprio".

Nella provincia di Arezzo sono alcune migliaia gli adolescenti che frequentano le scuole superiori impegnati in percorsi di avvicinamento al mondo del lavoro. Esperienze importanti, per molti di loro, ma che a volte lasciano delusi. 

"L'esperienza di scuola lavoro - spiega Alessio Occhini della Federazione degli studenti - si è trasformata da un momento di formazione a lavoro gratuito. Lo dico per esperienza, perché io stesso ho partecipato a queste attività. E' un problema legato al sistema scolastico e a quello lavorativo, entrambi non sono in grado di offrire adeguate opportunità ai giovani".

"Nelle grandi aziende - spiega Silvia Russo - c'è una maggiore attenzione a questa problematica. In quelle più piccole invece si verificano con più probabilità i problemi. I ragazzi devono entrare nelle imprese per osservare e imparare, ma non devono essere considerate forza lavoro. E' anche una questione culturale: pensiamo infatti che sarebbe necessario affrontare anche i temi della sicurezza sul lavoro nelle ore di educazione civica". 

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