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Sabato, 27 Aprile 2024
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I bastioni di Santo Spirito

L'ingresso iniziò a chiamarsi Santo Spirito, dal nome del monastero delle clarisse

Coloro che raggiungono il centro storico di Arezzo percorrendo via Vittorio Veneto, dopo il sottopasso ferroviario si trova di fronte due possenti edifici speculari. Sono ciò che rimane della cinta muraria del XVI secolo e di Porta Santo Spirito, l’ingresso cinquecentesco a sud-ovest, ma per gli aretini sono semplicemente i bastioni.

A Porta Santo Spirito faceva riferimento la più importante direttrice viaria che giungeva in città fin dal periodo etrusco, che in epoca romana divenne la consolare Cassia Vetus e attraversò il medioevo e tutti i secoli a seguire, fino ai nostri giorni, senza perdere mai di rilevanza. Possiamo considerare l’ingresso cittadino come l’erede di Porta Burgi o Porta del Borgo, che gli inizi del XII secolo si spalancava più o meno all’altezza dell’odierna via dei Pileati. Arezzo, in forte espansione, necessitava di nuove mura difensive e la porta fu trasferita nel periodo 1194-1200 quasi all’altezza dell’attuale incrocio tra via Garibaldi e Corso Italia. Con la signoria trecentesca dei Tarlati fu progettata una cerchia ancora maggiore, la più grande della storia della città. Il nuovo accesso a sud-ovest venne realizzato intorno al 1319 in un punto mai definito con precisione dagli studiosi, più o meno all’incrocio di via Vittorio Veneto con via Piave e via Leon Battista Alberti.

I bastioni di Santo Spirito

Fu in quel periodo che l’ingresso iniziò a chiamarsi Santo Spirito, dal nome del monastero delle clarisse che sorse nel 1261/62 non lontano dal Bastione di levante. Di fronte aveva l’ospedale di Santo Spirito, provvisto di portico meravigliosamente affrescato – secondo Giorgio Vasari nelle sue “Vite” del 1568 – da Spinello Aretino. Il complesso religioso fu costruito al posto del monastero di Santo Spirito de Strata, che invece si trovava a Saione, nei dintorni della chiesetta di Sant’Antonio Abate. 

Negli anni Trenta del XIV secolo anche questa porta, come le altre del perimetro tarlatesco, fu abbellita con una statua in pietra raffigurante la “Madonna con il Bambino”. Oggi la scultura è conservata nel loggiato superiore del Palazzo Comunale. Nel Cinquecento le tecniche militari e il modo di erigere le fortificazioni cambiarono. Sotto il dominio dei Medici, nel 1538, partì la costruzione di nuove mura. Erano più piccole delle precedenti, con sole quattro entrate e provviste di sette baluardi difensivi.

La zona di Santo Spirito fu quella che subì l’arretramento più consistente rispetto alla cinta dei Tarlati e la nuova entrata fu realizzata intorno al 1548/50. Monastero e ospedale omonimi vennero a trovarsi nell’area di passaggio della cinta e furono purtroppo demoliti. Nel Bastione di ponente si nota ancora la targa marmorea fatta collocare intorno al 1560, che cita il granduca Cosimo I dei Medici. In origine si trovava sopra la porta.

L’accesso alla città era provvisto di antiporto con un piano superiore utilizzato per accogliere i soldati, ma in seguito servì anche come deposito e persino come sala teatrale della Fraternita dei Laici nel XVIII secolo, abbinato al Teatro Grande delle Logge Vasariane. Quello di Santo Spirito, di dimensioni inferiori, veniva chiamato Teatro Piccolo ed era usato per spettacoli minori, come ad esempio quelli delle marionette. La situazione rimase immutata fino all’Ottocento, ma la modernità incalzava e l’arrivo della ferrovia, negli anni Sessanta, convinse gli urbanisti dell’epoca che le mura limitavano la voglia di svilupparsi della città. Cominciò così il discutibile – sarebbe meglio dire sciagurato – smantellamento, che proseguì per molti anni.

Porta Santo Spirito, ricordata anche come Porta Romana, fu rasa al suolo nel 1893 e al suo posto vennero realizzati, su progetto di Umberto Tavanti, due poderosi edifici con le facciate contrapposte e una barriera daziaria con cancello, intitolata a Vittorio Emanuele II. In alto, su quello orientale, si può ancora scorgere il nome del re scolpito. Per innalzare i due fabbricati si sfruttarono sia i brevi tratti murari non ancora distrutti, sia i materiali di recupero dagli abbattimenti già effettuati. Dalla demolizione si salvò pure un bell’arco, risistemato all’ingresso del santuario di Santa Maria delle Grazie.

Il bastione di levante è oggi sede del Quartiere di Porta Santo Spirito, uno dei quattro in cui è suddiviso il territorio durante la Giostra del Saracino, e del Circolo dei Ghibellini inaugurato nel 2003. Nel lato che guarda viale Michelangelo si notano la lapide con il numero dei caduti della provincia d’Arezzo per motivi bellici e una graziosa fontanella. Il bastione di ponente, già sala espositiva e per conferenze, dal 2013 è diventato il Museo del Quartiere. Al suo interno ospita le lance d’oro vinte, i costumi storici e i vecchi vessilli. Dal 2019 la piazzetta tra i due bastioni è intitolata a Edo Gori, indimenticato rettore scomparso nel 2005.

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