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30 maggio 1982, l'Arezzo in serie B. I ricordi di Gritti: "Gol e amicizia. Che annata"

A quarant'anni da quel pomeriggio di festa, il bomber ripercorre una stagione magica: "Terziani, Angelillo, un gruppo splendido, tifosi appassionati. La nostra fu una grande impresa"

Oggi è il vice allenatore di Gianpiero Gasperini all'Atalanta. Quarant'anni fa segnava il suo ultimo gol in amaranto nella partita contro la Paganese al Comunale: 30 maggio 1982, il giorno della promozione in serie B, un'impresa sportiva che ha fatto epoca. Tullio Gritti, classe 1958, era il bomber di una squadra amatissima, che l'anno prima aveva conquistato anche la Coppa Italia, con Antonio Valentin Angelillo in panchina e Narciso Terziani alla presidenza.

La cavalcata di quarant'anni fa la ricorda bene o il tempo ha ingiallito tutto?

Ho ancora addosso certe sensazioni. Partimmo senza essere i favoriti e restammo in testa dall'inizio alla fine nel girone sud, facendo risultato in ambienti caldissimi. Avevamo tutto per vincere: gruppo solido, allenatore bravo, società forte. Infatti andammo in B.

C'è qualcosa che non è stato ancora detto di Angelillo?

Racconto questo aneddoto che mi riguarda. Il mister arrivò al posto di Cucchi dopo la sconfitta di Rende, mi fece giocare le prime due partite e poi mi mise fuori. Mi disse che mi muovevo al contrario: “quando devi andare avanti vieni indietro, quando devi venire indietro vai avanti”.

Era vero?

Per me no, ma il mister era lui. Fatto sta che mi tenne in panchina per un mese, poi mi ributtò dentro con la Salernitana e non mi tolse più. Anzi, se prendevo una botta mi faceva: “vai a casa, riposati, basta che ti presenti al campo domenica”. L'importante per lui era che corressero Mangoni, Malisan e Vittiglio. Io dovevo fare gol.

Oggi che è un allenatore pure lei, cosa le è rimasto impresso di Angelillo?

Il suo occhio lungo. Conosceva il calcio, vedeva tutto e subito, sapeva se e cosa cambiare in campo. Era un intenditore vero.

arezzo promozione serie b 1982-2

E Terziani? Era veramente un presidente papà?

Per molti aspetti sì. Un grande presidente, un uomo che ricordo con affetto. Ma quando mi vendette al Brescia, poco dopo la promozione, ci rimasi malissimo.

Anche i tifosi.

Mi ricordo. Ero partito per le vacanze con la certezza di continuare ad Arezzo e di giocare in B. Mesi prima avevo addirittura rifiutato la A. Invece mi convocarono a Milano e mi dissero che dovevo andare. Ma Terziani non c'era, fece tutto il direttore sportivo Lamberti.

L'Arezzo prese diversi soldi.

Un miliardo, che servì anche per acquistare Traini e Sartori, i miei sostituti. Io mi ritrovai di nuovo in serie C, anche se a Brescia ho conosciuto una persona splendida come Franco Baribbi, un presidente per alcuni aspetti simile a Terziani.

Com'era Arezzo a quei tempi?

Una città meravigliosa. Un paio d'anni fa mi sono fermato a trovare Menchino, siamo andati a mangiare la bistecca in centro. Ho ritrovato l'Arezzo di quando ci vivevo. Nell'estate del 1981 sposai mia moglie Antonella mentre giocavo lì. Angelillo non voleva.

arezzo 30 maggio 1982 promozione serie b-2

E perché?

Perché era fine agosto, avevamo la Coppa Italia. Mi disse “se non fai gol, non ti mando alle nozze”. Segnai una doppietta alla Sangiovannese, un'altra al Montevarchi e allora mi lasciò andare. Abitavo a Santo Spirito, quando tornai dal matrimonio il quartiere aveva appena vinto la Giostra. Fu tutta una festa.

Qual era la forza di quella squadra?

La qualità. C'erano giocatori top in ogni ruolo. Pellicanò non a caso ha fatto una grande carriera, Zanin e Doveri sull'uomo erano due martelli, Zandonà era un libero tra i migliori in circolazione. Mangoni e Malisan ci davano equilibrio, Vittiglio apriva il gioco, crossava. Butti correva per due.

E Neri?

Menchino aveva una qualità impressionante ma deve ringraziarmi. Io facevo gol sui suoi assist e tutti davano i meriti a lui. A parte le battute, senza i miei compagni non avrei mai segnato con continuità. E vincemmo perché anche chi giocava meno aveva l'atteggiamento giusto.

Zero gelosie.

Mai. Carboni, Quercioli, Lombardo, Tassara, Moro erano sempre positivi. Il segreto fu questo.

Che sapore ha questo 30 maggio?

Il sapore della felicità e della nostalgia. Quanto tempo è passato, meglio non pensarci...

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