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Recensione Elle - Voto 9/10

Se penso agli anni ‘80 penso alla moda fatta di abbinamenti stravaganti e di colori accesi. Penso a Madonna e a Like a Virgin. A Ronald Reagan presidente degli Stati Uniti e a Papa Giovanni II ferito da due colpi di pistola. Penso alla prima...

Se penso agli anni ‘80 penso alla moda fatta di abbinamenti stravaganti e di colori accesi. Penso a Madonna e a Like a Virgin. A Ronald Reagan presidente degli Stati Uniti e a Papa Giovanni II ferito da due colpi di pistola. Penso alla prima console NINTENDO a 8 bit, a Michael Jackson e a Thriller. Penso alla caduta del Muro di Berlino. Penso alla fine della Nuova Hollywood e ad uno dei più grossi insuccessi cinematografici di sempre, I Cancelli del Cielo e alla bancarotta della United Artist. Ma penso anche ad Arnold Schwarzenegger e Sylvester Stallone, a John Landis e ai Blues Brothers, ad Oliver Stone e Brian De Palma. Penso a Blade Runner, Alien, L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi. Penso ad E.T., Terminator, Ritorno al Futuro e La Cosa. Penso a La Mosca, Videodrome, Ghostbusters e Indiana Jones. A Ladyhawke, La storia infinita, Chi ha incastrato Roger Rabbit, Highlander, I Goonies e ai Gremlins. Penso a Shining, La Casa, Nightmare, Venerdì 13 e Poltergeist.

Insomma, non basterebbe l’intero spazio di questo articolo per scrivere quanto gli anni ‘80 siano stati, sono e saranno iconici.

Paul Verhoeven con Robocop e Atto di Forza è senza alcun dubbio uno dei massimi esponenti che hanno contribuito a creare questo fertile periodo cinematografico (forse l’ultimo) fatto di produzioni hollywoodiane di grosse major alle prese con storie bizzarre, coraggiose, originali e a volte molto violente. Un periodo creativo e florido per molti generi: dalla commedia ai film d’azione, dalla fantascienza ai film horror.

Oggi Verhoeven per il suo ultimo film, Elle, si affida ad una gestazione più indipendente. Si dice che inizialmente la pellicola sarebbe dovuta essere una produzione americana ma che nessuna attrice di Hollywood avesse voluto la parte della protagonista.

Da lì la volontà di spostare la produzione tra Francia, Belgio e Germania e di scegliere un’attrice francese, Isabelle Huppert, per il ruolo principale di Michèle.

Isabelle è un'attrice straordinaria. Vieni quasi da dire, a visione ultimata, che probabilmente senza di lei il film non si sarebbe potuto fare.

Michèle è un personaggio complesso, difficile, scomodo, ma al contempo sensuale, intrigante ed incredibilmente stratificato.

Il film si apre con una sequenza magistrale: schermo buio, rumori di oggetti che si rompono e voci che lasciano intuire una violenza.

Quando le immagini si palesano lo stupro si è già concluso.

Nulla si è visto (almeno per il momento) dell’orrido e deplorevole atto ma la potenza è comunque tanta.

Difficile credere che un film che parte con uno stupro senza troppe presentazioni possa anche far ridere, ed invece ci riesce spesso e pure molto bene a dimostrazione che Verhoeven ha ancora tanto da dire.

La cosa più strana è che Michèle dopo l’aggressione continua a vivere la propria vita come se non fosse accaduto nulla. Non denuncia il fatto alla polizia e si limita a parlarne durante una cena con pochi amici intimi, ma ancora una volta lo fa con una disinvoltura disarmante in una delle tante sequenze incredibili della pellicola.

David Birke, che ha scritto la sceneggiatura adattando il romanzo del 2012 "Oh..." di Philippe Djian, e Paul Verhoeven, riescono a passare da argomenti pruriginosi, ossessivi, contorti e oscuri a momenti di ironia con una facilità che non pare possibile, per di più questo tipo di ritmo riescono a tenerlo senza mai cedere o sbagliare per tutti i 130 minuti di film.

Si affrontano temi come il discorso sui sessi spaziando tra i generi più diversi il tutto con un’armonia e linearità sbalorditiva.

Andando avanti con la storia scopriamo il motivo per cui Michèle sia decisa ad iniziare un gioco perverso e morboso con l’aggressore, portando avanti la sua indagine personale senza voler coinvolgere la polizia.

Lei, che è a capo di una compagnia di videogiochi, è una donna tenace, forte, risoluta e poco riflessiva. Agisce d’istinto e il suo istinto pare non sbagliarsi mai.

Nessuno le resiste: tanto gli uomini quanto le donne.

Michèle è un personaggio intricato, molteplice e spesso indecifrabile - non sempre capiamo le motivazioni che la portano a prendere certe scelte - ma allo stesso tempo è anche dotata di un'incredibile lucidità.

Al termine della visione non riusciamo a trovare una vera empatia con Michèle ma come tutti coloro che finiscono sotto il suo sguardo è impossibile rimanere indifferenti, senza accorgersene usciamo dalla sala provando una singolare quanto misteriosa attrazione verso di lei.

Verhoeven, alla saggia età di 79 nove anni, firma un capolavoro.

Voto: 9/10

Elle (Francia, 2016)

Regia: Paul Verhoeven

Sceneggiatura: David Birke

Cast: Isabelle Huppert, Laurent Lafitte, Virginie Efira, Christian Berkel, Anne Consigny, Jonas Bloquet, Charles Berling, Lucas Prisor, Vimala Pons, Raphaël Lenglet e Judith Magre

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