FOTO E VIDEO | Madonna del Conforto. Migliavacca e Delpini celebrano la messa solenne
La manifestazione della Madonna, che portò agli aretini la grazia e il conforto della liberazione dal flagello del terremoto sotto cui giacevano da quindici anni, avvenne la sera del 15 febbraio 1796 nella cantina di un ospizio dei camaldolesi
Arezzo è tornata a celebrare la Madonna del Conforto. Come ogni anno, la ricorrenza prende avvio con la novena una settimana prima per culminare nella messa pontificale svoltasi questa mattina, 15 febbraio, alle 10.30 nella cattedrale dei santi Piero e Donato al cui fianco si trova la cappella dove è custodita l'immagine sacra. Dalle 6 del mattino, come tradizione vuole, in centinaia di fedeli si recano in centro per sostare in preghiera ai piedi dell’immaginetta di terracotta invetriata raffigurante la Madonna di Provenzano.
A presiedere la messa pontificale è stato monsignor Mario Enrico Delpini arcivescovo metropolita di Milano. Al suo fianco nelle celebrazioni il vescovo diocesano Andrea Migliavacca, dal cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo emerito di Perugia-Città della Pieve, dal cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo metropolita di Firenze, Franco Agostinelli, emerito di Prato, Rodolfo Cetoloni, emerito di Grosseto, arcivescovo Riccardo Fontana, emerito di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, Luciano Giovannetti, Emerito di Fiesole. Presente anche il cardinale Ernst Simoni, della Diaconia di Santa Maria della Scala.
La manifestazione della Madonna, che portò agli aretini la grazia e il conforto della liberazione dal flagello del terremoto sotto cui giacevano da quindici anni, avvenne la sera del 15 febbraio 1796 nella cantina di un ospizio dei camaldolesi. Mentre tre artigiani, insieme con la cantiniera, pregavano genuflessi davanti a un’immaginetta di Maria, chiedendo la cessazione del terremoto, improvvisamente la videro diventare bianchissima e rilucente senza conservare traccia del nero fumo e dello sporco di cui si era ricoperta nel corso del tempo. Il vescovo Niccolò Marcacci riconobbe il prodigio consentendo il culto che divenne in breve una delle espressioni devozionali più intense della religiosità popolare.
