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La Fontana Campari, la campagna marketing più utile e geniale degli anni '30

Di trenta esemplari ne sono rimaste solo tre, di cui una a Chiusi della Verna. Volute da Campari portarono l'acqua nei centri rurali pubblicizzando l'azienda del celebre bitter

Erano gli anni '30 quando Davide Campari, figlio di Gaspare Campari creatore della famosa bevanda, avviò una campagna di marketing avveniristica per un'epoca dove le campagne pubblicitarie erano agli albori.
L'azienda poduttrice del famoso bitter si preparava a celebrare i 70 anni di attività quando Davide incaricò lo scultore fiorentino Giuseppe Gronchi di realizzare alcune fontane su tutto il territorio nazionale per l'approvigionamento pubblico dell'acqua. In quegli anni un'Italia, ancora a forte tradizione agricola nonostante gli interventi del regime fascista per incentivare il comparto industriale, non poteva ancora portare a tutte le abitazioni l'acqua potabile direttamente all'interno delle mura domestiche. E così in molti centri, soprattutto rurali, gli abitanti andavano con vari recipienti alle fontanelle pubbliche per rifonirsi.

L'idea di Campari

Davide Campari ebbe un'idea a dir poco geniale. Pensò ad un bene pubblico e primario per pubblicizzare la propria azienda e far conoscere il marchio del celebre bitter. Chiunque si fosse recato a quelle fontane, anche se analfabeta e impossibilitato a decifrare quella scritta, avrebbe comunque saputo che era merito di Campari se il suo paese e la sua abitazione potevano contare su quell'approvvigionamento. Incaricò così lo scultore Gronchi di realizzare un'opera in stile neorazionalista, in linea con i canoni estetici dell'epoca.

Erano gli anni '30 ed era inevitabile che l'opera dovesse portare lustro anche al Duce e al re. In alcuni casi infatti, oltre al bassorilievo da cui sgorgavano tre fontanelli, erano presenti sulle due colonne ai lati della strutture le teste scolpite di Mussolini e del re Vittorio Emanuele II. Figure che vennero poi rimosse dopo la guerra.

La fontana Campari di Chiusi della Verna

Oggi, in tutta Italia, sono rimaste solo tre fontane. A Brunate in provincia di Como, a Le Piastre in provincia di Pistoia e a Chiusi della Verna, proprio in provincia di Arezzo, sulla strada che porta al santuario. Quella in Casentino tra l'altro sulla sommità delle colonne riporta due teste generiche, una femminile e una maschile.

Un'opera che solo poco tempo fa è stata al centro di un restauro voluto da sette donne casentinesi attraverso fondi propri e una raccolta effettuata con mercatini, tombole e altre iniziative fino a raggiungere la crifra necessaria. Ancora oggi la fontana Campari di Chiusi è un pezzo di storia che parla non solo di un paese che stava cambiando e di un'industria, quella italiana, che stava scoprendo l'importanza del marketing.

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