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Bracciali: "Non riesco a guardare il tennis in tv, la mia radiazione brucia ancora molto"

L'ex tennista ha ripercorso in una lunga intervista le tappe che hanno portato all'assoluzione piena in Italia e alla radiazione dalla giustizia sportiva internazionale. "Mi sento ancora cornuto e mazziato"

Lunga intervista del tennista aretino Daniele Bracciali che a distanza di qualche anno torna a parlare della sua squalifica. Momenti difficili e ingiustizie che ribadisce di aver subito raccontati al giornalista di Fanpage.it.

Bracciali, che è stato ai vertici della classifiche internazionali, nel 2018 è stato radiato a vita dall'Atp, perché accusato di aver facilitato un giro di scommesse su una partita del torneo Atp di Barcellona nel 2011 tra l'amico e compagno di doppio Potito Starace e Daniel Gimeno Traver. Ripercorrendo i fatti e mettendo in fila le sentenze, a suo favore in Italia dove è stato scagionato con formula piena sia dalla giustizia sportiva che nel processo penale, parla della sporporzione con cui è stato trattato invece dal livello internazionale del tennis e dalla sua relativa giustizia sportiva dove, oltre alla radiazione, gli è stata comminata la pena del divieto anche di partecipare come spettatore, oltre ad una multa di 250mila dollari.

E quando il giornalista gli chiede se ha visto i recenti successi dei tennisti italiani ha risposto così: "Ad essere sincero non ce la faccio nemmeno a guardare il tennis in TV perché la mia uscita di scena con queste modalità ancora oggi mi brucia molto. Vedere gli altri giocare quando avrei potuto dare ancora tanto a me stesso e all’Italia nei tornei mi dà noia. Quindi quando posso preferisco non guardare il tennis, anche se gareggiano molti ragazzi che giocavano con me e sono miei amici".

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