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Magazzino sequestrato, lavoratori in cassa integrazione: il paradosso della Cotto Pratigliolmi di fronte al Prefetto

A febbraio l'intervento della Guardia di Finanza per i debiti verso l'erario

E’ una situazione paradossale quella che stanno vivendo i 54 lavoratori della Cotto Pratigliolmi di Faella e di conseguenza il tessuto sociale del comune di Castelfranco Pian di Scò.

La crisi aziendale ormai dura da tempo. Per i lavoratori il Ministero ha già riconosciuto la cassa integrazione straordinaria fino al febbraio 2020 proprio per la cessazione dell’attività legata alla produzione del tipico cotto toscano di alta qualità. A febbraio mentre erano in corso contatti con chi poteva essere interessato all’acquisizione è giunto l’intervento della Finanza, che stanti i grossi debiti nei confronti dell’erario per il mancato versamento dell’Iva, ha provveduto al sequestro dei conti e del magazzino aziendale. L’ultimo atto noto è quello con il quale l’azienda stessa ha aperto una procedura di licenziamento collettivo in modo improprio come ribadito questa mattina nell’incontro della delegazione sindacale composta da Cgil Cisl e Uil, con il prefetto Anna Palombi al quale hanno preso parte anche alcuni lavoratori e il sindaco Enzo Cacioli. 

"Chiederemo all'azienda di revocare la procedura di mobilità, anche il Ministero mi ha confermato venerdì che è stata fatta in modo improprio, perché i lavoratori sono coperti fino al febbario 2020 con una cassa integrazione straordinaria già concessa"  spiega Gilberto Pittarello della Cisl di Arezzo "Anche se resta da capire se con il magazzino sotto sequestro un eventuale acquirente potrebbe operare all'interno dell'azienda."

I lavoratori erano presenti in massa sotto le finestre della Prefettura mentre la delegazione ha rappresentato la complessa situazione al rappresentante del Governo sul territorio. Si tratta di oltre 50 uomini con una età media di 50 anni e per questo non facilmente ricollocabili nel mercato del lavoro.

"Considerando che anche mia moglie è una precaria del mondo della scuola, preoccupa dover pensare di cercare un nuovo lavoro, ma al bisogno si farà - commenta un lavoratore - io credo che la storia di questa azienda non sia finita, per me la speranza è davvero l'ultima a morire."

"Siamo qui a chiedere l'intervento delle istituzioni e del tessuto imprenditoriale locale e regionale per salvare questi posti di lavoro e questa produzione di qualità" ha aggiunto Luciano Calemme della Feneal Uil di Arezzo.

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