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Recensione a Dunkirk di Christopher Nolan - Voto 9/10

Dopo una piccola pausa estiva della la rubrica dedicata agli appuntamenti cinematografici, non potevamo che ripartire con il film del momento: Dunkirk di Christopher Nolan. La pellicola racconta della nota Operazione Dynamo effettuata tra il 27...

Dopo una piccola pausa estiva della la rubrica dedicata agli appuntamenti cinematografici, non potevamo che ripartire con il film del momento: Dunkirk di Christopher Nolan.

La pellicola racconta della nota Operazione Dynamo effettuata tra il 27 maggio e il 4 giugno del 1940 quando, dopo l'invasione della Francia da parte della Germania nazista, migliaia di soldati Alleati si erano ritirati sulle spiagge di Dunkerque e, circondati dall'esercito tedesco, attendevano di essere evacuati.

Fu uno degli avvenimenti più significativi della Seconda Guerra Mondiale che contribuì a spostare le sorti del conflitto grazie all’intervento di numerose piccole imbarcazioni civili che raggiunsero le coste di Dunkerque per portare in salvo i soldati.

Nolan, per Dunkirk, decide in un approccio tutto personale, e su questo non c’è da stupirsi. Il regista britannico ci ha ormai abituati al suo stile ben riconoscibile in ogni sua opera, capace di amalgamarsi alla perfezione anche con il sistema produttivo hollywoodiano, quello stesso sistema che oggi ha ormai smesso di osare.

Nolan è uno dei pochi registi che riesca invece a coniugare i propri vezzi autoriali con la macchina cinematografica che è Hollywood, ottenendo sempre successo di pubblico, di critica e incasso al botteghino.

C’è tanto del cinema nolaniano anche in questo Dunkirk a cominciare dal tempo, vera ossessione per il regista.

Penso infatti ad uno dei suoi primi film, Memento, e alla scelta di raccontarlo all’indietro cambiando la percezione di quello che stiamo vedendo, o il recente Interstellar dove le diverse gravità cambiano il tempo o ancora Inception dove gli eventi nei vari strati di sogno accadono contemporaneamente ma a velocità diverse.

Così, anche per Dunkirk, il tempo è ancora una volta protagonista assumendo qui un’importanza diegetica ed extradiegetica.

Nolan decide infatti di dividere il film in tre linee narrative, ognuna ambientata in un determinato arco temporale: la prima sulla terraferma, il molo, che copre un arco temporale di una settimana; la seconda in mare e dura un giorno e infine la terza, in cielo, che copre un'ora di tempo.

Durante la visione passiamo dall’una all’altra senza uno sviluppo lineare e cronologico finendo per vedere, a volte, lo stesso avvenimento ma da diversi punti di vista e di conseguenza aggiungendo sempre più particolari alla storia.

Un lavoro certosino di montaggio e di sequenze spettacolari (quelle in cielo probabilmente le più sensazionali) coadiuvato da una stupenda colonna sonora - sempre costante nei 106 minuti di durata della pellicola - del sodale Hans Zimmer.

Colonna sonora che a sua volta ci ricorda che è tutta una questione di tempo con quel ticchettio di un orologio in sottofondo che solo sulle battute finali, in uno dei rari momenti di silenzio, riesce finalmente a farsi sentire distintamente.

Ma il tempo che interessa a Nolan no è solo quello dei fatti narrati è anche quello del racconto stesso. Tutto il cinema del regista si fonda proprio su questa differenza: quella tra la durata del film (il tempo del racconto) e quella degli eventi narrati.

Un esercizio di stile che su Dunkirk, più che in ogni altro suo film, ci mostra quanto siano diversi tra loro i tempi cinematografici da quelli del fatto che si vuole raccontare, qui rimarcati proprio dalla durata dei tre atti molto diversa nella realtà (una settimana, un giorno e un'ora) ma raccontati tutti in poco più di un’ora e mezza all’interno dell’opera filmica.

Una pellicola distaccata, apparentemente fredda, fatta di personaggi (alcuni dei quali volti noti come Kenneth Branagh, Cillian Murphy, Mark Rylance e Tom Hardy) di cui conosciamo poco o nulla e che ha l'intuizione (mai così originale in un film di guerra) di non mostrare il nemico, quasi fosse un’entità sovrannaturale di cui se ne avverte la presenza, minacciosa e pressante, per tutto il film.

Nolan scrive e dirige una pellicola di guerra, genere ormai ampiamente sondato, in cui saggiamente evita sequenze truculente tipiche del cinema bellico a favore di una messa in scena originale dove è l’attesa dei soldati nella spiaggia, snervante e scandita dalle bombe lanciate dagli aerei tedeschi, il nodo centrale dell’azione. Mai ci saremmo aspettati che la staticità di un’attesa potesse essere raccontata in modo così dinamico e coinvolgente. Nolan ci riesce con una pellicola che si riappropria dell’importanza dell’immagine (il film è girato in pellicola 70mm e in prevalenza in formato IMAX) e di un sonoro che ne esalta la visione per ricordarci, come fu per The Hateful Eight di Tarantino, che il cinema va celebrato in un solo posto: al buio di una sala.

Voto: 9/10

Dunkirk (USA-Regno Unito-Francia, 2017)

Regia: Christopher Nolan

Sceneggiatura: Christopher Nolan

Cast: Tom Hardy, Cillian Murphy, Mark Rylance, Kenneth Branagh, Aneurin Barnard, Harry Styles, Jack Lowden, Fionn Whitehead, James D'Arcy, Kevin Guthrie ed Elliott

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