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Creed - Nato per combattere Voto - 7.5

A quarant'anni dall’uscita del primo Rocky nelle sale di mezzo mondo, torna in gran spolvero una delle icone più amate e conosciute del cinema con Creed - Nato per combattere. Difficile infatti anche solo immaginare che ci sia...

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

A quarant'anni dall’uscita del primo Rocky nelle sale di mezzo mondo, torna in gran spolvero una delle icone più amate e conosciute del cinema con Creed - Nato per combattere.
Difficile infatti anche solo immaginare che ci sia qualcuno che non conosca almeno un episodio della lunga saga o che non abbia almeno una volta canticchiato il tema “Gonna fly now” sentendosi un pó come Rocky Balboa.

 

La riuscita dell’operazione non era affatto scontata, le probabilità infatti di trasformare il tutto in un mezzo disastro erano dietro l'angolo.

 

Ryan Coogler, regista ancora non affermato qui in vesti anche di co-sceneggiatore, e Aaron Covington, sceneggiatore al suo esordio, confezionano invece una storia classica che ha come canovaccio proprio quella del primo Rocky scritta da Stallano e che gli valse la candidatura nel ‘77 come miglior sceneggiatura agli oscar, nonché il riconoscimento da molti esperti di “script perfetto”.

 

Per la prima volta nella storia del pugile italo-americano Sylvester Stallone torna nei panni di Rocky come attore e produttore senza occuparsi però della sceneggiatura come aveva fatto per i precedenti capitoli, ma si sa, il confine tra il personaggio e l’attore in questo caso è davvero labile e così capita che durante le riprese Sylvester si presti a dare qualche consiglio qua e la, ritocca qualche dialogo fino ad arrivare a riscriverli completamente per tutti i personaggi.

 

Perché se ancora non fosse chiaro non esiste Rocky senza Stallone, a dimostrazione che sia parte della formula che permette al meccanismo di funzionare.

 

Siamo di nuovo nei bassifondi di una città grigia ma dal cuore grande come quella di Philadelphia dove tutto ha avuto inizio e dove un giovane Adonis Johnson (Michael B. Jordan), figlio illegittimo del celebre pugile Apollo Creed morto prima della sua nascita, torna per cercare Rocky Balboa, ormai anziano e ritirato, per convincerlo a diventare il suo allenatore. Rocky, che in un primo momento sembra non voler cedere all’insistenza del ragazzo, vede in Adonis la stessa forza e determinazione del rivale sul ring e poi grande amico nella vita Apollo, tanto da rimettersi in gioco e decidere di prepararlo per un grande match.

 

Il film si apre con un bellissimo piano sequenza tra i corridoi di un riformatorio in cui facciamo la conoscenza del giovane Creed per la prima volta.
Passono alcuni minuti e Coogler ci regala un altro momento di grande cinema che vede Adonis, alcuni anni dopo, boxare contro le immagini videoproiettate sulla parete del padre.

 

Per tutto il film si respira la passione quasi reverenziale che Coogler dimostra per il personaggio, gira con quell’entusiasmo nostalgico di chi è cresciuto con la saga di Rocky.

 

Quasi ogni sequenza omaggia il percorso dello “Stallone italiano” regalandoci un Sylvester strepitoso nel tratteggiare la fragile dicotomia dell'invecchiamento tra malinconia e saggezza, tra tristezze e tenerezza.
Recita con ogni parte del corpo anche quando questo è avvizzito dalla malattia.
Così anche una semplice mano, robusta e con qualche ruga in più, poggiata sulla spalla di Adonis mentre insieme percorrono il corridoio che li porterà sul ring del grande incontro finale, diventa un momento altissimo ed intenso.

 

La lotta ancora una volta come tema principale.
Da una parte Rocky che prepara il giovane Creed al combattimento tanto contro un avversario in carne ed ossa tanto contro uno metaforico (l’ingombrante eredità del padre) e dall’altra Adonis che convince Balboa a lottare contro la malattia che potrebbe ucciderlo.

 

Una storia semplice e lineare che come già detto conferma una volta di più che non può esistere Rocky senza Stallone.
Il film sembra gridarlo ad ogni inquadratura e ad ogni battuta, ma allo stesso tempo, così come Adonis accetta il suo pesante cognome omaggiando la grandezza del padre per lasciarselo finalmente alle spalle, anche il film cerca in tutti i modi di celebrare il mito da cui proviene, quel padre cinematografico che lo ha generato ma da cui vuole distaccarsene.

 

Un processo come questo che tenta non solo si ricalcare le proprie origini, con il rischio di tumulare le ceneri del fallimento in un cimitero già colmo di pellicole sbagliate, ma anche di rinascere in qualcosa di nuovo, non può che appartenere ad un cinema vivo.

 

Insieme ad Adonis e Balboa ci siamo anche noi sulla cima di quella scalinata, felici e con le braccia levate al cielo.

 

Vittoria.

 

Creed - Nato per combattere 7.5/10

 

Creed (Creed - Nato per combattere, USA, 2015)
Regia: Ryan Coogler
Sceneggiatura: Ryan Coogler, Aaron Covington
Cast: Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson, Phylicia Rashad, Tony Bellew, Graham McTavish, Stephanie Damiano, Will Blagrove, Vincent Cucuzza, Juan-Pablo Veiza, Tony Devon e Philip Greene
 

 

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