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Cronaca

La mappa delle baby gang d'Italia: ad Arezzo due diversi tipi. L'inchiesta 2^ PARTE

Nell'Aretino ci sarebbero due tipologie di bande: sia senza una struttura definita che ispirate a gang estere

Continua l'approfondimento sul fenomeno baby gang, dopo la prima puntata di ieri, basato sul rapporto nazionale di Transcrime.

La mappa delle baby gang in Italia

Ci sono quattro differenti tipi di gang giovanili: gruppi senza una struttura definita, prevalentemente dediti ad attività violente o devianti; che si ispirano o hanno legami con organizzazioni criminali italiane; che si ispirano a organizzazioni criminali o gang estere; con una struttura definita ma senza riferimenti ad altre organizzazioni e dediti ad attività criminali specifiche. Secondo il rapporto, nell'Aretino ci sarebbero due tipologie: quelle facenti parti del primo raggruppamento (senza struttura definita) e del terzo (ispirate a gang estere). In entrambi i casi la presenza è definita come "sporadica", mentre altrove la presenza può arrivare a essere anche "significativa".

Gruppi senza struttura definita

Mappa baby gang in ItaliaQuesti gruppi sono caratterizzati da legami deboli, hanno una natura più fluida, non presentano una gerarchia chiara o una organizzazione definita e spesso nemmeno dei fini criminali specifici. I reati più frequentemente commessi da questo tipo di gang sono "attività violente o devianti occasionali". "La quasi totalità di questi gruppi sono infatti coinvolti in casi di risse, percosse e lesioni - specifica Transcrimeun terzo dei gruppi sono coinvolti in rapine o furti in pubblica via, spesso a danno di coetanei; quasi un gruppo su tre compie atti di bullismo; si registrano inoltre episodi di minacce con armi da taglio e di violenza sessuale. Reati più complessi come lo spaccio di stupefacenti, o le rapine in abitazioni private o esercizi commerciali sono marginali per questo tipo di gang giovanili. Le ragioni che spingono alla creazione di questi gruppi sono molteplici, i giovani possono infatti cercare in queste gang una risposta a uno stato di isolamento sociale, di insoddisfazione rispetto alla propria condizione o di incapacità di relazionarsi con i propri pari. Riguardo alla composizione di queste gang, dai dati raccolti è emerso che in quasi la metà dei casi sono composte in prevalenza da italiani, e meno di una su tre è composta in prevalenza da stranieri. I membri hanno generalmente una età compresa fra i 15 e i 17 anni, sebbene in quasi un quarto dei casi l’età prevalente è compresa fra i 18 e i 24 anni. La maggior parte di questi gruppi è composto da un numero inferiore a 10 individui e in meno della metà dei casi i membri sono in situazione di disagio socioeconomico. Mancando un’organizzazione definita, queste gang giovanili sono principalmente identificabili a partire dalla loro attività sui social network, dalle caratteristiche socio-anagrafiche dei componenti, dalla ripetitività dei reati commessi".

Gruppi che si ispirano a organizzazioni criminali estere

Gang di ispirazione straniera

Come detto, il terzo tipo di gang è composto da gruppi con una struttura definita e che si ispirano a organizzazioni criminali o gang estere, come ad esempio maras, pandillas, gang statunitensi, confraternite nigeriane o gruppi delle banlieu francesi. "Queste gang sono spesso caratterizzate dalla presenza di simboli identificativi, da un’organizzazione strutturata o semi-strutturata e da una continuità operativa nel tempo. La nascita di questi gruppi è stata spesso associata alle difficoltà di integrazione di giovani o giovanissimi recentemente immigrati nel paese a seguito di ricongiungimenti familiari", puntualizza il rapporto. E come detto rappresenta una fattispecie che ha messo radici anche nell'Aretino. "Questo tipo di gang giovanili rimane tuttora presente prevalentemente al Nord e Centro del paese, in maniera significativa nelle province di Milano, Modena, Reggio Emilia e Sassari e sporadica in quelle di Cremona, Genova, La Spezia, Arezzo, Ancona e Roma", aggiunge il report.

