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Economia

Parrucchieri ed estetiste: "Basta chiusure, siamo alla canna del gas"

Stocchi (Cna): "Sui ristori totale disattenzione del Governo. Chiediamo a Draghi la cancellazione delle tasse"

Parrucchieri ed estetisti chiusi in zona rossa, ristori insufficienti, incertezza per il futuro. Sale alto il grido di dolore del comparto benessere, tanto che le imprese Cna del settore hanno deciso di far sentire la propria voce direttamente al presidente del Consiglio Mario Draghi, stanche del profondo malessere che attraversa la categoria che ha la chiara percezione che il Governo si disinteressi del tutto della sua condizione.
È amareggiato e indignato Antonio Stocchi, presidente nazionale di Cna Benessere: "Avevamo finito l’anno con i parrucchieri aperti anche in zona rossa e con la promessa che la stessa possibilità sarebbe stata data alle estetiste e ai tatuatori. Ci siamo ritrovati tutti chiusi, nonostante i dati dimostrino che le nostre aziende sono completamente sicure, non ci sono casi di focolai esplosi all’interno di un negozio di acconciatura o centri benessere. Noi garantiamo, infatti, la massima sicurezza anche per le modalità di svolgimento dell’attività: lavorando su appuntamento, non generiamo assembramenti, lo sanno bene anche i nostri clienti. La situazione attuale ci lascia l’amaro in bocca, perché dopo un anno noi regolari ci ritroviamo chiusi mentre gli abusivi vanno indisturbati di casa in casa senza rispettare alcun tipo di protocollo o misura di sicurezza col rischio che il virus possa diffondersi ancor più largamente e con maggiore rapidità".
Anche quest’anno la categoria soffrirà della mancanza di eventi e cerimonie che rappresentano una grossa fetta di fatturato per le imprese del settore: "Siamo dentro un tunnel e non si vede la fine. Quello che ci aspetta alla riapertura è un’incognita, ancora non è chiaro quante aziende saranno in grado di reggere, il rischio di chiusure è concreto. Anche perché i ristori sono bassi e insufficienti. Da notare, il diritto al ristoro avviene in presenza di un calo di fatturato di almeno il 30%. Le nostre aziende, mediamente, perdono intorno al 25%, ciò significa che molte saranno tagliate fuori dai sostegni, eppure una perdita del 25% non è poco. Oltre al danno, anche la beffa di non vedersi riconosciuto il risarcimento. Ma anche laddove ci fosse il diritto al sostegno, vorrei far notare come una partita Iva che perde 50 mila euro ha diritto a 2500 euro di ristoro. Cifre piccole e irrisorie, dunque". 
La preoccupazione è tanta, al punto che Cna ha deciso di rivolgersi direttamente al Governo: "Scriveremo al presidente del Consiglio per chiedere lo stralcio completo della tassazione per gli anni 2020-2021. Chiediamo inoltre l’abbassamento dell’Iva e lo stop al pagamento degli arretrati fiscali. Infine, servono nuove regole di accesso al credito, quelle attuali sono pensate per un mondo ‘normale’, ma adesso la situazione è totalmente cambiata. Queste azioni, più che dei ristori insufficienti, ad oggi sono gli unici che possono tenere a galla il settore. Tantissime aziende si trovano già alla canna del gas: è il momento che il Governo risponda con forza al nostro grido di dolore".

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