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Arezzo da amare

Arezzo da amare

A cura di Marco Botti

Aretino di nascita e per vocazione. Dal 2004 sono giornalista culturale, nonché addetto stampa e curatore di mostre ed eventi. La mia attività è rivolta principalmente, fin dall’inizio della carriera, al mondo delle arti visive. Credo nella natura divina dei Beatles

Arezzo da amare

La collina del Maccagnolo e la sua chiesa di San Donato

La chiesa di San Donato fu inaugurata il 10 maggio 1980 ma da subito la costruzione venne criticata e derisa per la bassa qualità dei materiali usati e per il suo aspetto esterno, con i volumi sviluppati in orizzontale che rimandavano alle architetture industriali e commerciali contemporanee.

“C’è bellezza ovunque, ma non tutti riescono a vederla”. Una delle frasi più celebri attribuite al filosofo cinese del VI/V secolo a.C. Confucio sembra pensata per il Maccagnolo, il piccolo colle della periferia sud occidentale di Arezzo lambito dal torrente Vingone. 

Vi basterà passeggiare nel breve tratto dell’antica via Vespucci, una sorta di decumano massimo del quartiere, per dimenticare i palazzoni del secondo Novecento che senza soluzione di continuità avvinghiano la zona e sentirvi in un borgo immerso nella campagna toscana, con una splendida leopoldina a farvi compagnia.

La collina vanta una frequentazione antichissima, come testimoniano i piccoli oggetti risalenti al Neolitico (10.000-3.500 a.C.) qui rinvenuti. Secondo la tradizione al Maccagnolo ci fu anche il primo insediamento francescano di Arezzo. Qui infatti sarebbero arrivati i seguaci del futuro patrono d’Italia dopo il 1217 e ci sarebbero rimasti per alcuni anni, prima del trasferimento a Poggio del Sole nel 1232.

Fino agli anni Cinquanta del secolo scorso la zona era connotata da poche abitazioni nella parte sommitale del colle, per il resto c’erano campi coltivati e terreni incolti. Con il boom industriale aretino sorsero nei due decenni successivi grandi quartieri popolari, soprattutto a sud ovest della città vecchia, che accoglievano le tante famiglie che si spostavano in città per lavorare nelle fabbriche dell’abbigliamento e orafe. 

La collina venne così avviluppata dalle lottizzazioni della nuova Arezzo, che si espandeva verso la Val di Chiana senza freni e troppo spesso senza badare alla qualità edilizia e all’estetica.

Nei primi anni Settanta era diventata improcrastinabile la realizzazione di un luogo dove svolgere le funzioni religiose e quindi vennero smembrate parti dei territori parrocchiali di Saione, Sant’Agnese in Pescaiola e San Marco alla Sella per creare la parrocchia di San Donato, intitolata al secondo vescovo e patrono della città, che a breve distanza, sul colle del Pionta, secondo la tradizione era stato seppellito dopo il martirio del 7 agosto 362. 

La collina di Maccagnolo e la chiesa di San Donato

Creato il distretto parrocchiale tra il 1973 e il 1974, mancava la chiesa, ma grazie all’impegno e alla passione degli abitanti del quartiere e del loro parroco don Mario, nel 1977 fu posata la prima pietra dell’edificio di via Cook, progettato a sei mani dagli architetti Massimo Rossi e Pier Francesco Prosperi e dall’ingegner Pier Lodovico Rupi, che consisteva in un semiprefabbricato in cemento armato con pannelli a sandwiches, con copertura in acciaio reticolare e opere murarie tradizionali.

La chiesa di San Donato fu inaugurata il 10 maggio 1980 ma da subito la costruzione venne criticata e derisa per la bassa qualità dei materiali usati e per il suo aspetto esterno, con i volumi sviluppati in orizzontale che rimandavano alle architetture industriali e commerciali contemporanee. 

Si diceva ad esempio che assomigliasse più a una palestra scolastica che a un luogo di culto, oppure che la singolare dicitura a caratteri cubitali gialli “CH-IESA-S.D-ONATO” che correva nelle pareti esterne, oggi eliminata, fosse fondamentale per indicare ai visitatori il posto giusto dove pregare rispetto al vicino palazzetto dello sport a cupola.

Se al di fuori il vituperato edificio forse non incontrerà mai folle di estimatori, l’interno a pianta quadrata propone tuttavia più di un motivo di riscatto, grazie a un patrimonio d’arte sacra tra i più interessanti dell’ultimo mezzo secolo nel territorio, a partire dalle due opere realizzate nel biennio 1971/72 dagli studenti dell’Istituto Professionale “Margaritone” di Arezzo sotto l’egida del grande scultore e medaglista fiorentino Bino Bini. La prima è una monumentale “Croce” di rame sbalzato e cesellato, la seconda un tabernacolo in bronzo raffigurante la bellissima “Ultima cena”, eseguito con la stessa tecnica.

Per la chiesa Enzo Scatragli, uno dei maggiori scultori e medaglisti toscani viventi, realizzò il “Fonte battesimale” nel 1992 con l’aiuto di Mario Gallorini e la straordinaria “Moltiplicazione dei pani” del 1999 in pietra serena, collocata dietro all’altare maggiore per celebrare i primi 25 anni della parrocchia. Scatragli scolpì per San Donato anche due tabernacoli in pietra. Uno nel 1998 che completava quello bronzeo di Bino Bini e l’altro nel 2005 per la cappella di destra, nel venticinquennale dall’apertura.

Altre opere da segnalare sono il medaglione all’entrata inciso da Mario Cerreti per l’inaugurazione del 1980, con la “Veduta della nuova chiesa” e il “Martirio di San Donato”, e le vetrate con la “Via Crucis” disegnate da Luca Carti e realizzate nel 1995 dal Centro d’arte Musiva di Scandicci. 

Sempre per il luogo di culto Carlo Storiales ha modellato “Gesù con i giovani” tra la “Madonna” e “San Donato” sulla parete di destra in alto e un grande “Crocifisso” a destra dell’altare maggiore. La statua lignea di “San Donato” del 2001 di Hugo Kostner, infine, chiude in fondo alla parete sinistra la panoramica dedicata alla scultura contemporanea custodita al Maccagnolo. 

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