Queste gang sono composte "da un numero variabile tra i 10 e i 40 membri con una età compresa fra i 15 e i 17 anni. I membri sono in prevalenza giovani di origine straniera (di prima o seconda generazione) e sono spesso in situazione di marginalità o disagio socioeconomico. Il livello di organizzazione di alcune di queste gang prevede in qualche caso la presenza di una vera e propria gerarchia interna. Fra le attività criminali più spesso associate a questo tipo di gang emergono risse, percosse e lesioni, atti vandalici e disturbo della quiete pubblica. Solo un gruppo su tre risulta invece essere coinvolto in estorsioni, spaccio di stupefacenti, furti e rapine in pubblica via o atti di bullismo. Secondo i dati raccolti, le caratteristiche peculiari che possono aiutare a identificare questo tipo di gang giovanili sono la presenza di simboli distintivi, il tentativo di operare un controllo sul territorio, l’attività sui social network, specifiche caratteristiche socio-anagrafiche dei componenti, la ripetitività dei reati commessi".

Dietro la nascita di una baby gang: i perché del fenomeno

Il rapporto di Transcrime cerca inoltre di dare una spiegazione approfondita ai perché della nascita e proliferazione di una baby gang su un territorio. "In primo luogo, queste forme associative possono essere un tentativo di compensare da parte dei giovani l’assenza o la problematicità di rapporti con le famiglie o le istituzioni scolastiche (...). Un fattore che potrebbe spingere i ragazzi a cercare nel gruppo di coetanei dei modelli di riferimento. Inoltre, trattandosi in molti casi di giovani o giovanissimi, un fattore più volte menzionato sono le difficoltà connesse al mondo della scuola, come l’abbandono scolastico, bassi livelli di istruzione e l’assenza di ambizioni personali dal punto di vista formativo o lavorativo. I fattori sopra indicati coesistono spesso in un contesto di disagio socioeconomico che può ulteriormente aumentare queste difficoltà. Un altro fattore riguarda invece il rapporto tra pari e la presenza di difficoltà relazionali o di inclusione nel tessuto sociale. Questo appare evidente nella nascita di alcune gang di ispirazione straniera che sono in parte legate alla necessità dei ragazzi di affermarsi in un contesto al quale non sentono di appartenere. D’altra parte, diversi casi riportati evidenziano anche come alcuni giovani, spesso italiani, scelgano di fare parte di gang o aggregazioni più o meno occasionali poiché annoiati, privi di stimoli o incapaci di relazionarsi con i propri pari. Un ultimo fattore spesso menzionato e particolarmente rilevante negli ultimi anni è il crescente utilizzo di social network, sia a fini comunicativi tra i membri della gang, che per la diffusione in rete degli atti compiuti come atto di sfida o autoaffermazione. Questi strumenti creano da un lato dei processi emulativi e dall’altro favoriscono dei meccanismi di reciproco sostegno e incoraggiamento tra membri della gang stessa che portano alla deresponsabilizzazione per le azioni criminali compiute".

Il contrasto alle baby gang

Quali azioni si possono mettere in campo per arginare la criminalità delle baby gang? La quasi totalità dei rispondenti sia tra gli Ussm (Ufficio di Servizio Sociale per Minorenni) che tra le forze di polizia interpellate indica come "inefficace un’azione di contrasto fondata unicamente su attività di repressione". Invece emerge "la necessità di interventi sinergici fra le diverse istituzioni, mirati allo sviluppo di percorsi di educazione alla legalità e alla partecipazione attiva nella società civile. In questo contesto, è stata sottolineata l’importanza del ruolo di scuole e famiglie, con la necessità di sviluppare interventi mirati a risolvere o attenuare le problematiche specifiche di queste istituzioni o di particolari contesti socioeconomici. In generale si sottolinea come il coinvolgimento del più ampio numero possibile di istituzioni è fondamentale per sviluppare una risposta che sia il più possibile organica e funzionale". Infine è stata ribadita la necessità di supporto a giovani, anche attraverso progetti individualizzati. Come ad esempio "piani di supporto alla genitorialità e alle necessità delle famiglie;realizzazione di attività e luoghi di aggregazione giovanile (centri sportivi, centri culturali, luoghi di aggregazione controllati) in cui indirizzare i giovani nelle ore extrascolastiche; percorsi formativi e lavorativi individualizzati finalizzati alla riduzione dell’abbandono scolastico e a una partecipazione attiva e proficua;  attività di mediazione familiare e/o penale; realizzazione di laboratori o attività in centri di aggregazione che coadiuvino le famiglie e le scuole nell’opera di trasmissione di norme e valori sociali condivisi", conclude il rapporto.

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