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Martedì, 30 Aprile 2024
Cultura

Il fenomeno Zalone, "Quo Vado" alla conquista del grande schermo

L’uscita di Quo Vado?, ultimo film di Luca Pasquale Medici in arte Checco Zalone, è sicuramente un fenomeno che incuriosisce dati gli incassi record che sta rastrellando nel nostro suolo pronto a detronizzare pure quel colosso di Avatar. Così...

L’uscita di Quo Vado?, ultimo film di Luca Pasquale Medici in arte Checco Zalone, è sicuramente un fenomeno che incuriosisce dati gli incassi record che sta rastrellando nel nostro suolo pronto a detronizzare pure quel colosso di Avatar.

Così capita di svegliarmi e di leggere un tweet proprio sulla pellicola ma non quello che ormai conoscono pure i muri di Dario Franceschini dove ringrazia Zalone “perché il suo film fa bene a tutto il cinema italiano”.

No.

Il tweet in questione, decisamente più motivante, cita ad un certo punto la controversa frase scritta sul muro di un’università nel 1968: “Eat shit. One billion flies can’t be wrong”.

Ecco che quindi la voglia di capire il “fenomeno Zalone” prende forma delineando domande che in parte hanno avuto risposta dopo la sua visione.

Il protagonista è Checco, un uomo che fin da piccolo è stato allevato col mito del posto fisso. La sua vita scorre via tra l'impegno all'ufficio provinciale caccia e pesca del suo paese e una fidanzata che non ha intenzione di sposare.

Un giorno però tutto cambia, a partire dal momento in cui il governo vara la riforma della pubblica amministrazione che decreta il taglio delle province.

Convocato dalla spietata dirigente Sironi, Checco è messo di fronte a una scelta

difficile: lasciare il posto fisso o mantenerlo venendo messo in mobilità e trasferito lontano da casa.

Inizierà così una sorta di duello tra la funzionaria renziana, che vorrebbe strapparlo al posto fisso trasferendolo di volta in volta nei luoghi più disparati e il protagonista dalle straordinarie capacità adattive che lo porterà a cavarsela in ogni dove: dalla Val di Susa tra gli scontri per la Tav, alll’isola di Lampedusa assediata dai migranti e perfino tra i ghiacciai della Norvegia artica.

Se nel film precedente era stato il mondo dell’imprenditoria giovane a finire nell’occhio del mirino, stavolta è il suo opposto con il culto del posto fisso, dell’intoccabile impiego pubblico con quella granitica colonna portante data dalla “tredicesima” che seda sul nascere qualsiasi guizzo creativo da “lavoratore autonomo”.

In questo, l’ultima opera di Zalone, riesce in parte con la sua solita ferocia politicamente scorretta, volutamente e gratuitamente volgare, razzista, maschilista, cinica; spaziando tra lavoro, vita sentimentale, politica, mala e tutela ambientale.

Il film diretto e cosceneggiato da Gennaro Nunziante, amico e collaboratore di Checco dai tempi di Telenorba, è la quarta cooperazione tra i due e come per gli altri lungometraggi la regia risulta piuttosto piatta e sciatta, proponendo di fatto una commedia povera di linguaggio filmico che si basa su di una sola idea, inquadrare il protagonista mentre dice le sue battute quasi fosse un monologo teatrale.

Il duo Zalone/Nunziante non ha di certo la forza di quello Villaggio/Salce che con Fantozzi riusciva ad affrontare gli argomenti dell’epoca (l’impiegato sottoposto ed umiliato) in cui lo spettatore medio si rivedeva, e lo faceva con tutti i mezzi a disposizione della “macchina cinema”: il linguaggio del corpo (in una sorta di slapstick moderno), la fotografia, il montaggio fino a scenografie e costumi.

La struttura di Quo Vado? pare però reggere, anche grazie alla prova attoriale di Zalone decisamente migliorata rispetto alle precedenti pellicole. Ottimi invece i ruoli di contorno, da Ninni Bruschetta (Ministro Magno) a Sonia Bergamasco (Dottoressa Sironi) e Maurizio Micheli (Peppino, padre di Checco).

Va detto che gli sketch si susseguono a ritmo forsennato senza lasciare punti morti strappando ovviamente qualche risata. Se alcuni, pochi tirando le somme dopo la visione, sono riusciti, troppi invece risultano scontati e banali, cercando di far ridere con stereotipi decisamente abusati sui luoghi comuni dell’italiano medio.

Senza scendere nel dettaglio evitando di raccontare eccessivamente, il limite stesso della pellicola sta proprio nel suo motore propulsivo con i continui cliché che finiscono per diventare ridondanti se non addirittura eccessivamente grotteschi.

Zalone è ormai diventato il personaggio dei suoi film anche al di fuori di essi e viene da domandarsi se l’Italia e l’italiano che dipinge nelle sue pellicole, siano solo specchio di quella realtà che ci vine proposta per nutrirci delle stesse cose di cui siamo fatti, o se il percorso di “imbarbarimento” della nostra cultura, intrapreso negli ultimi anni e che ci ha portato ad essere quello che siamo oggi, ha dato forma a certi tipi di prodotti necessari a perpetrare tale trasformazione.

Qualunque sia la risposta va riconosciuto a Zalone, che lo stupido lo fa ma non lo è, l’arguzia di avere costruito una comicità che parla di quella contemporaneità, mostruosa e grottesca, che è la nostra, richiamando così nelle sale un numero di spettatori enorme.

Se la sostanza quindi non pare cambiare (quella comicità che è sempre stata il riflesso della nostra società nel corso degli anni) al netto di quei detrattori del comico che tentano di snobbarlo ad ogni costo, quello che muta è piuttosto la forma, adeguata ad un pubblico che preferisce ridere di volgarità servite senza un minimo di struttura.

Ridiamo delle battute mentre ridiamo un pó di noi stessi e solo allora la citazione in testa all’articolo ha davvero un senso e la dice lunga sulla propensione al cambiamento che ne traspare.

Siamo davvero tutti sbagliati che in massa corriamo nelle sale per l’ultimo film di Zalone, oppure ormai il cambiamento è già avvenuto dopo che la pillola di televisione e cinema spazzatura ci è stata indorata e il nuovo piatto servito è quello che tutti vogliamo?

Cronenberg ci aveva già avvisati nel lontano ‘83 con il suo Videodrome: “Morte a Videodrome. Gloria e vita alla nuova carne”.

Voto 6/10

Quo Vado? (Italia, commedia, 2016)

Regia: Gennaro Nunziante

Sceneggiacinema

Gennaro Nunziante, Checco Zalone

Cast: Checco Zalone, Eleonora Giovanardi, Sonia Bergamasco, Maurizio Micheli, Ludovica Modugno, Ninni Bruschetta, Paolo Pierobon, Azzurra Martino, Lino Banfi

Film al cinema

Il piccolo principe 6/10

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