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Economia

Crescita boom della cassa integrazione e crisi dell'oreficeria: il bilancio 2020 della Cisl

Il segretario provinciale della Cisl Arezzo si sofferma ad analizzare i dati riguardanti lo stato economico lavorativo del territorio

+128 per cento. Di tanto sono cresciute le ore di cassa integrazione in provincia di Arezzo tra il primo e il secondo trimestre del 2020. A darne comunicazione è la Cisl aretina che, nel bilancio di fine anno, si sofferma ad analizzare la situazione economica e lavorativa del territorio. Uno scenario a luci e ombre quello tratteggiato dall’organizzazione dei lavoratori dove emergono con chiarezza le prime ricadute dell’emergenza sanitaria Covid su vari comportati delle attività produttive.

“Fra mille ed una difficoltà siamo arrivati alla fine di questo 2020 - sottolineano dalla Cisl - Un annus horribilis, forse uno dei peggiori del dopoguerra, che i futuri libri di storia non mancheranno di analizzare per come ha tenuto sotto scacco il mondo intero. Il sindacato, al pari di qualsiasi altra organizzazione, ha cercato di tenere botta e con i mezzi consentiti ha supportato i propri iscritti e coloro che durante i mesi della pandemia si sono rivolti per avere servizi”.

“Un anno difficile - sottolinea Marco Salvini, segretario della Cisl Arezzo - che non ci esime dal fare un bilancio di valutazione sulla situazione della nostra provincia e della nostra regione. Il primo dato di riferimento è al 31 agosto 2020 dove in Toscana il numero dei dipendenti segna un calo di 47.000 unità rispetto al 2019. Nello specifico tra maggio e giugno vi è stato un aumento di 30.000 dipendenti, 20.000 dei quali nelle aree del turismo balneare e agriturismo. Questo risultato è stato azzerato dalla chiusura dei contratti a termine della scuola a fine giugno e dai risultati negativi tra luglio ed agosto dei settori industriali e del commercio. I territori della Toscana che hanno perso di più rispetto al 2019 sono le aree dove è presente il turismo balneare: -7,2%, contro -2,6% dei sistemi a specializzazione manifatturiera. Il blocco dei licenziamenti economici spiega la “tenuta” del lavoro nell’industria. In questo settore è molto diffuso il lavoro stabile e la stasi delle cessazioni ha compensato la caduta di avviamenti e trasformazioni. I 47.000 dipendenti in meno rispetto al 2019 sono il risultato di -54.000 contratti a termine e +7.000 indeterminati. In genere i giovani e le donne immigrate sono le categorie più colpite dalla crisi occupazionale perché maggiormente impegnate nel turismo, commercio o servizi alla persona con contratti a termine. Arezzo, nel quadro toscano, ottiene il primato per incremento percentuale di ore autorizzate di cassa integrazione :+128% tra il primo ed il secondo trimestre 2020. Abbiamo sempre guardato all’edilizia come un settore spia della nostra economia. Anche in questo caso gli ultimi aggiornamenti che ci vengono dal Falea (cassa artigiana) ci dicono che i dipendenti sono leggermente aumentati: nell’agosto 2019 erano 1148, nell’agosto 2020 sono 1177. Ma la massa salari è stata nettamente inferiore rispetto all’anno precedente con un calo di circa 2.000.000 di euro. I soggetti in cerca di lavoro in stato di disoccupazione per il centro per l’impiego 2019-2020 sono sostanzialmente stabili senza variazioni significative, segno che la pandemia ha congelato il mercato del lavoro intorno alle 50.000 iscrizioni in provincia di Arezzo. Da una ricognizione sui vari settori emerge un quadro non omogeneo: il settore metalmeccanico è molto più vitale in questo secondo semestre 2020 rispetto al primo, mentre il settore orafo rimane in uno stato di crisi profonda dovuta non solo al Coronavirus; l’agroalimentare che nel primo semestre non aveva avuto segnali di difficoltà vede un certo assestamento con alcune aziende che ricorrono alla cassa integrazione in questa seconda parte dell’anno; nel settore moda le grandi griffes hanno teso a internalizzare il meno lavoro. Il nostro tessuto manifatturiero provinciale è stato attenzionato da alcuni fondi di investimento che hanno cambiato gli assetti societari di alcune imprese, segno, secondo noi, di un interesse degli investitori che ci fa guardare al futuro con meno pessimismo. Certo, questo non ci fa sottacere le difficoltà di alcune imprese spinte alla chiusura dal colpo definitivo di questa pandemia. Soffrono, soprattutto, le piccole realtà artigianali, commerciali, dei servizi e ristorazione. Abbiamo in questa fase chiesto al Governo di prorogare al massimo le leggi per impedire i licenziamenti e finanziare la cassa integrazione, la nostra provincia è stata purtroppo ai primi posti in Toscana per usufruire questi ammortizzatori sociali. Ci auguriamo di uscire completamente da questa situazione di congelamento generale dell’economia del lavoro e della vita delle persone”.

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