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Sabato, 27 Aprile 2024
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A cura di Lucrezia Lombardo

Lucrezia Lombardo nasce ad Arezzo nel 1987. Dopo la maturità classica si laurea, con il massimo dei voti, in Scienze filosofiche a Firenze, lavora quindi come curatrice, specializzandosi con vari corsi di perfezionamento. Attualmente l’autrice dirige una galleria d'arte contemporanea ad Arezzo e scrive stabilmente per la rivista inetrnazionale "La Bibliothèque Italienne", insegna Storia e Filosofia presso un liceo e collabora con vari atenei privati come docente di Storia della filosofia contemporanea. Oltre ad aver ricevuto importanti premi e riconoscimenti letterari, Lucrezia ha pubblicato il saggio L’Alunno (Divergenze, 2019), le raccolte poetiche La Visita (Giulio Perrone, 2017), La Nevicata (Il Seme Bianco, Gruppo Elliot 2017), Solitudine di esistenze (Giulio Perrone, 2018), Paradosso della ricompensa (Eretica, 2018), Apologia della sorte (Transeuropa, 2019), In un metro quadro (Nulla die, 2020), la raccolta di racconti Scusate, ma devo andare (Porto Seguro, 2020) ed ha curato la silloge Elegia Ambrosiana (Divergenze, 2021) con lo scrittore Raul Montanari.

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Viaggio alla scoperta del Petrarca "divergente"

Intervista realizzata da Lucrezia Lombardo a Fabio Ivan Pigola, direttore della della casa editrice Divergenze

Riceviamo e pubblichiamo l'intervista realizzata da Lucrezia Lombardo a Fabio Ivan Pigola, direttore della della casa editrice Divergenze.

Divergenze è una delle realtà editoriali più innovative dell’intero panorama nazionale, i loro libri, realizzati artigianalmente, si caratterizzano per l’attualità e per uno sguardo dissacrante, ma al contempo poetico, sul nostro presente. Di recente, Divergenze ha pubblicato un saggio dedicato interamente al Petrarca, il poeta che ebbe i natali proprio nella città di Arezzo. Per comprendere meglio cosa significhi “fare editoria oggi” e come funzioni il difficile mondo della letteratura, abbiamo intervistato Fabio Ivan Pigola, consulente letterario e direttore della casa editrice Divergenze.

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Lucrezia Lombardo

Come nasce l'idea di pubblicare un libro sul Petrarca - autore a cui, peraltro, sono stati dedicati centinaia di saggi - e qual è la prospettiva originale che il libro "Il Petrarca nel III millennio" propone?

"Può sembrare ironia da quattro soldi, ma nasce dalla proposta dell'autrice e dal concetto condiviso per cui i grandi autori hanno qualcosa da dire in ogni tempo, e attualizzarne il messaggio ci pareva un'operazione opportuna. Con un distinguo, se mi è concesso scivolare ancora nell'umorismo: l'idea ci ha convinti perché la convinzione, a differenza di un parere, è un'idea che possiede chi ce l'ha".

Divergenze è una realtà giovane e giovanile che, in poco tempo, ha pubblicato decine di titoli, tutti di altissimo livello. Che tipo d'impegno richiede, nell'Italia di oggi, portare avanti una casa editrice free e che salvaguarda la qualità letteraria?

"Il requisito principale è l'incoscienza. Potrei dire che molti editori hanno la qualità come fine ultimo, tutto dipende da quando e come lo si vuole raggiungere. Poco importa quanto il libro potrà vendere: il mercato non è una priorità, ci piace cullare l'illusione che i buoni lavori non abbiano bisogno di trovare la strada, in quanto la tracciano di per sé".

Oltre ad essere il direttore editoriale di Divergenze, sei anche un consulente letterario, a questo proposito vorrei chiederti quali sono, a tuo parere, le tendenze che predominano nella narrativa odierna? Inoltre, un libro che sia davvero di qualità - al di là del genere - che caratteristiche dovrebbe avere?

"La tendenza dei grandi gruppi è un generale appiattimento, in cui l'originalità è solo un'imitazione ancora sconosciuta. Poi, per fortuna, c'è chi azzarda altre vie. La qualità di un'opera non la decide l'editore, né la strategia di marketing che attiva decine di operatori dei media, critici, recensori, bookblogger e affini per dire bene di un titolo e condizionare il pubblico, il quale correrà ad acquistare il prodotto. Quel prodotto, infatti, lo ritroveremo uno o due anni dopo sui bachi dell'usato a due euro al chilo, poiché destinato a un rapido consumo. Scegliere un testo di qualità è invece un lavoro lungo, difficile e appassionante; prevede l'umiltà di mettersi nei panni del lettore non come consumatore (definizione mortificante e disgustosa), ma come unità sensibile. Per questo ogni proposta viene valutata da trentasei consulenti, ognuno specializzato in ambiti diversi: è il tentativo, pur modesto e comunque fallibile, di cercare la massima pluralità di gusti e di visioni".

Qual è la linea editoriale che Divergenze privilegia e che genere di argomenti trattano le vostre pubblicazioni, sempre che sia individuabile “un minimo comune denominatore”?

"La linea è quella descritta poc'anzi: offrire titoli curati, con l'attenzione e la calma necessarie. Non a caso, siamo l'unica realtà slow book italiana. Trattiamo ogni genere tranne fantasy, horror, chick-lit e romance. Alla base della scelta non c'è xenofobia letteraria, ma la consapevolezza che vi sono marchi specializzati in quei campi, in grado di operare meglio di noi".

Il lettore che maggiormente acquista i vostri testi che "tipo di persona" è?

"È un lettore che cerca familiarità, una casa modesta ma adatta alle proprie esigenze interiori. Uno convinto che i libri non siano scritti da uomini che si vuotano la mente per riempire la pancia".

Da poco è stata pubblicata la silloge del collettivo K, Elegia ambrosiana, che ruolo ha la poesia nella nostra società, a tuo parere?

"La poesia, per dirla con Raul Montanari, è la formula uno della letteratura, ed è un'arte che va maneggiata da pochi e con cautela. Per questo non se ne troverà o quasi nel nostro catalogo: vogliamo stare lontani da quel tipo di «prosa che si mette in posa»".

Infine, vorrei chiederti quali sono i progetti futuri di Divergenze e quali i titoli in arrivo. 

"Il progetto di Divergenze è sopravvivere alle chimere di chi l'anima e va in direzione contraria alle logiche e ai traguardi del business. Proprio come i poeti che danno del  «tu» al sole e poi baciano la luna, ci piace fare progetti imperniati su una politica il cui inchiostro, invecchiando, non sbiadisce, né ricorda la politica tout court, quell'attività che impegna un mucchio di gente per sollevare una pietruzza".

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