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Elezioni 2022

Ceccarelli: "Divisi si perde, è la regola. Da sconfitto dico buon lavoro a Nisini. Il Pd? Va rifondato"

Il candidato all'uninominale del centrosinistra: "Io indietro di 9 punti, M5S e Azione-Italia Viva insieme ne valgono 18, con il campo largo sarebbe stata un'altra storia. Letta non si ricandida, ma il prossimo segretario non può essere scelto dai capi-corrente"

Vincenzo Ceccarelli ha tentato il grande salto verso il Parlamento, ma non è andata bene. Capogruppo del Pd in consiglio regionale, ex assessore ed ex presidente della Provincia di Arezzo aveva accettato la sfida in estate, a seguito della prematura caduta del Governo Draghi. "In trenta giorni di campagna elettorale ho provato a portare il dibattuto sul livello territoriale, ma è stato difficile. Le dinamiche di voto sono state quelle del confronto nazionale", dice. "Certo speravo qualcosa di meglio, ma era una sfida in salita". I sondaggi prima del voto parlavano chiaro e alla fine tra Tiziana Nisini, candidata di centrodestra nel collegio di Arezzo all'uninominale e Vincenzo Ceccarelli, alfiere del centrosinistra, lo scarto è stato di 9 punti percentuali. In molti (oltre 3mila) lo hanno votato pur senza esprimere una preferenza per un partito della coalizione, ma non è bastato per tagliare il traguardo. "Accetto il risultato e faccio gli auguri di buon lavoro a Tiziana Nisini". 

Quali sono le ragioni del ko?

"A livello nazionale il Pd ha pagato la responsabilità del sostegno al Governo Conte bis prima e poi a quello Draghi, esecutivi che secondo me hanno dato opportunità importanti al Paese. Purtroppo quando si affronta una crisi, con l'attuale quadro internazionale così incerto, chi sostiene responsabilmente un Governo paga un prezzo. Ed è quello che è successo al Pd".

C'è rammarico per il mancato "campo largo"?

"La partita sarebbe stata diversa. Io sono sotto di 9 punti, Azione-Italia Viva e M5S ad Arezzo pesano per 18 punti. E' chiaro che il 'campo stretto' piuttosto che largo incide molto. Con un'alleanza più ampia la partita sarebbe stata diversa. Ma ora è inutile stare a dire se la colpa è di questo o di quello. La regola è così: divisi è più facile perdere".

Cosa pensa del futuro del Partito Democratico?

"Letta non resterà. Mi aspetto che il prossimo congresso non sia l'occasione per i capi-corrente di scegliere ancora una volta il segretario tramite un accordo. Il congresso deve servire per rifondare il partito, prima di trovare il nuovo segretario. Bisogna alscoltare le fasce della popolazione che più sono in sofferenza e che ormai non vedeno più nel Pd una speranza per il futuro. Bisogna ragionare di come ripartire. Sennò restiamo solo un partito di macina-segretari".

Quindi non si sbilancia su Stefano Bonaccini futuro segretario.

"Beh, se rispondo contraddico quello che ho appena detto".

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