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Cronaca

Caso ex Agorà, errore nella trascrizione delle intercettazioni. Slitta ancora il processo

A metà aprile chiamati a deporre i primi testi dell'accusa. Il personale dell'Agenzia delle Entrate sarà sentito sul presunto meccanismo che avrebbe portato alla frode fiscale

Ancora un rinvio prima che il procedimento per il caso ex Agorà, nel quale sono imputati l'ex presidente della provincia Roberto Vasai Alessandro Corsetti con l'accusa di associazione a delinquere, entri nel vivo. L'udienza in programma ieri, di fronte al collegio presieduto dal giudice Anna Maria Loprete, è stata rinviata in seguito al rilevamento, da parte della pm Francesca Eva di un errore nella perizia per le trascrizioni delle intercettazioni ambientali. Secondo la pubblica accusa alcune frasi non sarebbero state correttamente attribuite: ci sarebbe stata incertezza su chi le ha pronunciate. E così il collegio ha deciso di rinnovare l'incarico per una parte della trascrizione.  

Nel frattempo è stata fissata un'udienza per l'ascolto dei primi testi del pm. Il prossimo 16 aprile dunque il dibattimento entrerà nel vivo della vicenda con le audizioni di funzionari dell'Agenzia delle Entrate. Saranno chiamati a deporre in merito a quello che dall'accusa è stato definito un "meccanismo di compensazioni" che avrebbe portato a una "frode fiscale".

Il caso ex Agorà

La vicenda legata alla Reses, ex Agorà, sconvolse la provincia di Arezzo. Era il giugno del 2019 quando i militari della Guardia di Finanza eseguirono tre ordini di custodia cautelare nei confronti dei vertici della società.  Gli inquirenti indagarono tra documenti, fatture e registri, tornando indietro nel tempo fino al lontano 2013. L'esito delle attività li portò a sostenere che, nell'arco di alcuni anni, ben 10 cooperative sarebbero state costituite e poi fallite. Un meccanismo che avrebbe permesso di evadere 26 milioni di euro. Secondo gli investigatori, le persone all'epoca indagate avrebbero "ideato un collaudato schema che prevedeva, tra l’altro, la partecipazione a “gare” pubbliche per l’affidamento di servizi socio-assistenziali, da parte di un consorzio, riconducibile agli indagati principali, per poi affidare l’esecuzione delle prestazioni a società cooperative “affiliate”, talora rappresentate da prestanome".
In pratica, l'accusa sostiene che il consorzio avrebbe partecipato a bandi in svariate regioni per gestire residenze sanitarie assistenziali. Una volta vinto l'appalto, i lavori sarebbero stati assegnati a cooperative consorziate (in alcuni casi sostiene la Procura, intestate a prestanome) le quali ogni volta avrebbero percepito "indebite compensazioni" ma non avrebbero mai pagato i tributi. Fin quando le cooperative stesse venivano messe in liquidazione o fallivano. A quel punto avrebbero costituito nuove società e tutto sarebbe ripartito da capo.

In fase di udienza preliminare Vasai (assistito dai legali Luca Fanfani e Lodovico Mangiarotti) e Corsetti (assistito da Francesca Arcangioli e Luca Galli) avevano deciso di non ricorrere a riti alternativi e sono stati rinviati a giudizio. Un altro imputato ha patteggiato la messa alla prova e altri due sono stati prosciolti. Il consorzio Reses è rappresentato dall'avvocato Corrado Brilli.

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