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Arezzo da amare

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A cura di Marco Botti

La chiesa di Santa Maria alla Rassinata: l'ultimo baluardo aretino prima dell'Umbria

Andare ad ammirare la chiesa di Santa Maria alla Rassinata, incastonata nel verde dei boschi della Valcerfone al confine tra Toscana e Umbria, è una delle idee più belle che possono venire in mente nelle settimane di caldo torrido

Il territorio comunale di Arezzo vanta paesaggi per tutti i gusti. Si può passare dalle località della Val di Chiana più vicine al Canale Mastro, immerse nella fertile pianura che vista dall’alto sembra un grande giardino, fino a raggiungere aree montane ammantate da rigogliose foreste, come se ne trovano nella Valcerfone. Proprio in quest’ultima zona, che segna lo spartiacque tra i bacini dell’Arno e del Tevere, nei periodi estivi si può andare a cercare refrigerio, certi di trovarlo assieme a tanti luoghi che racchiudono pagine di storia da recuperare e valorizzare.

Uno di questi è la Rassinata, che si raggiunge svoltando a destra subito dopo aver attraversato Palazzo del Pero. Dal bivio bisogna percorrere 14 chilometri sulla piacevole strada panoramica realizzata negli anni Venti del secolo scorso, che incontra piccoli gruppi di case o brevi deviazioni per arrivare in varie località come Vignale, Collungo, Castellonchio, San Cassiano, Badia Largnano, Salceta, Sant’Agata alle Terrine e Ranchetto, tanto per citarne alcune. Nel frattempo i bellissimi scorci della Val di Chiana in lontananza accompagnano il viaggio. Arrivati al Passo della Dogana sovrastato dall’omonimo monte, ideale per le foto panoramiche, si scende fino alla meta o si prosegue per sfociare nelle valli dell’Ansina e del Nastore, in territorio perugino.

La chiesa di Santa Maria alla Rassinata

Il nome Rassinata ci porta indietro nel tempo fino all’epoca etrusca e in passato era indicata anche come “Arsinata”. Siamo in una terra di frontiera da secoli e secoli. Confine bellico nelle lotte tra bizantini e longobardi tra VI e VII secolo, confine religioso tra le diocesi di Arezzo e Città di Castello fin dal medioevo, confine politico tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio e più di recente tra Toscana e Umbria dopo la nascita degli enti regionali. La Rassinata è anche la frazione del comune di Arezzo più distante dalla città in assoluto, circa 25 chilometri.

Oggi la località è connotata da case sparse, in gran parte ristrutturate per farne abitazioni di villeggiatura. Una fortunata controtendenza dopo lo spopolamento e l’abbandono che aveva coinvolto tutta la Valcerfone dal secondo dopoguerra. Del resto lo straordinario contesto paesaggistico della zona non può che attirare chiunque sia in cerca di relax e aria buona per periodi brevi o lunghi.

Isolata e in posizione leggermente sopraelevata rispetto alle case si trova la chiesa di Santa Maria Assunta, che si raggiunge svoltando a sinistra all’altezza di una maestà collocata nel 1962 a ricordo delle missioni.

Salendo per un breve tratto noteremo anche un’antica struttura in pietra. Gli abitanti con molti anni sulle spalle la rammentano utilizzata per la conservazione dei prodotti agricoli nella parte inferiore e della “lolla” nel piano superiore, ovvero l’involucro dei cereali che veniva scartato con la trebbiatura.

Fino all’accorpamento alla diocesi di Arezzo nel 1950, l’edificio parrocchiale è stato controllato per secoli dalla diocesi di Città di Castello. Nei documenti si trova tuttavia legata spesso a un’altra chiesa della zona, in questo caso sotto l’episcopio aretino, che è la vicina chiesa di San Biagio a Lusignano.

In accordo tra le due diocesi, come ricordava Silvano Pieri, venivano infatti alternati rettori scelti dai due vescovi che si occupavano della cura di entrambe le parrocchie montane. Altro luogo di culto connesso alla Rassinata è l’oratorio della Santissima Annunziata a Dogliolo, curato dall’omonima compagnia laicale sorta nel Seicento e soppressa agli inizi dell’Ottocento, con la conseguente unione della chiesetta a quella di Santa Maria.

La chiesa della Rassinata è di origine medievale, periodo in cui sorse anche un castello oggi scomparso che fu controllato dai Tarlati fino alla definitiva caduta del 1384 di Arezzo sotto Firenze.

Interamente in pietra all’esterno, l’edificio religioso ha nella facciata a capanna un'unica finestra quadrangolare. Il suo aspetto odierno è figlio di vari interventi ma ancora si scorgono parti della struttura realizzata in stile romanico tra XII e XIII secolo. Nessuna traccia invece della tipica abside semicircolare che veniva replicata in maniera quasi seriale nelle chiese romaniche di campagna e montagna del territorio aretino. Da capire se quella della Rassinata l’ebbe mai.

A sinistra dell’entrata una lapide in marmo ricorda i caduti della Prima Guerra Mondiale, mentre un’altra epigrafe a destra elenca quelli della Seconda Guerra Mondiale.

Il delizioso campanile a vela conserva due campane, una delle quali è datata 1431 e firmata da Girolamo da Cortona. A differenza dell’esterno, internamente l’edificio a navata unica è intonacato. L’ultimo suo restauro risale al 2005. A sinistra della controfacciata è presente il piccolo fonte battesimale. Nella parete sinistra l’altare è collocata una tela ottocentesca di autore anonimo con la “Madonna e il Bambino tra i santi Domenico e Caterina da Siena”, datata 1835, voluta dai Ricci e da una famiglia il cui patronato nella zona è costante nel tempo: i Petruccioli. Nell’altare della parete destra si trova invece una statua del “Sacro Cuore di Gesù”.

Dietro l’altare maggiore si osservano infine un Crocifisso ligneo a sinistra e la statua della Madonna, titolare della chiesa, che campeggia al centro. Andare ad ammirare la chiesa di Santa Maria alla Rassinata, incastonata nel verde dei boschi della Valcerfone al confine tra Toscana e Umbria, è una delle idee più belle che possono venire in mente nelle settimane di caldo torrido. Il corpo e spirito ringrazieranno a lungo.   

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