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Lunedì, 29 Aprile 2024
Economia

Cisl, bilancio di fine anno: "Lavoro, migliora l'occupazione ma non per i laureati"

"In provincia di Arezzo i dati sono abbastanza confortanti rispetto alla media nazionale". Inizia così il bilancio di fine anno della Cisl. Il sindacato analizza prima il tasso di disoccupazione  - Arezzo (10,9%) Toscana (9,2%) Italia (11,9%) -...

"In provincia di Arezzo i dati sono abbastanza confortanti rispetto alla media nazionale". Inizia così il bilancio di fine anno della Cisl. Il sindacato analizza prima il tasso di disoccupazione - Arezzo (10,9%) Toscana (9,2%) Italia (11,9%) - poi quello di occupazione - Arezzo (64,0%) Italia (56,3%) Toscana (64,8%) nonostante ci siano circa 3000 lavoratori in procedure concorsuali. "Nell’ultima presentazione dei dati Excelsior da parte di Camera di Commercio è emerso un cauto ottimismo da parte dello stesso ente camerale perché il dato che rileva il rapporto tra nuove assunzioni e licenziamenti rileva per il 2016 un - 240 sempre negativo, ma molto migliore dei saldi negativi degli ultimi anni quasi a diagnosticare la fine di una china sempre in discesa".

"Ma il dato che preoccupa maggiormente il sindacato e la CIS - dichiara Marco Salvini segretario provinciale CISL - è quello sulla percentuale di laureati assunti in provincia 10% tre punti sotto la media nazionale 13%, in tutti gli altri dati Arezzo e la Toscana hanno dati migliori della media nazionale ma questo indice ci deve preoccupare perché siamo di fronte ad un declino ad una decadenza della situazione economica della nostra provincia. Se al nostro manifatturiero non si affiancano servizi di qualità, per la sicurezza la salubrità dei prodotti, la stessa rispondenza dei prodotti a certificazioni di qualità e buona fabbricazione che strutturino maggiormente le nostre produzioni rischiamo un lento e progressivo impoverimento. Rischiamo una terziarizzazione legata ad eventi saltuari che non danno stabilità al tessuto economico e produttivo: Commercio e Turismo sono importanti ma non possono sostituire la vocazione manifatturiera del nostro territorio. Il nostro manifatturiero rischia di divenire façonista di altri territori e quindi non più padrone dei propri destini: +2".

"All’ultima presentazione del rapporto Excelsior abbiamo notato la totale assenza delle istituzioni locali nonostante fossero state invitate, non c’era nemmeno un sindaco. Non è vero che le istituzioni locali molto attente agli eventi commerciali (Mercati, Spettacoli, Ritrovi ecc…) non possano fare niente per le nostre aziende manifatturiere. Si può partire dalle aziende leader esistenti sul territorio per censire un bilancio dei fabbisogni e cercare insieme alle rappresentanze sociali e di categoria di costruire tavoli finalizzati a dare risposte ai bisogni e stimolare, incentivare la crescita socio produttiva di determinate realtà. La fine di istituzioni come la provincia non deve significare anche la fine di ogni occasione di coordinamento per lo sviluppo del Territorio, ci sono i comuni capofila, c’è la Regione, c’è sempre la provincia come istituzione di 2° livello. In questa fase notiamo un vuoto impressionante e la nostra voce e volontà rischia di disperdersi in un nulla molto pericoloso. Fra l’altro la provincia di Arezzo sta male anche per l’aumento delle iscrizioni dei disoccupati agli uffici di collocamento 2.000 in più a quelli del 2015 dato da prendere con le molle vista la non cancellazione di tante situazioni ma comunque indicativo di una sofferenza dipendente anche dal fatto che sono diminuiti gli ammortizzatori Sociali in sostanza il calo della cassa integrazione coincide con l’aumento della disoccupazione. Ma quello che può fare la differenza è iniziare a mettere in atto un nuovo approccio al tema lavoro; individuare nuove forme di sviluppo altrimenti la strada è segnata. Altrettanto necessario è poi la fidelizzazione. Abbiamo riprova che le aziende che vanno bene sono quelle che hanno investito nei lavoratori. Attraverso la leva salariale, attraverso accordi con le OO.SS., stages formativi. Insomma, sono quelle aziende che si tengono strette la manodopera e che la valorizzano. Questa è la nuova strada e in questo ambito non è di poco conto anche la leva partecipativa".

"Insomma - conclude Salvini - in questo momento, non vedo altra strada che avviare processi di trasformazione a tutti i livelli, perché a come stanno le cose non ci sono strumenti in grado di aiutare l’inizio della ripresa. Se davvero vogliamo iniziare a cambiare la tendenza è necessario, innanzitutto, costruire occasioni d’incontro e stimolo fra i diversi soggetti e mi riferisco anche alle istituzioni locali come i comuni se davvero si vuol superare le aree di crisi e poi va anche detto che l’economia necessita di visioni più ampie di quelle territoriali".

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