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Fabi: "L'Unione Europea chiuse ingiustamente le porte a BancaEtruria"

Dichiarazione di Fabio Faltoni della Fabi

Al fine di tutelare le banche che dovessero andare in crisi, in Italia abbiamo il Fitd, il Fondo Interbancario di tutela dei depositi, un consorzio di natura privata fra le banche che può intervenire - con sostanziose risorse economiche – in caso di bisogno, proteggendo la banca e i clienti.

Infatti, proprio in questi giorni, il Fondo sta deliberando un incremento (da 2,5 a 3,5 miliardi di euro) delle proprie disponibilità, con una proporzionale richiesta – tecnicamente sotto la forma di impegno al finanziamento - alle banche italiane, partendo da Intesa Sanpaolo, la più grande in Italia. Tale incremento del “paracadute” da mettere a disposizione per eventuali crisi bancarie, si rende necessario anche per il forte incremento dei depositi bancari degli ultimi due anni.

"Nulla di nuovo, nulla di strano, nulla che non sia più che positivo, per il sistema bancario e per i clienti. Però, qua ad Arezzo, questa notizia farà fischiare le orecchie a più di una persona o di una istituzione - Commenta Fabio Faltoni della Fabi - Nel 2015, la Commissione alla Concorrenza dell’Unione Europea vietò al Fitd – e quindi all’Italia – di salvare BancaEtruria, assieme ad altre tre banche, perché si sarebbe trattato di un improprio “aiuto di Stato”; errore tragico e marchiano, questo, che fu evidente fin da subito, visto il carattere esclusivamente privato dei capitali del Fondo. Ma nessuna istituzione italiana fiatò, scegliendo di assoggettarsi a questo strano divieto UE. Tale divieto UE, portò il Governo italiano (assieme alla Banca d’Italia) a seguire un’altra strada, quella della cosiddetta “procedura di risoluzione” della nostra banca, che comportò la cancellazione delle azioni e delle obbligazioni subordinate, a cui seguirono – e ancora non sono finite - le vicende giudiziarie a carico dei dipendenti della banca e dei suoi vertici, e tutto il resto. Alcuni anni dopo il “decreto di risoluzione”, ma ormai troppo tardi, il Tribunale e la Corte di Giustizia UE hanno censurato con forza e chiarezza la decisione del 2015 della Commissione UE e della Commissaria Verstager, certificando il carattere privato del FITD. In pratica - semplificando al massimo - dissero che BancaEtruria si poteva salvare e senza infrangere alcuna norma, coi soldi del FITD. Proprio al Tribunale di Arezzo nel marzo 2021, il presidente del FITD Salvatore Maccarone confermò che nell’autunno del 2015 era tutto pronto per salvare BancaEtruria, con accordi già avanzati tra lui e i due commissari della banca Sora e Pironti. Sora e Pironti, aggiunge Fabio Faltoni – responsabile provinciale della FABI / Federazione Autonoma Bancari Italiani, il primo sindacato in Italia tra i dipendenti di banca – che nello stesso periodo avevano anche già messo in moto la macchina per convocare l’assemblea dei soci della banca; ma il decreto di “risoluzione” arrivò prima e vanificò tutto.  

BancaEtruria non c’è più, Arezzo ha perso la sua banca, i principali gruppi bancari presenti nel nostro territorio hanno altrove i loro più significativi centri decisionali, alcuni dipendenti ed esponenti della ex BancaEtruria sono ancora impegnati nelle varie vicende giudiziarie, ma nessun rilevante esponente politico nazionale o al Parlamento UE, e nemmeno l’Italia, hanno mai chiesto conto o i danni o le dimissioni alla Commissaria UE Margrethe Verstager, che è sempre là, al suo posto. Un vero peccato."

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