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Cronaca

Condanna a tre anni di lavori sociali per la morte di Federica Canneti: la rabbia della famiglia

Oggi la lettura della sentenza definitiva del procedimento apertosi in seguito alla morte di Federica Canneti, deceduta in un tragico incidente stradale lungo la Sr 71 nell'ottobre del 2022

Tre anni di lavori socialmente utili. È questa la pena che dovrà scontare l’unico imputato nel procedimento apertosi in seguito alla tragica morte di Federica Canneti, la 22enne deceduta in un terribile incidente stradale avvenuto nell’ottobre del 2022 lungo la Sr 71 nei pressi dell’abitato di Vitiano.

Alla sbarra un 23enne di origini indiane accusato di omicidio stradale aggravato dal reato di lesioni personali provocate a un’altra delle persone coinvolte nell’incidente. Secondo quanto accertato dalle indagini quest’ultimo avrebbe percorso quel tratto stradale alla velocità di 137 chilometri orari sebbene il limite fosse a 50. Oggi la sentenza definitiva è arrivata dalle aule del tribunale di Arezzo: 3 anni di reclusione commutati in lavori socialmente utili. L’imputato, per tramite del proprio legale, avvocato Biondi, ha richiesto il patteggiamento, procedimento che già prevede lo sconto di un terzo della pena. In aula, il giudice Cascone ha poi concesso attenuanti generiche, dovute alla giovane età dell’imputato stesso, così come concordato con la pm Greco.

La sentenza definitiva è stata pronunciata quest’oggi presso il tribunale di Arezzo dove si trovava anche la famiglia di Federica, costituitasi parte civile nel procedimento e assistita dall’avvocato Alessandro Calussi. “Percorreremo la strada civilistica - afferma il legale dei Canneti - trattandosi di sentenza definitiva non possiamo fare altro”. I familiari della giovane hanno accolto la sentenza con grande amarezza e rammarico. “Dopo 9 mesi di attesa - scrive sui social la sorella di Federica - ci ritroviamo con una sentenza definitiva che prevede solo 3 anni di lavori socialmente utili, il minimo sindacale, quello che questa nazione prevede per omicidio stradale con il 100% di colpa e tutte le aggravanti del caso. Arrivati in aula abbiamo potuto assistere solo alla lettura dei primi atti, perché per la sentenza, il giudice ci ha espressamente chiesto di rimanere fuori, chiamando anche delle forze dell’ordine in borghese. Ci sarebbe bastato anche 1 solo mese di carcere, per dare una scossa ai coetanei, e soprattutto una riflessione a lui, che una vita l’ha spezzata per sempre. Oggi cara “non giustizia” ci hai uccisi due volte”.

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