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L'indotto ex Banca Etruria che soffre, lavoratori Memar senza certezze. La protesta di fronte a Ubi Banca

Il tempo sta finendo e le soluzioni non ci sono ancora. Stamani i dipendenti della Memar hanno manifestato di fronte alla sede Ubi di via Calamandrei. Ieri a 8 di loro, impegnati nell’attività di call center, è giunta una lettera con la quale la...

Il tempo sta finendo e le soluzioni non ci sono ancora. Stamani i dipendenti della Memar hanno manifestato di fronte alla sede Ubi di via Calamandrei. Ieri a 8 di loro, impegnati nell’attività di call center, è giunta una lettera con la quale la Memar annuncia il trasferimento nella sede di Roma a partire dal 20 dicembre. Per gli altri 24 lavoratori, impegnati nelle attività di gestione elettronica dei documenti, archiviazione fisica, data management non ci sono certezze.

I sindacati di categoria Filcams Cgil e Fisascat Cisl stanno tentando di avere un incontro anche con la direzione Ubi per sollecitare il rinnovo delle convenzioni in scadenza a fine anno e che legavano Memar e Banca Etruria garantendo l’occupazione di 32 persone da ormai 30 anni.

"Mi sento svuotata dopo tutti questi anni, quando accendo il computer e il programma non funziona" spiega una donna con gli occhi lucidi.

"Ci chiamavano colleghi, i dipendenti di Banca Etruria, adesso sembriamo degli estranei."

Durante il presidio due dipendenti Ubi sono scese dai colleghi per parlarci, per capire le motivazioni del presidio di fronte alla banca.

Di fatto in questo momento i lavoratori sono senza mansioni, hanno commesse per pochi giorni che le impiegano qualche ora. Chiedono un incontro ufficiale con Ubi, richiesta che sta portando avanti anche la dirigenza di Memar, parimenti alla questione dello stesso affitto dei locali dove lavorano che erano di Banca Etruria e adesso sono di Ubi.

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