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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cultura

Passioni Festival, arriva Veltroni: “Mio padre e le radici ad Arezzo, terra di cultura”

Un'indagine appassionata e una preghiera allo stesso tempo. Un percorso complesso eppure poetico. “Ciao” è il lucido, struggente libro di Walter Veltroni, uscito oggi – giovedì 15 ottobre – in libreria per Rizzoli. Ottime le recensioni: del volume...

Un'indagine appassionata e una preghiera allo stesso tempo. Un percorso complesso eppure poetico. “Ciao” è il lucido, struggente libro di Walter Veltroni, uscito oggi – giovedì 15 ottobre – in libreria per Rizzoli. Ottime le recensioni: del volume hanno scritto, tra gli altri, Massimo Gramellini, Michele Serra, Ettore Scola, Andrea Scanzi. L'autore ha scelto Arezzo, terra abitata dai suoi avi, per la presentazione del volume il giorno dopo l'uscita. L'incontro, griffato Passioni Festival, è in programma domani, venerdì 16 ottobre, alle 21 al Circolo Artistico di Arezzo, in corso Italia 108. La serata, preceduta da un aperitivo letterario dalle 20, sarà introdotta dall'ideatore del festival Marco Meacci e presentata dai giornalisti Luigi Alberti e Mattia Cialini. L'autore, alla vigilia dell'appuntamento, si concede per un'intervista telefonica da Roma. Domani sarà la sua terza volta al Passioni Festival. Nel 2013 l'intervista in piazza di Corrado Formigli, la scorsa primavera il lancio del suo secondo film, “I bambini sanno”. “Ero con Andrea (Scanzi, nda), che giocava in casa, e fu un grande piacere. D'altronde vengo sempre volentieri ad Arezzo – dice l'ex vice presidente del Consiglio -, una città così ricca di storia e carica culturale. La mia famiglia, poi, ha origini a Foiano della Chiana. Per me è come tornare a casa”.

Nel palazzo comunale di Monte San Savino c'è lo stemma familiare dei Veltroni.

“E non solo lì. Ci sono diversi simboli del genere in Valdichiana”.

La sua terza volta all'Arezzo Passioni Festival.

“La cornice della kermesse mi piace. Molto libera, bella, molto pop”.

Le radici. Un tema a cui è particolarmente legato: qualche anno fa ha riscoperto le sue origini in Valdichiana. In questo libro ricerca suo padre, scomparso quando lei aveva appena un anno.

“Ho raccontato la storia di un rapporto che non è esistito. In qualche misura ho sentito di più l'assenza di mio padre Vittorio, quando sono diventato padre a mia volta. Così mi sono messo a indagare e ho dato forma a questa ricerca con il libro. Si parla del rapporto tra padri e figli, del ruolo delle donne, ma è anche un libro sull'essere padre”.

C'è una doppia ricerca: materiale, perché si è dovuto ben documentare sull'Italia dell'epoca di suo padre – giornalista, voce della radio e pioniere della Rai - scomparso nel 1956; c'è poi una ricerca intima, un'indagine nel suo animo.

“Ho costruito un dialogo immaginario, abbastanza strano. Lui è stato la persona più importante della mia vita e le nostre esistenze non si sono mai realmente intrecciate, con lui non ho nemmeno una foto. Nel libro, mio padre Vittorio torna a casa oggi, a 37 anni, l'età di quando morì. Lo incontro che ho quasi sessant'anni. Una condizione davvero particolare, a 37 anni potrebbe essere mio figlio”.

Il miracolo dell'incontro sfumato in vita si compie grazie alla scrittura, una potenza creatrice quasi divina: nelle pagine accade l'impossibile. E prende sostanza quella presenza costante che lei definisce “un desiderio, un impulso, un’energia, un conforto, un rimpianto”. Perché arriva oggi lo slancio che abbatte i confini tra questa e un'(ipotetica) altra vita?

“Parto da un punto fondamentale, capire chi si è diventati, a sessant'anni. Faccio un po' il bilancio della vita, i miei avi maschi sono tutti morti giovani. Io ho il privilegio di entrare in un'età nuova: è una stagione della vita in cui si mettono a posto le cose, dopo anni di corsa. Si cerca di fare ordine in mezzo alla confusione”.

In questo bilancio entra l'esame della sua stagione politica. Gli oneri, gli onori, le delusioni. Nel momento in cui ha lasciato, scrive, avrebbe voluto tanto il parere di suo padre.

“E' vero, mi sono mancati i consigli. Ma da orfano ho imparato a non frignare, a vivere e affrontare la solitudine. Quando ho lasciato, l'ho fatto perché non c'erano condizioni interne per continuare. Sono però molto sereno nel ripercorrere la mia carriera, c'è forse un po' di rammarico per non essere riuscito fino in fondo a fare quello che volevo. Però credo di essere stato tra i pochi ad aver fatto quel che avevo promesso, mi sono dimesso e ho lasciato ogni incarico. Ora ho la possibilità di guardare alla mia vita fin qui. E di scavare dentro”.

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