rotate-mobile
ColtivarCultura

ColtivarCultura

A cura di Lucrezia Lombardo

“I fatti di Renzino e La rivoluzione, forse domani”

Il 25 aprile come invito costante a una coscienza critica

Renzino è oggi una piccola frazione disposta lungo il rettilineo che da Arezzo conduce a Foiano della Chiana. Una chiesetta accompagna i viaggiatori all’ingresso del pese e, su quello stesso lato, si erge un’antica casa contadina ormai abbandonata. Uno di quegli edifici in mattoncini tipici della Valdichiana senese e presso cui dimoravano in genere le numerose famiglie di contadini assalariate della nobiltà locale, che risiedeva invece presso eleganti ville padronali. Ogni volta che penso ai fatti di Renzino immagino quel casolare lungo la strada, spoglio e bellissimo, dinnanzi a cui mi sono fermata molte volte a meditare sul coraggio di quegli uomini semplici che dettero vita a una Resistenza prima ancora della Resistenza e penso alla tragica morte che inflissero loro i fascisti, non ancora al governo, eppure già forti perché sostenuti, nella loro strategia violenta e intimidatoria, dalla monarchia e dai possidenti.

Proprio a Renzino, infatti, la mattina del 12 aprile del 1921, dopo che il sindaco e la giunta di Foiano della Chiana rifiutarono di dimettersi in seguito alla minacce del marchese Perrone Compagni, oltre cento fascisti, scortati dall’esercito, invasero le strade del paese, devastando le sezioni del Patito Socialista, la Camera del lavoro e altre sedi politicizzate. Lungo loro marcia di morte, i fascisti bastonarono anche i passanti, nell’omertà completa delle forze dell’ordine. Il sindaco fu così stretto a dimettersi, ma le violenze degli squadristi non si arrestarono e, nei giorni successivi, altre camicie nere armate fecero irruzione presso il municipio e presso le abitazioni dei socialisti e dei comunisti. Inaspettatamente, tuttavia, durante il viaggio di ritorno dei fascisti, presso la frazione di Renzino, un gruppo di “uomini resistenti”, tra cui l’anarchico Bernardo Melacci, tese un agguato al camion degli squadristi. L’oltraggio subito dalle camice nere fu tale, che la sera del 17 aprile gli squadristi misero a ferro e fuoco l’intero paese di Foiano, uccidendo i contadini -che vennero freddati lungo i fossi- senza risparmiare neppure le donne, molte delle quali vennero violentate. La Resistenza prima della Resistenza dei coraggiosi abitanti di Renzino venne così spezzata in una notte, con la complicità della Monarchia e dei poteri forti.

renzino 25 aprile-2

E di una storia di Resistenza prima delle Resistenza parla anche un libro straordinario, ricavato da un manoscritto autografo, ritrovato per caso. Il testo a cui mi riferisco - La rivoluzione, forse domani (Divergenze editore) - è stato scritto da Rosa Mangini, una donna misteriosa, forse un’insegnante, che ben prima che la Resistenza divenisse storia e che animasse -a partire dal 1943- la coraggiosa lotta degli italiani anti-fascisti, scelse di scrivere un libro sul dissenso, sulla libertà di pensiero, sulla terra e sull’amore, unendo la poesia della giovinezza alla voglia di cambiamento di una generazione che non voleva rinunciare al proprio futuro e che non accettava di piegarsi alla violenza fascista. Tra la Costa de’ Nobili e Zenevredo, Volpe, Stalin, Michele e Melania vivono così la loro avventura di speranza e lotta, senza mai recidere quell’attaccamento sanguigno alla terra che li nutre e che rappresenta, in fondo, l’antitesi alla violenza del regime e della guerra. Ciò che più colpisce è infatti lo spirito che accomuna questo libro alla vicenda di Renzino, poiché entrambi hanno per protagonisti giovani uomini e donne che, nonostante il buio del Totalitarismo, hanno continuato a sperare e a lottare, senza piegarsi alle minacce, anche a costo di perdere la propria vita. È questo, in fondo, lo spirito del 25 aprile, festa della Liberazione, ovvero festa di tutti coloro che -ieri come oggi- hanno il coraggio di non accettare le imposizioni discriminanti volute da un potere autoritario, che tenta di piegare a sé ogni volontà, attraverso la paura, il terrore e una propaganda che mistifica la storia.

25 aprile renzino

Il 25 aprile è dunque la festa della libertà di pensiero che si declina, anzitutto, in libertà d’espressione. Una libertà che, se è davvero tale, non preveda esclusione o penalizzazione per chi dissente. Il 25 aprile non è quindi una data appartenente al passato, bensì l’invito costante a difendere quello spirito libertario da cui dipende la democrazia e che può essere messo in pericolo nuovamente, nella misura in cui gli uomini e le donne rinunciano alla loro coscienza critica e si fanno indifferenti. Del resto, come scrive Daniela Piana - Ordinario di Scienza politica presso l’Università degli Studi di Bologna - in una magnifica nota di lettura a La rivoluzione, forse domani «Rosa Mangini dà a intendere come quattro anni prima del fatidico 25 aprile quel «domani» era un «forse» difficile eppure intatto, possibile, grazie a quella cura ancora viva in un presente semplice, mai fuori misura.»

Si parla di

“I fatti di Renzino e La rivoluzione, forse domani”

ArezzoNotizie è in caricamento