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"Mia figlia disabile grave senza scuola per una settimana". Mamma Serena racconta la sua odissea

L'appello che lancia è rivolto al preside della scuola che frequenta affinché non le venga negato il diritto allo studio: "Serve confronto con le famiglie per trovare giuste soluzioni"

"Ci devono quanto meno delle spiegazioni, non possiamo accettare che a nostra figlia sia negato il diritto allo studio". Serena Pancioni il mondo della scuola lo conosce bene, perché fa l'insegnante. Sua figlia di 17 anni e con una grave disabilità invece ha vissuto lo studio a singhiozzo a causa della pandemia e oggi, nonostante le aperture previste anche dall'ultimo Dpcm, non è in classe.

"Quando ho visto l'annuncio sul sito della scuola non volevo crederci - spiega Serena Pancioni - mia figlia frequenta la prima al liceo Artistico di Arezzo e lì il preside ha scritto che le attività in presenza sono chiuse per tutta la settimana, anche per quelle che il decreto rende possibili, come per chi ha disabilità, quindi con la 104, oppure Bes, cioè quei ragazzi che hanno riconosciuto il bisogno educativo speciale. Mia figlia non può frequentare con la didattica a distanza, non ne ha le competenze minime necessarie, per questo insieme ad altre 29 famiglie fin da quando c'è questa pandemia abbiamo chiesto di poterli far studiare in presenza, con i loro professori di sostegno."

Serena è fortemente amareggiata, arrabbiata, "vedo che in altri istituti i ragazzi non hanno perso nemmeno un giorno di scuola e noi invece abbiamo dovuto accettare lezioni a singhiozzo, un giorno sì e uno no, settimane a casa prima che si attivasse la didattica in presenza per chi ne faceva richiesta e poi da soli, senza nemmeno un piccolo gruppo di compagni di classe ammesso, come invece fanno altre scuole nel rispetto del principio di inclusione scolastica. Perché?"

Fermo restano il contenuto del Dpcm, il dirigente scolastico mantiene il suo margine di autonomia prevista e per questo la gestione dei casi può differenziarsi da liceo a liceo, da un istituto all'altro. "Noi vorremmo quanto meno delle spiegazioni, un confronto per le soluzioni milgiori, delle motivazioni scientifiche per le quali non si può fare subito la didattica in presenza per mia figlia e per gli altri studenti che ne hanno fatto richiesta perché non possono fare dad a casa. Noi invece non siamo stati interpellati e non riusciamo a comunicare con lui."

"Mia figlia così perde tutto - continua Serena - invece sarebbe tanto felice di andare a scuola. Il senso del decreto è proprio quello che, coloro che non possono fare la Dad, abbiano la possibilità di andare in classe, certo valutando caso per caso, ma non certo negando il diritto allo studio."

Tra i messaggi apparsi nel sito del Liceo artistico Piero della Francesca di Arezzo intanto c'è un secondo annuncio che spiega che le modalità di studenti con disabilità o Bes in presenza saranno valutate nel caso che la scuola resti chiusa più a lungo. 

"Sui laboratori, Bes e studenti con disabilità. Come risaputo, e tutti i Dpcm sono molto chiari, le scuole hanno la possibilità di valutare l'attivazione in presenza, anche in zona rossa e/o chiusura delle attività didattiche in presenza, attività laboratoriali, come pure percorsi per alunni con disabilità, Bes, quindi tutto ciò che riguarda l'inclusione scolastica. Il Dpcm, nel richiamare il principio fondamentale della garanzia della frequenza in presenza per gli alunni con disabilità, segna nettamente la necessità che tali attività in presenza realizzino un’inclusione scolastica “effettiva” e non solo formale, volta a “mantenere una relazione educativa che realizzi effettiva inclusione scolastica”. Quindi, unitamente ai docenti delle classi interessate (e ai docenti di sostegno), in raccordo con le famiglie, una tale programmazione deve favorire la frequenza di studenti nell’ambito del coinvolgimento almeno di un gruppo di allievi della classe di riferimento, che potrà variare nella composizione o rimanere immutato, in modo che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua, nell’interesse degli studenti e delle studentesse. Questo è quello che valuteremo per il prossimo periodo, qualora la chiusura dovesse perdurare in futuro oltre la prossima settimana. Attivare altre modalità vorrebbe dire ritornare alle "classi differenziali", sia in riferimento agli studenti con disabilità che agli altri con bisogni speciali."

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